tag:blogger.com,1999:blog-50395276884889966102024-02-19T04:15:58.692+01:00ControcorrendoBlog di politica, economia e società.Anonymoushttp://www.blogger.com/profile/01123121958995481371noreply@blogger.comBlogger40125tag:blogger.com,1999:blog-5039527688488996610.post-12561532012363422702016-06-24T12:13:00.000+02:002016-06-24T12:13:39.784+02:00Panic on the streets of London<div style="text-align: justify;">
<b>Prima di tutto i numeri</b>. Per il Leave si sono pronunciati gli elettori delle province dell'Inghilterra mentre nelle principali città (la City su tutte) c'è stata un successo, talvolta largo del Remain.</div>
<br />
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<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgjs06Wvt34dGGuWsFLg22nzl1_tVMfZdUxG3pmm-D_IFfglE4_S-73Hf-6zhJch8qIZscoDPOMPZF3Hfl1N7mTGAdyn86KaGgfXpDNQ_5EAh707fxnyExlhqMas-R9s-_sWAZtqtMF0aQ/s1600/Brexit+local.PNG" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="188" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgjs06Wvt34dGGuWsFLg22nzl1_tVMfZdUxG3pmm-D_IFfglE4_S-73Hf-6zhJch8qIZscoDPOMPZF3Hfl1N7mTGAdyn86KaGgfXpDNQ_5EAh707fxnyExlhqMas-R9s-_sWAZtqtMF0aQ/s320/Brexit+local.PNG" width="320" /></a></div>
<br />
<br />
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
</div>
<br />
<div style="text-align: justify;">
A favore dell'Unione Europea si sono pronunciati in Scozia, in Irlanda del Nord (specie nelle contee a sud) e a Gibilterra; a favore del Leave in Galles (di poco). Significativo il voto scozzese, dove le pulsioni al distacco dall'Inghilterra sono secolari e ancora molto vive.</div>
<div style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div style="text-align: justify;">
A favore del Remain le classi di età più giovani e più scolarizzate. Fin qui quello che tutti possono osservare.</div>
<div style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div style="text-align: justify;">
Prima della consultazione di ieri <b>l'economia inglese</b> era la più in salute fra quelle dei grandi Paesi europei. L'unico dato in controtendenza era quello relativo al deficit, ma Cameron aveva avviato politiche di contenimento della spesa e il deficit era sceso di oltre 1 punto al 4,4% nel 2015.</div>
<br />
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<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhP2jCgYnK3r2OZni_sbQJVsalDQ-gjLkvBoDPugOUxXaV2SGgdhYcXRqzwOQnobbn_Iys-dK7oz4XEKjRnsxDu2tH8lqD9yoZf6D_Hmep8-uhYSeA13dQeFzqqyojsvZbAICUbKUqNS9c/s1600/gdp.PNG" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="171" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhP2jCgYnK3r2OZni_sbQJVsalDQ-gjLkvBoDPugOUxXaV2SGgdhYcXRqzwOQnobbn_Iys-dK7oz4XEKjRnsxDu2tH8lqD9yoZf6D_Hmep8-uhYSeA13dQeFzqqyojsvZbAICUbKUqNS9c/s320/gdp.PNG" width="320" /></a></div>
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<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhHu5csjOtYKE7SZLXBUKfLNMn1BFIxYKiBI98DcGkSI8bRPAwKIzNw5Zn4uO2V12xOMEEioo2LKufdX0g_4zI92Yq8C8PW24gKK8evuW90-MvfBg2o8GpP-iBnFV4Xau-iKMWWEk_FH0w/s1600/emp+rate.PNG" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="165" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhHu5csjOtYKE7SZLXBUKfLNMn1BFIxYKiBI98DcGkSI8bRPAwKIzNw5Zn4uO2V12xOMEEioo2LKufdX0g_4zI92Yq8C8PW24gKK8evuW90-MvfBg2o8GpP-iBnFV4Xau-iKMWWEk_FH0w/s320/emp+rate.PNG" width="320" /></a></div>
<br />
<div style="text-align: justify;">
E' generalmente accettato che i timori inglesi rispetto all'Unione Europea riguardano le politiche sull'<b>immigrazione</b>. Negli ultimi 3 anni è raddoppiato il numero dei residenti non english nelle principali città britanniche. La perdita di identità e la nostalgia per i tempi dell'impero sono state leve cavalcate dai favorevoli al Leave.</div>
<br />
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<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhPJ4TvGMaJlnfzqDIqPneCMjsE1MGHEiNAU9XsBno6SSKIK66CADYk0AhBfxdhcm2qTFmfJPOLmuq0wbUPpZAoYyffV65MVoCHCYNBE12XEAvoImvlDanC398ySZEh3oy7u-MTIWIYW7Y/s1600/LT+imm.PNG" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="158" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhPJ4TvGMaJlnfzqDIqPneCMjsE1MGHEiNAU9XsBno6SSKIK66CADYk0AhBfxdhcm2qTFmfJPOLmuq0wbUPpZAoYyffV65MVoCHCYNBE12XEAvoImvlDanC398ySZEh3oy7u-MTIWIYW7Y/s320/LT+imm.PNG" width="320" /></a></div>
<br />
<br />
<div style="text-align: justify;">
<b>La scommessa di Cameron </b>è andata male e il premier ha già annunciato le dimissioni, in linea con quanto aveva promesso, e che a condurre i lunghi negoziati che ora cominceranno sarà il suo successore a partire da ottobre. Una prima differenza rispetto alle consuetudini italiane si può cogliere: quando un leader inglese vuole rafforzare la propria posizione politica, convoca una consultazione popolare, con tutti i rischi che questo comporta. In Italia invece il voto viene considerato asincrono rispetto alle grandi scelte.</div>
<div style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div style="text-align: justify;">
Sulle conseguenze economiche del Leave vedremo cosa accadrà. E' certo un lungo periodo di incertezza sui mercati, maggiore in queste prime ore a quanto successe all'indomani del fallimento di LM.</div>
<div style="text-align: justify;">
Molto dipenderà da come e in che tempi verranno condotti<b> i negoziati previsti</b> <b>dall'articolo 50 del Trattato di Lisbona. </b>La clausola di recesso unilaterale non è di facilissima applicazione:</div>
<br />
<ol>
<li style="text-align: justify;">Il Paese che intende recedere deve notificare la sua intenzione al Consiglio Europeo, il quale fa le sue valutazioni ed emana le linee guida per la exit.</li>
<li style="text-align: justify;">L'Unione Europea, sentito il parere del Parlamento, delibera l'uscita del Paese richiedente a maggioranza qualificata.</li>
<li style="text-align: justify;">Raggiunto l'accordo e ratificata la cessazione i trattati internazionali non si applicano più. Nella più sfavorevole delle ipotesi i trattati cessano di avere effetto dopo 2 anni dalla notifica.</li>
</ol>
<div style="text-align: justify;">
A quel punto è probabile che cominceranno i negoziati per nuovi trattati commerciali e di collaborazione.</div>
<div style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div style="text-align: justify;">
Come si vede l'elemento di maggior tensione è legato all'incertezza sui tempi di realizzazione della Brexit e sul riassetto conseguente dei mercati, laddove va considerato che Londra è la più importante piazza finanziaria del mondo.</div>
<div style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div style="text-align: justify;">
Il costo di questa incertezza sarà in qualche modo pagato da tutti gli attori, britannici in primis, senza che nessuno possa ritenersi al sicuro.</div>
<div style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div style="text-align: justify;">
Se, come credo, questa Europa non funziona come dovrebbe (e potrebbe), sarebbe stato preferibile avere un UK all'interno dell'Unione Europea in modo da fare da stimolo a favore di maggior concorrenza e mercato libero. L'isolamento al quale i british si sono condannati non aiuta né l'Europa,né il mercato né, tanto meno, i british stessi.</div>
<div style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div style="text-align: justify;">
Infine, fanno ridere quegli italiani che a parole si dicono pro libero mercato e poi esultano per l'innalzamento di nuove barriere conseguenti alla necessità, non eludibile, di dover rimettere nelle mani della burocrazia la definizione di accordi che erano già acquisiti. Ma si sa, i sarchiaponi non smettono mai di rivelarsi per ciò che sono. </div>
<div style="text-align: justify;">
<br /></div>
Anonymoushttp://www.blogger.com/profile/13953401609628294842noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-5039527688488996610.post-81457969504412555112016-05-09T12:44:00.001+02:002016-05-09T12:44:32.547+02:00L''amore Vero Sa AspettareAbbandono per un po' i soliti post di economia e politica per fare un'incursione nel mondo della musica in occasione dell'"Evento Radiohead"dell'8 maggio.<br />
<br />
Cinque anni abbiamo aspettato il nuovo lavoro dei RH, attesa appena mitigata dalle tensioni elettroniche di Yorke, dai dj set, dall'esperienza Atoms For Peace e dal download Torrent di Tomorrow's Modern Boxes.<br />
<br />
La prima cosa che mi viene in mente è che, sebbene abbia amato i lavori di Thom, sentivo la mancanza di Jonny Greenwood e della sua genialità negli arrangiamenti; e se l'ultima volta avevo impiegato quasi un anno a metabolizzare The King Of Limbs, questa volta sono bastati 2 ascolti per restare sopraffatto da A Moon Shaped Pool.<br />
<br />
