sabato 30 gennaio 2016

Di crediti deteriorati e bad bank

Mi è stato chiesto di scrivere qualcosa di semplice e divulgativo sulla nuova crisi del sistema bancario. Con la vicenda delle quattro banche locali ristrutturate con il decreto di novembre, e il crollo dei prezzi di Mps in borsa, sembra che gli italiani abbiano scoperto che esistono crediti deteriorati, asset da svalutare e rischi dell'attività bancaria.
Nello specifico sull'argomento hanno già scritto Gabriella Chiesa qui Boldrin e Zanella qui  Massimo Famularo qui e Daniele Muritano qui. Si tratta quindi di una materia già ampiamente trattata (e ho citato solo quanto pubblicato su NfA) che dovrebbe essere oramai chiara e cercherò di non sovrappormi.
Ci sono però alcuni concetti base che non sembrano essere compresi dai più.

Prima di tutto un paio di considerazioni generali.
i) i crediti deteriorati rappresentano il rischio tipico dell'attività bancaria. Per contenerlo, agli istituti di credito è stato imposto dalla normativa di mettere in atto attività e procedure ispirati a criteri di oggettività limitando la discrezionalità nella valutazione del merito creditizio del soggetto da finanziare (sia esso azienda o persona). Quando qualcuno va in banca a chiedere per sé o per la sua impresa una linea di credito o un mutuo la prima procedura che viene attivata è la consultazione del rating, ovvero il punteggio che viene assegnato in base a storia bancaria, reddito, settore in cui si opera, circolante ecc. In linea di massima soggetti con rating compreso fra 1 e 4 accedono facilmente al credito, soggetti con rating fra 5 e 7 meritano una particolare attenzione sulla qualità della tipologia del credito richiesto, soggetti con rating >7 non sono di norma ritenuti finanziabili. La classificazione che ho riportato è volutamente grossolana per semplicità del discorso.
Naturalmente sottrarre alla discrezione la concessione del credito presenta vantaggi e svantaggi: il vantaggio è che il rischio di concederlo incautamente si abbatte; lo svantaggio è che start up costruite su proiezioni di redditività anche interessanti difficilmente saranno finanziate dal sistema bancario.
ii) gli impieghi della banca, sia sotto forma di credito di cassa che sotto forma di credito di firma, sono correlati negativamente con gli accantonamenti che devono essere fatti: migliore è il rating del soggetto finanziato e minore sarà l'accantonamento che deve essere messo a riserva per far fronte a situazioni di insolvenza. In altre parole avere in pancia crediti sicuri significa per la banca avere più soldi da prestare.

Se dunque esistono meccanismi oggettivi di contenimento del rischio perché quattro banche "falliscono" e Banca d'Italia ci fa sapere che le sofferenze lorde  del sistema sono a 200 miliardi (attenzione a non confonderle con quelle nette che corrispondono a meno della metà) e il valore delle stesse sugli attivi ha superato il 10%.

Perché il rischio tipico si può contenere ma non azzerare, perché la situazione finanziaria dei mutuatari può mutare nel tempo e perché le norme possono ancora essere aggirate a dispetto di Basilea e a favore di chi è amico (meglio se grande e ben ammanigliato). Un collega che opera nel settore bancario da qualche decennio dice sempre che "si fallisce per i crediti non per i debiti".

Posto dunque che i crediti deteriorati sono sistemici, cosa si può fare?

Da sempre, non da ora, esiste un mercato di cosiddetti Non Performing Loans, sia mobiliari che immobiliari. La risposta del mercato è quella di impacchettare un montante di NPL, venderlo a sconto in base a criteri di ponderazione e ipotesi di esigibilità a investitori qualificati e procedere col recupero o la negoziazione. Spannometricamente possiamo dire che un pacchetto composto bene vale fra il 10 e il 50% del credito sottostante. Un buon investimento di solito per chi lo acquista ma anche un buon affare per chi vende perché si libera di passività che appesantiscono il bilancio. La disciplina degli Special Purpose Vehicle (SPV) è normata dalla L.130/99 ed è armonizzata al Testo Unico Bancario.


Se il mercato c'è, perché può essere utile un intervento dello Stato? Nel caso delle 4 banche sottoposte ad amministrazione controllata a seguito delle ispezioni di banca d'Italia, il governo si è mosso favorendo la nascita di una Bad Bank, ovvero di un veicolo che assorbisse e trattasse crediti svalutati dell'83% . E' stata un'operazione nata con criteri di eccezionalità ed urgenza sulla quale sospendo il giudizio (comunque tendenzialmente negativo) perché finirei per analizzarlo sotto il profilo politico. 
Più in generale gli SPV funzionano bene anche in assenza di garanzia statale (per gli NPL immobiliari ci sono già le garanzia reali) purché a) il portafoglio crediti oggetto dell'operazione (secutization) sia acquisito a corretti valori di mercato, b) vengano rispettati  criteri di trasparenza nelle operazioni di negoziazione dei crediti cartolarizzati (cosa che non avvenne ad esempio nella grande crisi del 2007) c) il portafoglio sia sufficientemente ampio e in modo da diversificare il rischio. Lo Stato può quindi intervenire con proprie garanzie per favorire la circolazione del denaro nel sistema (un titolo garantito è più liquido di uno non liquido) ma può anche limitare il suo intervento a funzione di regolatore demandando alla Vigilanza il controllo sulla trasparenza delle operazioni e sulla composizione dei portafogli. In questo modo si eviterebbero anche il rischio di incorrere in procedure di infrazione per aiuti di Stato e in quello di scaricare sul bilancio pubblico, e quindi sui contribuenti, eventuali operazioni sbagliate.