Matteo significa dono di Dio. Secondo il sito
significatonomi.info Matteo è schietto, deciso, solido, tenace, si impegna e
riesce a ottenere ciò che si prefigge; e sul fatto che i due Matteo che
imperversano sulla scena politica italiana in questo scorcio di 2014 riescano
ad ottenere ciò che si prefiggono ci sono pochi dubbi.
Il primo, quello fiorentino, ribattezzato Leopoldo honoris
causa, aveva lo scopo di prendersi PD e Paese e c’è riuscito in poco meno di un
anno, non senza prima aver impallinato il duo Bersani-Letta e irretito 11
milioni di elettori; il secondo, il padano, ha raccolto i cocci di una lega cialtrona e
ladra è ne ha fatto il primo partito del centrodestra mantenendola un po’ meno
ladra ma sempre cialtrona.
Le principali abilità dei Mattei sono: una eloquenza
accattivante e fluida e una resistenza fisica degna di mezzofondista keniota
che permette loro di passare da mattina a notte fonda da un talk show all'altro
inframezzando la giornata con convegni, apertura cantieri, taglio di nastri e
scorpacciate di polenta taragna.
Entrambi sono stati concorrenti di giochi televisivi manifestando
precoce telegenicità e hanno saputo aspettare il momento opportuno per venire
allo scoperto.
Si differenziano per i contenuti, con il primo che sa
toccare le corde dell’ecumenica speranza di un futuro migliore e il secondo
quelle della bieca incazzatura contro questo o quel nemico (vero o immaginario
che sia).
Renzi ha il vantaggio di aver già raggiunto l’obiettivo
massimo e può permettersi di far spallucce di fronte all'imbarazzante esito
delle amministrative in Emilia Romagna e Calabria, perché da Palazzo Chigi può
scegliere con attenzione il momento in cui accettare la sfida della storia.
Salvini ha il vantaggio di essere l’unica voce funzionante in quel deserto del
Gobi che è l’attuale centrodestra italiano.
Ma mentre Renzi avrà il suo bel da
fare per tenere uniti i pezzi di un partito che mal sopporta i suoi
ammiccamenti (poco ortodossi per un partito che ha un storia comunque di
sinistra) verso i simboli del capitalismo, Salvini può incassare l’assist del
regista della destra, che con lui vede la possibilità di giocare una partita in
campo e non in panchina.
Dio ci risparmi il dono di vedere un leghista presidente del
consiglio; sarebbe una tragedia che si trasforma in farsa e, probabilmente, il
definitivo colpo di grazia a quel poco di credibilità internazionale che ancora
manteniamo come Paese.
Ve li immaginate Borghezio ministro dell’interno e Buonanno agli affari esteri?
Al Silvio che si è affrettato ad indicare l’europarlamentare
più assenteista del secolo qual suo successore alla guida della sua sbandata
truppa, mi permetto di mandare un consiglio: vada all'anagrafe a farsi cambiare
nome; Matteo Berlusconi non suona neanche tanto male.
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