I RH possono piacere o meno, hanno tanti fan quanto detrattori i quali rimproverano alla band di Oxford la solita storia di essere degli sfigati noiosi e stranianti, la voce di Thom dolente e lamentosa.<br />
Quello che non è possibile non ammettere è che "the band who played creep", è lontana anni luce dal britpop postpunk che li ha generati e rappresenta, forse, la frontiera più avanzata della sperimentazione musicale. Ogni volta hanno saputo reinventare i loro suoni rimanendo sé stessi, marchiando a fuoco ogni fatica con il sound Radiohead. E' una specie di miracolo se si pensa che i 23 anni che separano AMSP da Pablo Honey ne fanno una delle band più longeve della scena inglese.<br />
<br />
Quest'ultimo lavoro è semplicemente sublime, costruito con una ricchezza di sfumature di colori senza eguali che restituiscono il wall of sound persino nelle partiture più minimal. Così è in Identikit, Decks Dark, Ful Stop e in quella Present Tense già ascoltata decine di volte live, che qui prende le forme e il mood di un pezzo latineggiante.<br />
<br />
Come sempre avvenuto in passato, cambierò di continuo il pezzo preferito perché ogni ascolto sarà la scoperta di nuovi particolari e di arrangiamenti "nascosti".<br />
Una menzione speciale però deve andare a True Love Waits. Fu suonata la prima volta nel lontanissimo 1995, facendo parte delle session di The Bends, il loro secondo album.<br />
Per quelle misteriose ragioni che solo Thom & Co. conoscono, non ha mai trovato spazio in un lavoro in studio. Forse colpa dell'iperperfezionismo che li porta sovente a riarrangiare continuamente un brano fino a che non suoni come sentono debba fare. Fatto è che trovarla qui, in questo mix straordinariamente assortito di arrangiamenti geniali, testi cupi e soavi allo stesso tempo, di beat ossessivi e di chitarre perdute (in alcuni passaggi addirittura glitter) mi fa dire che non solo l'amore vero sa aspettare, ma anche che alla fine arriva e travolge; dopo 5 anni.<br />
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiPWGqA00hcHuAFBJz6FZfNls2r__ReSbpTXYhKZ0wo8DZRSmGPwmlwoJKbIPKYd9ioQWe_VoONc0ly0pz4o-mDl-iuFTDS5OCe_rAog4xFJDD2EjjDr2y-npFY8laVumeYSlJLy73Qr6E/s1600/0080052016.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="320" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiPWGqA00hcHuAFBJz6FZfNls2r__ReSbpTXYhKZ0wo8DZRSmGPwmlwoJKbIPKYd9ioQWe_VoONc0ly0pz4o-mDl-iuFTDS5OCe_rAog4xFJDD2EjjDr2y-npFY8laVumeYSlJLy73Qr6E/s320/0080052016.jpg" width="320" /></a></div>
<br />
<br />
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<br />Anonymoushttp://www.blogger.com/profile/13953401609628294842noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-5039527688488996610.post-7460852100046230222016-02-13T16:23:00.001+01:002016-02-13T16:23:53.262+01:00Quell’aumento dell’iva di cui nessuno per ora parla<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
In questi giorni è partita la campagna pubblicitaria del
governo che illustra i mirabolanti risultati ottenuti da Renzi in due anni. Gli spot, si sa, non sono mai esempio di
equilibrio e imparzialità giacché persino gli attori che addentano avidi
succulente merendine in realtà masticano finto cibo neanche commestibile che
sputeranno a videocamere spente. Tuttavia nelle slide governative c’è del vero,
del falso e qualche mistificante omissione.</div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
E’ su queste omissioni che voglio concentrami perché se il
recente passato descritto dal governo appare roseo (e non lo è) sul futuro si
addensano nubi minacciose. </div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
Le rilevazioni Istat dell’ultimo trimestre 2015
hanno restituito un rallentamento della crescita, marcato da una contrazione
della domanda nazionale con un dato congiunturale dello 0,6% lontano dallo 0,8%
preventivato dal governo. Padoan e tutto il pd hanno replicato con un’alzata di
spalle sottolineando che “l’importante è la direzione”, ovvero il segno +
davanti allo 0. Se tanto mi dà tanto anche uno 0,1% sarebbe gradito dato che l’importante
è il segno positivo. </div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
Mancanza di argomenti e un po’ di serpeggiante timore che
il banco salti secondo me, di cui è testimonianza anche il riscaldamento dei
toni usati da Renzi contro la Commissione europea. </div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
Sin qui il PIL italiano ha beneficiato di almeno 4 fattori
esogeni:</div>
<div class="MsoNormal">
</div>
<ol>
<li style="text-align: justify;"><span style="font-size: 7pt; font-stretch: normal; text-indent: -18pt;"> </span><span style="text-indent: -18pt;">La discesa dei prezzi delle materie prime</span></li>
<li style="text-align: justify;"><span style="font-size: 7pt; font-stretch: normal; text-indent: -18pt;"> </span><span style="text-indent: -18pt;">Il ciclo economico in ripresa</span></li>
<li style="text-align: justify;"><span style="font-size: 7pt; font-stretch: normal; text-indent: -18pt;"> </span><span style="text-indent: -18pt;">Le manovre monetarie pro cicliche della BCE</span></li>
<li style="text-align: justify;"><span style="font-size: 7pt; font-stretch: normal; text-indent: -18pt;"> </span><span style="text-indent: -18pt;">La riduzione degli spread, e degli interessi sul
debito, grazie al firewall attuato e promesso da Draghi.</span></li>
</ol>
<br />
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
L’impatto delle riforme è ancora troppo poco significativo e
gli altalenanti dati su occupati e disoccupati dopo Jobs Act e decontribuzione
sono lì a sostanziarlo.</div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
Dunque se crescita c’è stata è dovuta non ad un miglioramento
delle condizioni economiche interne, bensì a fattori esterni. Se, come sembra,
le stime del governo si riveleranno troppo ottimistiche, per far quadrare i
conti si imporranno ai cittadini amare
sorprese.</div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
La legge di stabilità 2015 si reggeva su una scommessa: che
il miglioramento del dato sul prodotto interno lordo avrebbe consentito l’aggiustamento
del bilancio pubblico e l’avvicinamento
all’Obiettivo di Medio Termine; ad assicurare questo risultato erano state inserite
clausole di salvaguardia automatiche che prevedevano aumento dell’iva e delle
accise. Solo grazie ad esse la legge di stabilità passò il vaglio della
Commissione. In nome dell’ottimismo (o dell’aritmetica elettorale) il governo
ha poi messo in atto una politica espansiva a colpi di 80 euro e di bonus vari,
alcuni bizzarri come quello cultura finanziato con la flessibilità concessa per
l’emergenza immigrati, continuando a confidare nel miglioramento della congiuntura globale e rimandando al 2017 le clausole di salvaguardia.</div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
Solo che non sempre le cose vanno come si spera e talvolta
succede che l’economia cinese rallenti, quella di Russia e Brasile precipiti in
recessione, che il prezzo del petrolio costantemente basso impoverisca i Paesi
emergenti e che si comincino a sentire scricchiolii anche nelle economie, come
quella tedesca, molto più solide della nostra (che infatti frenano anche loro ma meno di noi.</div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
Salta il banco, addio
flessibilità ed ottimismo e bagno nella realtà che poco somiglia la mondo dei
sogni renziano.</div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal">
</div>
<div style="text-align: justify;">
Quelle clausole, valgono 26,2 miliardi di gettito
aggiuntivo. Per poter rispettare gli impegni presi con la Commissione, il
debito pubblico dovrebbe calare nel 2017 di 90 miliardi (in valori nominali) e
il rapporto col PIL di quasi 6 punti percentuali. Dopo un
breve periodo di calo invece, da agosto 2015 è ripreso a salire (fonte Banca
d’Italia) e ha già raggiunto e superato i 2.212 miliardi previsti per fine
esercizio 2017 dall’aggiornamento del DEF.</div>
<div style="text-align: justify;">
Il deficit strutturale secondo il governo sarebbe prossimo allo 0,3%, invece la Commissione lo rileva all'1,4%. </div>
<div style="text-align: justify;">
Se il forward looking della Commissione e quello più vicino alla realtà (voi
fra Renzi e Juncker di chi vi fidate?) nulla lascia pensare che lo stato della
finanza pubblica consenta di evitare manovre aggiuntive o che le clausole di
salvaguardia si possano disinnescare anche per il 2017. </div>
<br />
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
Certo ci sarebbe il
taglio della spesa pubblica, ma, come ha ben detto Marco Travaglio, questo
governo si è dimostrato più abile a tagliare i commissari alla spending review
che la spesa stessa.</div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
Cosa significherebbe un aumento di 3 punti sull’iva?
Sicuramente compressione ulteriore dei consumi, come sappiamo già molto deboli,
e aumento della pressione fiscale. Significherebbe poi un’altra cosa: che la
famigerata austerity non è determinata dagli euro burocrati di Bruxelles, i
quali anzi da due anni a questa parte portano avanti moderate politiche
espansive, ma dalla incapacità di Renzi di programmare politiche di bilancio
sostenibili. </div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
L’alternativa, qualche trucco contabile o un’altra procedura
di infrazione di un’Europa che non si fida più delle parole del nostro premier.</div>
<br />
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
Alla faccia di gufi, gufetti e altri animaletti dispettosi. </div>
Anonymoushttp://www.blogger.com/profile/13953401609628294842noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-5039527688488996610.post-91800777307653785712016-01-30T15:03:00.002+01:002016-01-30T15:03:19.493+01:00Di crediti deteriorati e bad bank<div style="text-align: justify;">
Mi è stato chiesto di scrivere qualcosa di semplice e divulgativo sulla nuova crisi del sistema bancario. Con la vicenda delle quattro banche locali ristrutturate con il decreto di novembre, e il crollo dei prezzi di Mps in borsa, sembra che gli italiani abbiano scoperto che esistono crediti deteriorati, asset da svalutare e rischi dell'attività bancaria.</div>
<div style="text-align: justify;">
Nello specifico sull'argomento hanno già scritto Gabriella Chiesa <a href="http://noisefromamerika.org/articolo/dipanare-matassa-bad-bank-serve-aiuto-stato-pulizia-bilanci-bancari">qui</a> Boldrin e Zanella <a href="http://noisefromamerika.org/articolo/toppe-banche-voragini-paese">qui</a> Massimo Famularo <a href="http://noisefromamerika.org/articolo/quanto-valgono-crediti-bad-bank">qui</a> e Daniele Muritano <a href="http://noisefromamerika.org/articolo/bad-banks-qualche-interrogativo-costituzionale">qui</a>. Si tratta quindi di una materia già ampiamente trattata (e ho citato solo quanto pubblicato su NfA) che dovrebbe essere oramai chiara e cercherò di non sovrappormi.</div>
Ci sono però alcuni concetti base che non sembrano essere compresi dai più.<br />
<br />
Prima di tutto un paio di considerazioni generali.<br />
<div style="text-align: justify;">
i) i crediti deteriorati rappresentano il rischio tipico dell'attività bancaria. Per contenerlo, agli istituti di credito è stato imposto dalla normativa di mettere in atto attività e procedure ispirati a criteri di oggettività limitando la discrezionalità nella valutazione del merito creditizio del soggetto da finanziare (sia esso azienda o persona). Quando qualcuno va in banca a chiedere per sé o per la sua impresa una linea di credito o un mutuo la prima procedura che viene attivata è la consultazione del rating, ovvero il punteggio che viene assegnato in base a storia bancaria, reddito, settore in cui si opera, circolante ecc. In linea di massima soggetti con rating compreso fra 1 e 4 accedono facilmente al credito, soggetti con rating fra 5 e 7 meritano una particolare attenzione sulla qualità della tipologia del credito richiesto, soggetti con rating >7 non sono di norma ritenuti finanziabili. La classificazione che ho riportato è volutamente grossolana per semplicità del discorso.</div>
<div style="text-align: justify;">
Naturalmente sottrarre alla discrezione la concessione del credito presenta vantaggi e svantaggi: il vantaggio è che il rischio di concederlo incautamente si abbatte; lo svantaggio è che start up costruite su proiezioni di redditività anche interessanti difficilmente saranno finanziate dal sistema bancario.</div>
<div style="text-align: justify;">
ii) gli impieghi della banca, sia sotto forma di credito di cassa che sotto forma di credito di firma, sono correlati negativamente con gli accantonamenti che devono essere fatti: migliore è il rating del soggetto finanziato e minore sarà l'accantonamento che deve essere messo a riserva per far fronte a situazioni di insolvenza. In altre parole avere in pancia crediti sicuri significa per la banca avere più soldi da prestare.</div>
<br />
<div style="text-align: justify;">
Se dunque esistono meccanismi oggettivi di contenimento del rischio perché quattro banche "falliscono" e Banca d'Italia ci fa sapere che le sofferenze lorde del sistema sono a 200 miliardi (attenzione a non confonderle con quelle nette che corrispondono a meno della metà) e il valore delle stesse sugli attivi ha superato il 10%.</div>
<br />
<div style="text-align: justify;">
Perché il rischio tipico si può contenere ma non azzerare, perché la situazione finanziaria dei mutuatari può mutare nel tempo e perché le norme possono ancora essere aggirate a dispetto di Basilea e a favore di chi è amico (meglio se grande e ben ammanigliato). Un collega che opera nel settore bancario da qualche decennio dice sempre che "si fallisce per i crediti non per i debiti".</div>
<br />
Posto dunque che i crediti deteriorati sono sistemici, cosa si può fare?<br />
<br />
<div style="text-align: justify;">
Da sempre, non da ora, esiste un mercato di cosiddetti Non Performing Loans, sia mobiliari che immobiliari. La risposta del mercato è quella di impacchettare un montante di NPL, venderlo a sconto in base a criteri di ponderazione e ipotesi di esigibilità a investitori qualificati e procedere col recupero o la negoziazione. Spannometricamente possiamo dire che un pacchetto composto bene vale fra il 10 e il 50% del credito sottostante. Un buon investimento di solito per chi lo acquista ma anche un buon affare per chi vende perché si libera di passività che appesantiscono il bilancio. La disciplina degli Special Purpose Vehicle (SPV) è normata dalla L.130/99 ed è armonizzata al Testo Unico Bancario.</div>
<div>
<br /></div>
<br />
<div style="text-align: justify;">
Se il mercato c'è, perché può essere utile un intervento dello Stato? Nel caso delle 4 banche sottoposte ad amministrazione controllata a seguito delle ispezioni di banca d'Italia, il governo si è mosso favorendo la nascita di una Bad Bank, ovvero di un veicolo che assorbisse e trattasse crediti svalutati dell'83% . E' stata un'operazione nata con criteri di eccezionalità ed urgenza sulla quale sospendo il giudizio (comunque tendenzialmente negativo) perché finirei per analizzarlo sotto il profilo politico. </div>
<div style="text-align: justify;">
Più in generale gli SPV funzionano bene anche in assenza di garanzia statale (per gli NPL immobiliari ci sono già le garanzia reali) purché a) il portafoglio crediti oggetto dell'operazione (secutization) sia acquisito a corretti valori di mercato, b) vengano rispettati criteri di trasparenza nelle operazioni di negoziazione dei crediti cartolarizzati (cosa che non avvenne ad esempio nella grande crisi del 2007) c) il portafoglio sia sufficientemente ampio e in modo da diversificare il rischio. Lo Stato può quindi intervenire con proprie garanzie per favorire la circolazione del denaro nel sistema (un titolo garantito è più liquido di uno non liquido) ma può anche limitare il suo intervento a funzione di regolatore demandando alla Vigilanza il controllo sulla trasparenza delle operazioni e sulla composizione dei portafogli. In questo modo si eviterebbero anche il rischio di incorrere in procedure di infrazione per aiuti di Stato e in quello di scaricare sul bilancio pubblico, e quindi sui contribuenti, eventuali operazioni sbagliate.</div>
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<br />Anonymoushttp://www.blogger.com/profile/13953401609628294842noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-5039527688488996610.post-33249893756583294632015-12-12T16:37:00.000+01:002015-12-12T16:37:48.472+01:00Investitori subordinati<div style="text-align: justify;">
Mi è stato chiesto di esprimere un parere sulla vicenda che ha coinvolto i sottoscrittori delle obbligazioni subordinate emesse dalle 4 banche oggetto del decreto salvabanche, Banca dell'Etruria, Banca Marche, CariChieti e CariFerrara.</div>
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La vicenda è stata ampiamente trattata da tutte le testate giornalistiche, ora bene ora male, per cui non tornerò su argomenti già analizzati. Gli argomenti che sono implicati in questa orrifica storia sono molti per cui cercherò di procedere con ordine scusandomi in anticipo per la lunghezza dell'articolo.</div>
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<b>Decreto d'urgenza e Bail in</b></div>
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Il consiglio dei ministri si è riunito con carattere d'urgenza domenica 22 novembre emanando un decreto che ha stabilito un doppio intervento che va nella direzione di salvare le quattro banche attraverso l'intervento del sistema creditizio e la creazione di una bad bank che dovrebbe gestire i (tanti) crediti deteriorati che avevano in pancia. Da un punto di vista politico-economico l'intenzione manifesta del governo è stata quella di salvaguardare posti di lavoro, istituti attivi sul territorio e tessuto economico. Contrariamente a quello che si pensa in generale, il salvataggio (3,6 miliardi) non incide sul bilancio pubblico perché è il sistema creditizio che si accolla la gran parte dell'intervento, con il solo paracadute (parziale) della Cassa Deposito e Prestiti i cui conti, come sappiamo, non incidono sul bilancio dello Stato. A dolersi dunque dovrebbero essere gli azionisti delle banche che impiegheranno i loro attivi nell'operazione e non i contribuenti preoccupati dalla fiscalità generale.</div>
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L'aspetto oscuro, sul quale qualcuno dovrebbe dare conto, è perché intervenire in questo modo a poco più di un mese dall'entrata in vigore della direttiva sul Bail In. Si possono fare molte speculazioni, compresa quella che riguarda gli interessi della famiglia Boschi in banca dell'Etruria, ma è un terreno scivoloso. Preferisco pensare che c'erano i tempi per intervenire alla vecchia maniera (Bail Out) e che ragioni di opportunità avrebbero fatto preferire una soluzione in linea con la normativa che sta per entrare in vigore.</div>
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Fra le due soluzioni quella preferibile è senza dubbio la seconda perché responsabilizza management e azionisti dell'Istituto di credito e perché può agevolare una selezione del mercato, il fly to quality, che spinga i depositanti ad utilizzare le banche che attuano una più prudente gestione del rischio. Ricordo che il deterioramento dei conti è nella fattispecie tutto imputabile ad una cattiva gestione degli impieghi con casi macroscopici che riguardano i crediti personali, di cassa e di firma, dei manager e di "quegli amici degli amici" a cui evidentemente non si applicano rigorosi criteri di selezione in base rating. In barba a tutte le direttive e normative emesse dagli organi di vigilanza.</div>
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<b>Le obbligazioni subordinate</b></div>
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Ad essere gravemente colpiti sono piccoli risparmiatori trasformati in azionisti e detentori di subordinate dalle pratiche di vendita delle banche. Si è detto e sentito che le obbligazioni subordinate sono destinate ad investitori qualificati. Falso. Non esiste alcuna normativa che vieti ad un consulente o ad un altro intermediario finanziario l'indicazione o la vendita di obbligazioni junior, come invece previsto per quote di fondi hedge. Esiste, quello si, una indicazione emanata da Banca d'Italia, di concerto con la Consob, che raccomanda un rafforzamento dell'analisi dell'adeguatezza dello strumento finanziario rispetto al profilo di rischio del cliente. Oscar Giannino, unico, fa giustamente notare che gli effetti dell'entrata in vigore del Bail In erano stati previsti da BankIt in ordine al collocamento di subordinate; l'istituto di palazzo Koch faceva riferimento e ai rendimenti di questa tipologia di obbligazioni che dovevano incorporare un premio per il (maggior) rischio, e l'adeguamento dei questionari Mifid.</div>
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Ma perché gli Istituti di Credito collocano questo tipo di obbligazioni? Perché per effetto dei meccanismi contabili fare raccolta attraverso le subordinate equivale a fare raccolta di equity e quindi a rinforzare il capitale soggetto a vigilanza. In altre parole vendendo debito non privilegiato le banche scaricano sulla clientela il costo della ricapitalizzazione utile a superare gli stress test previsti dall'Eba. Superare gli stress test significa poter continuare ad erogare credito, quindi chi lancia anatemi (mi riferisco ai politici) contro le banche in generale dovrebbe quantomeno usare un po' di prudenza quando tratta con leggerezza argomenti così complessi. La stessa cosa, chi legge ricorderà, è avvenuta in occasione del famoso prestito all'1% concesso dalla Banca Centrale Europea al sistema bancario. Si lamentava demagogicamente che quei soldi non venivano impiegati nell'economia reale sotto forma di crediti alla piccola e media impresa; ma le banche non possono prestare denaro se non hanno capitale e riserve sufficienti e, soprattutto, non possono prestarlo senza che vengano rispettati parametri di sana e corretta valutazione del rischio. Insomma, non si possono pretendere prestiti facili e poi lamentare che le banche non abbiano conti sani. Sono due elementi complementari che fanno in modo che senza l'uno (i conti in ordine) non ci sia il resto (il finanziamento). In tutte le crisi bancarie la causa scatenante è sempre stata la concessione troppo semplice di finanziamenti; si pensi ad esempio alla crisi dei mutui subprime del 2007. </div>
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<b>L'adeguatezza Mifid</b></div>
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Quello Mifid è un complesso di norme e raccomandazioni entrato in vigore nel 2007 e successivamente implementato e corretto. La vigilanza Mifid spetta alla Consob che negli anni ha emanato chiarimenti che hanno ulteriormente ristretto i margini operativi per gli intermediari finanziari.</div>
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Come spesso accade l'eccesso normativo produce orrori. Nella fattispecie l'orrore è rappresentato da questionari lunghi (oltre 100 pagine), quesiti generici che coprono tutto lo scibile in campo finanziario e quesiti specifici che devono essere valutati e controfirmati anche da chi non è interessato ad investire su quello specifico strumento. L'effetto pratico di moduli troppo complessi o estesi è spesso quello di precompilare i questionari in funzione dello strumento che si sta proponendo o acquistando, così come l'effetto di un limite di velocità troppo basso rispetto alla caratteristica della strada induce a non rispettare la velocità massima prevista. Quando mi occupavo di investimenti ho visto pensionati con bassa scolarizzazione che da Mifid risultavano detentori di warrant e options solo per poter avere un profilo dinamico e quindi acquistare quote di fondi azionari. Una evidente contraddizione. La verifica della corretta profilatura del cliente spetta in prima battuta agli uffici stessi dell'intermediario che devono far corrispondere l'esito della query al prodotto offerto, consigliato o acquistato. Le verifiche dell'autorità di vigilanza arrivano ex post.</div>
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<b>La vigilanza</b></div>
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La vigilanza sull'attività degli istituti di credito spetta alla Banca d'Italia per quanto riguarda i parametri di bilancio e i margini di garanzia, e alla Consob per quanto riguarda i prodotti finanziari collocati. Con questa vicenda si è aperta una profonda frattura fra Banca d'Italia (e Abi) e autorità europee. La feroce difesa dell'operato di via Nazionale mi appare francamente come una exusatio non petita perché se pure può essere vero che in sede europea BankIt aveva chiesto uno spostamento in avanti dell'entrata in vigore del Bail In, è altresì vero che al cambio di rotta si è arrivati gradualmente e gli effetti del Bail In non si applicano a questo caso. Altrettanto pelose appaiono le ragioni di chi ricorda che Germania, Spagna e Irlanda hanno utilizzato denari pubblici per salvare banche in default. Erano altri tempi, con altre normative e con un rischio che diventava sistemico e non legato a 4 istituti di dimensioni tutto sommato locali.</div>
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C'è da chiedersi piuttosto come mai attività ispettive cominciate nel 2012, rilevanti "ostacoli all'attività di vigilanza", non hanno determinato rigide attività di recupero dei crediti deteriorati e abbiano consentito che si continuassero a vendere azioni e obbligazioni di istituti dai conti traballanti. Si poteva e forse doveva evitare che nuove emissioni entrassero nei portafogli dei clienti. </div>
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Le raccomandazioni Mifid in ordine ad adeguatezza e appropriatezza, conoscenza dei meccanismi finanziari e degli strumenti finanziari non bastano ad evitare tragedie come quella di Luigino D'angelo. Nello stesso tempo appare come una foglia di fico sostenere che il rendimento delle subordinate doveva rappresentare un campanello d'allarme per i sottoscrittori. Una persona con scarsa competenza finanziaria (ma anche con competenza media) non può valutare una cedola del 3,5% come premio per il rischio emittente con conseguente grave possibilità di non ottenere neanche il rimborso del capitale a scadenza del titolo; anche se i BTP pagano rendimenti di 2 o 3 volte inferiori.</div>
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<b>Conflitto di interessi e finanza comportamentale</b></div>
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<b><br /></b></div>
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La normativa Mifid<b> </b>nasce con lo scopo principale di tutelare l'investitore. In ordine al conflitto d'interessi in cui si possono trovare gli intermediari, le prescrizioni, altrove troppo rigide, si limitano ad un dovere di informare il cliente che la società/banca si può trovare in posizione di conflitto d'interessi quando colloca una determinata tipologia di titoli. E' il caso, macroscopicamente evidente, della banca che vende azioni e obbligazioni proprie anche con lo scopo di riequilibrare i margini di solvibilità. Sul conflitto d'interesse il legislatore dovrebbe avere il coraggio di prendere provvedimenti più rigidi, ad esempio vietando la vendita da parte degli intermediari di strumenti finanziari di cui è anche emittente. Verrebbe meno, è vero, una forma di finanziamento, ma verrebbe meno la tentazione di vendere a tutti i costi prodotti che massimizzano il profitto a danno della libertà di scelta del cliente.</div>
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Nessuno lo ha detto o scritto, mi pare, ma un elemento fondamentale di questa brutta vicenda è la particolar situazione in cui si trova un risparmiatore di fronte ad una operazione di investimento. Anche il più prudente dei clienti retail si aspetta dall'impiego dei propri soldi un guadagno, il cosiddetto alpha. Solo gli istituzionali hanno la capacità di giudicare positiva un'operazione a somma zero o negativa (si veda il caso ad esempio delle ultime emissioni di BOT). Il cliente privato si aspetta sempre una remunerazione che, detratti i costi (tasse comprese). generi alpha. L'obbligazione è da sempre percepita come investimento "sicuro". Nel prospetto informativo c'è il valore delle cedole (garantite) e il valore del rimborso (100% della somma investita). I rischi, sistemico, specifico, di cambio ecc., sono trattati in altro capitolo del prospetto e riferiti alla totalità degli strumenti finanziari e delle operazioni di investimento. Fra la definizione (generica) di rischio e la convinzione (storica) di sicurezza dell'obbligazione a prevalere nella maggior parte dei casi è quest'ultima. Nonostante le esperienze Tango Bond, Parmalat, Cirio, Lehman Brothers.</div>
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Se poi ad offrire l'obbligazione bancaria è lo stesso gestore al quale si deve chiedere un fido, un anticipo fatture o semplicemente l'esecuzione di un versamento, la percezione del rischio connesso all'operazione di investimento passa facilmente in secondo piano rispetto alla consuetudine ad utilizzare quella banca. </div>
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Nella mia quotidiana esperienza di consulenza finanziaria mi son trovato di fronte sempre funzionari di banca preparati e coscienziosi. I casi di vendita di prodotti non adeguati sono rarissimi. Il pericolo che si faccia di ogni erba un fascio è grande e ingiusto. Per questo, anche per tutelare i bravi operatori che ci sono, sarebbe opportuno cambiare la normativa sul conflitto d'interessi.</div>
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<b>Cosa può succedere ora?</b></div>
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<b><br /></b></div>
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E' facilmente ipotizzabile che se non tutti almeno la grande maggioranza dei questionari di adeguatezza siano stati firmati dagli obbligazionisti. In questo caso i clienti delle banche hanno poco a cui appigliarsi per il ristoro delle somme perse. L'onere della prova di aver adempiuto agli obblighi di legge spetta alle banche e di fronte ad una firma su un questionario compilato in ogni sua parte quest'onere è soddisfatto. Il governo sembra orientato a costituire un arbitrato che dovrà per forza di cose valutare caso per caso con tempi che non si prospettano brevi. L'ipotesi di una class action contro le banche, percorsa da associazioni di consumatori, non mi sembra abbia molte possibilità di arrivare a successo. La seconda opzione, quella della costituzione di una provvista dedicata al risarcimento attraverso il fondo interbancario di tutela dei depositi, dovrebbe essere bocciata in sede europea. Le parole del ministro Padoan che ha parlato di emergenza umanitaria sono patetiche e inopportune e sono già state bollate dal commissario europeo ai servizi finanziari Jonathan Hill. Una cosa che si potrebbe fare è convertire quei titoli in opzioni sulle azioni delle nuove banche o in diritti sulle operazioni di recupero dei crediti deteriorati confluiti nella bad bank. Si eviterebbe di incorrere nelle sanzioni per aiuti di Stato e si darebbe più di un pezzo di carta agli obbligazionisti.</div>
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Anonymoushttp://www.blogger.com/profile/13953401609628294842noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-5039527688488996610.post-61472175620060481962015-11-22T19:37:00.001+01:002015-11-22T19:37:40.176+01:00Oriana, il Daesh e la guerra al terrore islamico<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Verdana, sans-serif;">“Diventeremo l’Eurabia, in nemico è in casa nostra e non
vuole dialogare”, queste le parole forse più forti pronunciate da Oriana Fallaci
all’indomani degli attentati dell’11 settembre. Il termine Eurabia fu coniato
dalla scrittrice ebraica Bat Ye’or che ipotizzava un’alleanza euro-araba contro
Israele. Cardini di questo pensiero erano</span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Verdana, sans-serif;">a) l’atteggiamento più
o meno palese filo arabo di molti stati europei nella questione palestinese </span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Verdana, sans-serif;">b) la costruzione di una politica degli esteri europea
(essenzialmente condotta dalla Francia) in contrapposizione con quella degli
Stati Uniti, storicamente schierati al fianco di Israele </span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Verdana, sans-serif;">c) le curve demografiche specularmente opposte di europei e
musulmani (è interessante che questo elemento venga ripreso da alcuni Imam
radicali, i quali ricordano che un musulmano può avere fino a 4 mogli e il
tasso di natalità europeo è poco sopra 1). </span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Verdana, sans-serif;"><br /></span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Verdana, sans-serif;">Dunque nell’accezione originale il pericolo di una
islamizzazione dell’Europa era decisamente riferito alla questione palestinese.
La versione fornita dalla Fallaci invece, pur riprendendo alcuni di quei temi, (debolezza
europea e anche americana di fronte alla minaccia islamica), ipotizzava una
colonizzazione progressiva dell’occidente attraverso flussi migratori di
popolazioni arabe e africane verso l’Europa.</span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Verdana, sans-serif;"><br /></span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Verdana, sans-serif;">L’offensiva dell’Isis sul territorio europeo con gli
attentati di Parigi e le minacce alle altre capitali europee rappresenta l’attuazione
di questo piano di invasione?</span></div>
<br />
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Verdana, sans-serif;">La propaganda sciacallesca di Salvini e di porzioni di
centrodestra italiano e non vorrebbero farlo credere, ma un’analisi più attenta
porta ad altre conclusioni.</span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Verdana, sans-serif;"><br /></span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Verdana, sans-serif;">Il califfato di Al Baghdadi si è subito differenziato
nettamente rispetto ad Al Qaeda, di cui è una sorta di versione 2.0. Il limite
dell’organizzazione di Bin Laden e Zawahiri era la non territorialità. Al Qaeda
era un’organizzazione terroristica diffusa, organizzata in bande locali senza
un territorio di riferimento. Le cellule qaediste agivano contro un nemico
comune, l’Occidente, ovunque ne avessero la possibilità ma le loro azioni non
avevano uno scopo più complesso. L’Isis invece si è posto subito l’obiettivo di
organizzarsi in forma di stato, con un territorio definito, una propria
organizzazione burocratica, con proprie attività commerciali e persino con la
riscossione di tasse. La principale attività non è quella di seminare il
terrore a Parigi piuttosto che a Roma, bensì quella di conquistare territori
ricchi di materie prime e di petrolio e sfruttarne le potenzialità economiche. Gli introiti del califfato sono molteplici,
esattamente come per ogni organizzazione statale o parastatale, e vanno dal commercio
(in nero) di petrolio al merchandising, da quello di opere d’arte ai dazi. In
più ci sono tutte le attività tipiche di un’organizzazione criminale come il
saccheggio delle banche e i riscatti per rapimenti. Insomma è molto più di un’organizzazione
di fanatici. E’stato calcolato che il patrimonio accumulato ammonta a 2
miliardi di dollari e gli introiti da vendita di petrolio a circa <a href="http://www.tpi.it/mondo/iraq/l-isis-spiegato">3 milioni di dollari</a> al giorno.</span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Verdana, sans-serif;"><br /></span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Verdana, sans-serif;">Altro discorso meritano i finanziamenti ricevuti dal
califfato. Il Washington Post ha condotto un’inchiesta <a href="https://www.washingtonpost.com/world/national-security/private-donations-give-edge-to-islamists-in-syria-officials-say/2013/09/21/a6c783d2-2207-11e3-a358-1144dee636dd_story.html">un'inchiesta</a> dalla quale emerge che questi finanziamenti arrivano prevalentemente da Arabia,
Kuwait e Qatar attraverso donazioni private.</span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Verdana, sans-serif;"><br /></span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Verdana, sans-serif;"><span style="line-height: 115%;">Il Califfato occupa stabilmente 3 territori, le
province di Raqqa in Siria, di Mosul in Iraq e di Sirte in Libia. Elemento
comune è l’instabilità politica di quei Paesi nei quali è facile con armi e determinazione </span>conquistare spazi. </span></div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: justify;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgQMkfRFqWYG0J5qDgtD-oRhzefWhqNaIi-Y2degjZEIQXc3FphJvvYWwjpL_xM4ERdbqMXZaPwHf4lhkR4m75IHwucf9HSvENG7X0B1VSqMlQF9I4MjRMg0io4esi6STY65F9wBzrnhCk/s1600/Mappa+Isis.PNG" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><span style="font-family: Verdana, sans-serif;"><img border="0" height="189" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgQMkfRFqWYG0J5qDgtD-oRhzefWhqNaIi-Y2degjZEIQXc3FphJvvYWwjpL_xM4ERdbqMXZaPwHf4lhkR4m75IHwucf9HSvENG7X0B1VSqMlQF9I4MjRMg0io4esi6STY65F9wBzrnhCk/s320/Mappa+Isis.PNG" width="320" /></span></a></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Verdana, sans-serif;"><br /></span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Verdana, sans-serif;">Sfruttando dunque le tensioni
geopolitiche, e gli interventi maldestri dell’Occidente, organizzazioni
criminali mediamente organizzate possono prendere il controllo di aree intere
del medio oriente; una lezione di cui tener conto e probabilmente è uno dei
motivi per cui le truppe americane durante la prima guerra del golfo si fermarono
a pochi chilometri da Bagdad, lasciando al suo posto Saddam.</span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Verdana, sans-serif;"><br /></span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Verdana, sans-serif;">Le principali e più cruente azioni terroristiche non sono
state rivolte verso l’Europa ma contro le enclave curde e yazide e verso gli sciiti, contro i quali i musulmani
di confessione sunnita conducono una battaglia secolare. I 129 morti di Parigi
fanno inorridire ma l’elenco delle azioni riconducibili all’Is è ben lungo.</span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Verdana, sans-serif;">Gli uomini del califfato hanno colpito in Arabia Saudita sia
nella zona di Ihssa a maggioranza sciita che a Saihat (37 morti), nel Kuwait (27
morti), Tunisia (39 morti a cui si aggiungono le 22 vittime del museo del Bardo),
Yemen (25 morti), Turchia (158 morti), Libano (43 morti), Egitto (4 morti) ,
Afganistan (35 morti). Poi ci sono le centinaia di vittime e deportati di
Kobane, Mosul (670 sciiti fucilati), Beshir (700 morti), Kocho (80 vittime). La
triste contabilità delle atrocità commesse dall’Isis è difficilissima ma indica
abbastanza chiaramente che la maggior parte delle azioni sono state condotte
fuori dall’Europa e non contro cittadini occidentali.</span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Verdana, sans-serif;"><br /></span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Verdana, sans-serif;">Questo significa che il pericolo è sovrastimato? Certamente
no. Può significare però che gli attentati contro gli occidentali siano più
riconducibili ad una forma di propaganda che non ad una reale intenzione di
conquistare il vecchio continente e abbattere il “diavolo” occidentale. Da
quando è stato costituito il califfato, sono oltre 3000 i foreign fighters di
provenienza europea che sono andati ad affiancarsi ai 30.000 (erano 15.000 nel
2014 secondo Foreign Policy) miliziani dell’Isis impegnati nelle campagne
militari in Siria e Iraq. Si tratta per lo più di giovani di origine araba e
magrebina, europei di seconda e terza generazione, esattamente come gli
attentatori di Parigi. Tutto sommato numericamente poco significativa invece la
conversione di occidentali. In altre parole la retorica dell’attacco allo stile
di vita decadente e peccaminoso dei miscredenti cristiani appare più come una
ben congegnata operazione di marketing volta al reclutamento di giovani
arrabbiati, che non come una via per la conquista del vecchio continente. In
fondo, ricordiamolo, terzomondisti e critici della cosiddetta società in mano alle
multinazionali ce ne sono anche fra noi europei; talvolta anche in parlamento.
La stessa ricostituzione del califfato e l’autoproclamazione di unico califfo
di tutti i musulmani sta ad indicare abbastanza chiaramente che l’obiettivo di
Al Baghdadi è il controllo del mondo islamico e non di quello cristiano.</span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Verdana, sans-serif;"><br /></span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Verdana, sans-serif;">Pur contando su una organizzazione militare rigida e ben
strutturata, pur considerando che all’interno delle aree fra Iraq e Siria sotto
il controllo dell’Is vivono 6 milioni di abitanti, pur ammettendo che è di gran
lunga il più ricco gruppo terroristico del mondo, è ben difficile che una
entità tutto sommato piccola possa rappresentare una reale minaccia per un’organizzazione
sovranzionale di 300 milioni di abitanti e ancor di più per gli USA o la
Russia. Se non intervenissero altri e più complessi ragionamenti sarebbe
abbastanza facile spazzare via lo Stato islamico dell’Iraq e della Siria. Come
accennavamo sopra gli interventi militari degli ultimi 30 anni hanno dimostrato
che abbattere una dittatura in quella regione porta più incognite che certezze.
Significa i) dare il via ad una guerra per bande per il controllo di porzioni
di territorio ii) dare impulso al sentimento antiamericano e antioccidentale,
considerati come invasori, sfruttatori e
miscredenti iii) favorire il finanziamento occulto da parte di clan (le
famiglie wahabite del Qatar ad esempio) a questa o quella organizzazione di ribelli in funzione di
combattere nemici storici. Se si vuole dunque annientare il Daesh è opportuno
fare in modo che l’accerchiamento sia completo e della coalizione facciano
parte anche quegli stati il cui atteggiamento è quantomeno equivoco. Un ruolo
importante ce l’ha l’Iran, bersaglio di Al Baghdadi in quanto Paese sciita, ma
un ruolo altrettanto importante devono averlo i Paesi arabi e l’Egitto. Gli
attentati del 13 novembre e quello quasi contemporaneo all’aereo di linea russo
hanno avvicinato Hollande e Putin, ammorbidendo anche l’intransigenza di Obama
rispetto alle mira russe nell’area. La Turchia, interessata da fenomenii
migratori molto più imponenti di quelli affrontati dall’Europa, ha aperto ad un
possibile suo intervento più coordinato e sistematico. Resta da vedere che
atteggiamento assumeranno i sauditi.</span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Verdana, sans-serif;"><br /></span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Verdana, sans-serif;">Vi sono altre 2 considerazioni da fare. </span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Verdana, sans-serif;">L’imponente flusso migratorio in atto da mesi dalle coste
dell’Africa verso Italia e Grecia e via terra dalla Siria attraverso la Turchia
e l’Europa orientale, poco ha a che fare con la minaccia terroristica. E’
ingenuo, oltre che fuorviante, pensare che un siriano che voglia farsi
esplodere in una discoteca di Parigi rischi la vita su un scalcagnato barcone per
raggiungere le coste europee. Le rotte dei terroristi seguono altri percorsi oppure,
come abbiamo visto, perseguono la strada dell’indottrinamento di chi sul
territorio europeo già ci vive. Allo scopo Al Qaeda prima e l’Isis ora hanno
utilizzato tanto le moschee quanto internet.</span></div>
<div class="MsoNormal">
</div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Verdana, sans-serif;">Per chi è indottrinato in base alle più estremistiche
interpretazioni del Corano, la morte non è una minaccia ma un premio.
Combattere e morire in una guerra contro chi è considerato infedele è una
ricompensa. Questo comporta che annunciare il pugno duro senza che ad esso
corrisponda un’azione determinata non ottiene nessun effetto. Fanno sorridere
quelli che predicano il dialogo con queste organizzazioni e, più o meno
intenzionalmente, ne giustificano gli atti come risposta agli abusi degli
occidentali. Non ci può essere dialogo con chi non ha nessuna intenzione di
dialogare. In questo, e solo in questo, la Fallaci aveva ragione. </span></div>
Anonymoushttp://www.blogger.com/profile/13953401609628294842noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-5039527688488996610.post-8621938845700853032015-10-26T17:34:00.001+01:002015-10-26T17:34:14.336+01:00La Legge di stabilità secondo Renzi<h1 style="background-color: #fffffa; border-bottom-style: none !important; border-bottom-width: 0px !important; color: #161029; font-family: AvenirLTStd55Roman, Arial, Helvetica, sans-serif; font-size: 30px; font-stretch: normal; font-weight: normal; letter-spacing: -1px; line-height: 40px; margin: 0px 0px 24px; padding: 0px 0px 10px;">
<span style="color: #444444; font-family: Georgia, serif; font-size: 13px; line-height: 20px;">Perché le tasse che diminuiscono invece aumentano</span></h1>
<div class="content" style="background-color: #fffffa; color: #444444; font-family: Georgia, serif; font-size: 13px; line-height: 20px; margin: 0px; overflow: hidden; padding: 0px;">
<div style="margin-bottom: 15px; padding: 0px;">
Mentre Renzi va in giro per il mondo per il suo road show in cui magnifica la ripresa economica italiana - partendo dal Cile che viaggia su saggi di crescita del Pil compresi fra il 2,8 e il 3,6 nel 2016 - comincia a dipanarsi la nebbia sulla legge di stabilità presentata alla stampa qualche giorno fa.</div>
<div style="margin-bottom: 15px; padding: 0px;">
Capitolo centrale della “finanziaria” 2016 è il previsto funerale delle tasse sulla casa. L’argomento è già stato ampiamente trattato su queste pagine <a href="http://noisefromamerika.org/articolo/mio-nonno-fava-mattoni" style="color: #e5002d; text-decoration: none;">http://noisefromamerika.org/articolo/mio-nonno-fava-mattoni</a> e <a href="http://noisefromamerika.org/articolo/lo-strano-caso-abolizione-imu" style="color: #e5002d; text-decoration: none;">http://noisefromamerika.org/articolo/lo-strano-caso-abolizione-imu</a> , per cui non ci tornerò.</div>
<div style="margin-bottom: 15px; padding: 0px;">
Tutto l’impianto della manovra si basa su 3 elementi, come vedremo retorici, a conferma di quanto qui spesso si sostiene, ossia che Matteo Renzi sta facendo politica per tenersi il potere, non per risanare il paese.</div>
<div style="margin-bottom: 15px; padding: 0px;">
i) Riduzione delle tasse</div>
<div style="margin-bottom: 15px; padding: 0px;">
ii) Flessibilità del parametro del deficit</div>
<div style="margin-bottom: 15px; padding: 0px;">
iii) Efficacia delle riforme</div>
<div style="margin-bottom: 15px; padding: 0px;">
<span style="font-family: inherit; font-size: inherit; font-stretch: inherit; font-style: inherit; font-variant: inherit; font-weight: bolder; line-height: inherit;">Riduzione delle tasse</span></div>
<div style="margin-bottom: 15px; padding: 0px;">
L’aggiornamento al DEF, unico documento completo del governo oggi consultabile, ci dice che la pressione fiscale passerà dal 43,7% del 2015 al 44,2% del 2016 (esclusa la misura degli 80 euro che come sappiamo è imputata per ragioni di contabilità alle spese). Dunque se Renzi e Padoan parlano di riduzione delle tasse come scelta ineludibile che non è né di sinistra né di destra, deve esserci qualche elemento che viene sottratto artificiosamente alla discussione dato che è lo stesso governo a smentire sé stesso. Conoscendo un po’ di materia fiscale, soprattutto il modo in cui si dipana la matassa del calcolo delle imposte per effetto del combinato dei tanti, troppi, provvedimenti in materia, si può ottenere la risposta. Ad esempio, il ricalcolo del diritto alle agevolazioni fiscali in funzione dell’attuazione del Dpcm 159/2013 (Isee) produce per molti cittadini e famiglie un aumento del reddito equivalente e quindi minori detrazioni, quindi maggior pressione fiscale e minor reddito disponibile anche con l’abolizione dell’IMU. Ragion per cui fra il Renzi 1, quello che mostra le slide ai giornalisti, e il Renzi 2, quello che firma il DEF, è più probabile che quello sincero non sia il primo. In buona sostanza l’ineludibile ed auspicabile riduzione della pressione fiscale non ci sarà né nel 2016 né nel 2017. A legislazione vigente ci sarà al limite nel 2019, sempre che gli enti locali non possano compensare i minori introiti con un aumento delle addizionali di loro competenza.</div>
<div style="margin-bottom: 15px; padding: 0px;">
Non meglio va sul fronte delle entrate tributarie complessive espresse in valore assoluto (non rapportato al PIL), laddove lo Stato conta di incassare 817 miliardi nel 2016, 843 nel 2017, 866 nel 2018 e 884 nel 2019; con una progressione che sembra inarrestabile.</div>
<div style="margin-bottom: 15px; padding: 0px;">
C’è poi da ricordare che le clausole di salvaguardia, di cui parlerò dopo, non sono affatto annullate così come promesso a più riprese, ma solo posticipate.</div>
<div style="margin-bottom: 15px; padding: 0px;">
<span style="font-family: inherit; font-size: inherit; font-stretch: inherit; font-style: inherit; font-variant: inherit; font-weight: bolder; line-height: inherit;">Flessibilità del deficit</span></div>
<div style="margin-bottom: 15px; padding: 0px;">
Ad una scelta di “destra”, o berluconiana, Renzi contrappone una scelta di “sinistra”, sfruttando gli spazi di manovra concessi dall’Unione Europea in materia di deficit. Il percorso verso il pareggio di bilancio si concluderebbe nel 2017. La deviazione, già prevista nella misura dello 0,5%, crescerà di un altro 0,3 a cui si aggiungerebbe un ulteriore 0,2 per effetto delle misure straordinarie destinate alla gestione dei flussi migratori. Si tratta come si vede di una manovra economica in deficit, né più né meno di tante altre che abbiamo visto negli anni passati. L’effetto di queste manovre, ce lo dice l’osservazione storica, è o l’aumento del debito o l’aumento delle imposte future; a meno che non ci sia una equivalente riduzione delle spese correnti. Ma anche qui Renzi fa l’uomo di sinistra (Fassina sarà contento) e di spending review si è persa oramai qualsiasi traccia. Certo ci sono i tagli lineari ai ministeri (1,5 miliardi) e quelli da definire alla sanità, ma sul capitolo pensioni che da solo concorre alla spesa dello Stato per il 17% già si parla di flessibilità in uscita e quindi di stress sui conti INPS.</div>
<div style="margin-bottom: 15px; padding: 0px;">
Sull’equilibrio dei conti pubblici pende la scure dell’applicazione delle clausole di salvaguardia introdotte con la legge di stabilità 2015. Un aumento di 2 punti delle aliquote IVA e delle accise sugli oli minerali. Il governo sembra rendersi conto che gli aumenti previsti (da cui dipendeva l’approvazione europea della legge di stabilità dello scorso anno) possono compromettere la già timida ripresa, ma rimanda ad un futuro dibattito la loro sterilizzazione. E’ un modo di agire pericoloso perché il quadro economico mondiale mostra segni di rallentamento. Se, come sembra, la situazione internazionale dovesse peggiorare, le previsioni sul PIL dovrebbero essere riviste al ribasso e l’impianto della manovra impostata su un maggiore indebitamento salterebbe. A quel punto sarebbe ben difficile evitare gli aumenti previsti.</div>
<div style="margin-bottom: 15px; padding: 0px;">
<span style="font-family: inherit; font-size: inherit; font-stretch: inherit; font-style: inherit; font-variant: inherit; font-weight: bolder; line-height: inherit;">Efficacia delle riforme</span></div>
<div style="margin-bottom: 15px; padding: 0px;">
Che il governo Renzi sia preda di un furore riformista non credo si possa negare. Che questa frenesia produca benefici effetti sull’economia è di là da dimostrare.</div>
<div style="margin-bottom: 15px; padding: 0px;">
Posto che le riforme elettorali e costituzionali poco impattano sull’economia; posto che gli effetti degli 80 euro sui consumi sono stati men che trascurabili; posto poi che jobs act e decontribuzione hanno prodotto risultati sul fronte dell’occupazione ancora troppo altalenanti per essere considerati definitivi, qualcosa è lecito attendersi dai decreti delegati in materia di rapporti fra PA e contribuenti, abuso di diritto ed elusione e riforma delle società partecipate. Su queste materie tuttavia insistono ancora dubbi interpretativi e deleghe ancora non arrivate.</div>
<div style="margin-bottom: 15px; padding: 0px;">
Di quelle previste dal cronoprogramma elaborato dal governo ad avere impatti sul prodotto interno lordo e in generale sull’economia ci sono solo la cessione di aziende pubbliche (Poste, Enav, Ferrovie dello Stato), riforma delle scuola e legge delega sulla riforma della P.A. Le ultime due dovrebbero produrre risultati fin da subito che però allo stato non si vedono. </div>
<div style="margin-bottom: 15px; padding: 0px;">
<span style="font-family: inherit; font-size: inherit; font-stretch: inherit; font-style: inherit; font-variant: inherit; font-weight: bolder; line-height: inherit;">Conclusioni</span></div>
<div style="margin-bottom: 15px; padding: 0px;">
La partita della ripresa passa necessariamente per una ridefinizione del rapporto fra pressione fiscale e razionalizzazione della spesa pubblica. Di solito il percorso parlamentare delle leggi di stabilità produce stravolgimenti che premiano la spesa e mortificano i buoni propositi sulla pressione fiscale. E’ ipotizzabile che sull’IMU sulla prima casa il testo proposto da Renzi trovi un’ampia convergenza, mentre sul resto dei provvedimenti l’iter potrebbe essere diverso. Qualunque sia il risultato finale, il governo sembra davvero aver intrapreso un cammino pieno di incognite, anche al netto degli ottimistici proclami e del clima di fiducia che intende ispirare.</div>
<div style="margin-bottom: 15px; padding: 0px;">
<br /></div>
<div style="margin-bottom: 15px; padding: 0px;">
Pubblicato su noisefromamrika.org</div>
</div>
Anonymoushttp://www.blogger.com/profile/13953401609628294842noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-5039527688488996610.post-60601523518643524802015-07-28T23:20:00.000+02:002015-07-28T23:36:37.303+02:00Milano Unica<div style="text-align: justify;">
Sono stato ieri sera (27.07 per chi legge) all'Ambrosianeum ad ascoltare la presentazione della campagna per la poltrona a sindaco di Palazzo Marino di Corrado Passera.</div>
<div style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgW_tt4IQpe8mnFp4BsRhtf7mcZZmjQSHP3Db_oKVMTR0P82tRotM2r2uo4OOUyG_S2II4Jf4HTsOqEOyMfpWLv2q1d8ANprD6uhGQELme3x_IAgH46a9_loEBHAWGguGKsgGV37-gILAg/s1600/CP+Milano.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="240" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgW_tt4IQpe8mnFp4BsRhtf7mcZZmjQSHP3Db_oKVMTR0P82tRotM2r2uo4OOUyG_S2II4Jf4HTsOqEOyMfpWLv2q1d8ANprD6uhGQELme3x_IAgH46a9_loEBHAWGguGKsgGV37-gILAg/s320/CP+Milano.jpg" width="320" /></a></div>
<br />
<br />
<div style="text-align: justify;">
Quando parlo di Italia Unica e del suo leader non posso evitare di partire da alcune premesse:</div>
<div style="text-align: justify;">
<br /></div>
<br />
<ol>
<li style="text-align: justify;">CP mi è umanamente simpatico. L'ho conosciuto di persona e abbiamo avito modo di parlare di politica, dell'Italia, della sua esperienza al ministero dello sviluppo economico, di possibilità di nascita di una nuova offerta politica. E' sempre stato disponibile all'ascolto e al confronto, almeno fino a quando le critiche non sono diventate più pungenti.</li>
<li style="text-align: justify;">In Italia Unica militano tanti amici con cui si è condiviso, con alterne vicende, un progetto.</li>
<li style="text-align: justify;">Se l'offerta politica è rappresentata dalle televendite del Renzi Job Act Show, o dalle felpe si Salvini, o dai vaffa dalla Costa Smeralda di Grillo, l'uomo Passera appare un gigante come Gulliver fra i lillipuziani.</li>
<li style="text-align: justify;">Come manager ha fatto talvolta benissimo, talvolta bene, tal'altra così e così; comunque molto meglio di tanti altri di cui si ricordano le gesta più gli emolumenti inversamente proporzionali ai passivi in bilancio delle società che guidavano che per altro.</li>
</ol>
<div style="text-align: justify;">
Fatto questo incipit avevo già avuto modo di <a href="http://noisefromamerika.org/articolo/riflessioni-italia-unica-due-settimane-nascita">commentare</a> quello che mi appariva come un programma debole e all'insegna della continuità. Da allora, era febbraio, CP ha invertito la rotta, puntando alla poltrona di una città, sia pur una grande città, piuttosto che a quella di Palazzo Chigi. Credo che sia un passaggio significativo del ridimensionamento del suo progetto di governo e di nuovo punto di riferimento del centrodestra. Cosa abbia fatto cambiare prospettiva non lo so, anche se nell'articolo citato Boldrin ed io esprimevamo lo scetticismo sulla possibilità che un movimento nuovo così democristianamente ecumenico potesse far breccia fra gli elettori.</div>
<div style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div style="text-align: justify;">
Tant'è, Passera riparte dal comune più importante d'Italia arrendendosi allo strapotere delle promesse renziane. Può darsi che in prospettiva non sia neanche una mossa sbagliata.</div>
<div style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div style="text-align: justify;">
E' presto per rivelare i programmi e, come giustamente sottolineato dal responsabile economico Riccardo Puglisi, si darebbe soltanto agli altri il vantaggio di copiarli. Tuttavia qualcosa sulla visione di IU mi aspettavo; e invece non è arrivato nulla.</div>
<div style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div style="text-align: justify;">
Nell'ora e mezza passata in un ambiente più umido della foresta amazzonica si è parlato di (nell'ordine):</div>
<div>
<ol>
<li style="text-align: justify;">ascolto dei cittadini</li>
<li style="text-align: justify;">incontro nei bar con i cittadini</li>
<li style="text-align: justify;">apertura delle porte formate dai cittadini</li>
<li style="text-align: justify;">burocrazia amica dei cittadini</li>
<li style="text-align: justify;">redistribuzione dei servizi ai cittadini</li>
<li style="text-align: justify;">maggiore spazio al terzo settore (deve essere un mantra quello del terzo settore ma bisognerebbe spiegare ai cittadini di Quarto Oggiaro esasperati per il degrado e per lo spaccio cos'è).</li>
</ol>
<div style="text-align: justify;">
Giustamente alla ennesima volta in cui la parola "cittadini" (nobilissima per carità) è stata pronunciata il solito Puglisi, che gli umori della folla un po' li sente dato che frequenta assiduamente gli studi di La7, si è alzato e ha detto "chiamiamoli "pagatori di tasse"!</div>
<div style="text-align: justify;">
A quel punto mi aspettavo a) l'ovazione degli 81 cittadini presenti b) l'urlo di approvazione del candidato sindaco pronto a lanciare il guanto di sfida a una delle amministrazioni comunali più voraci dell'orbe terracqueo; invece...niente. Il low profile, il parlare con tono pastorale e rilassato, il vogliamoci bene che tutto sommato non stiamo così male sembra essere un cliché che non deve, o non può, essere abbandonato.</div>
<div style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div style="text-align: justify;">
Come per il programma per l'Italia anche quello per Milano sembra essere un mantenere lo status quo con qualche piccolo aggiustamento, qualche piccolo efficientamento, qualche miliarduccio da investire (l'altra volta i miliarducci erano 400) per rimettere in moto il territorio. Insomma niente rispetto a quello che penso serva - meno burocrazia, più libertà di impresa, più competitività, maggiore apertura ai mercati per un tessuto produttivo, quello milanese e quello lombardo, che avrebbe sicuramente la capacità di giovarsene, meno TASSE - e niente rispetto alle aspettative di una popolazione incazzata pronta a gettarsi fra le braccia del più rozzo e xenofobo degli urlatori da piazza.</div>
</div>
<div style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div style="text-align: justify;">
Magari più avanti Passera cambierà toni; magari più avanti svelerà cosa vuole che diventi Milano sotto la sua guida; magari sarebbe anche un buon sindaco, ché le capacità non gli mancano e peggio di così è davvero difficile fare. </div>
<div style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div style="text-align: justify;">
Intanto da quello che ho sentito la voglia di votare non mi è venuta; poiché l'election day sarà di domenica è probabile che me ne vada al lago. Allo stesso modo è difficile che chi a votare ci vuole andare, quel 50% di elettori da tutti inseguiti e da nessuno raggiunti si faccia coinvolgere da uno che tutto sommato con la politica, quella con la p minuscola, ha sempre fatto affari.</div>
<div style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div style="text-align: justify;">
Sarò lieto se i fatti mi smentiranno.</div>
Anonymoushttp://www.blogger.com/profile/13953401609628294842noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-5039527688488996610.post-643556287707747592015-06-16T12:12:00.000+02:002015-06-16T12:12:44.626+02:00Un pensiero sociale (nona parte) - La generazione XPrendo spunto da un bel articolo di Riccardo Puglisi su Linkesta (<a href="http://www.linkiesta.it/generazione-anni-70-senza-potere" rel="nofollow" target="_blank">http://www.linkiesta.it/generazione-anni-70-senza-potere</a>) per dire anch'io la mia sulla Generazione X, di cui, poco soddisfatto, faccio parte.<br />
<br />
Devo tuttavia fare un preambolo prima di incominciare, a beneficio dei pochi che leggeranno questa nota. La cosiddetta Generazione X comprende nati tra gli anni 60 e gli anni 80. Una bella fetta della popolazione oggi in età adulta, possibilmente sposata e con prole, da anni inserita nel mondo del lavoro reale. Bene! Stiamo parlando di questa gente qui, cresciuta come dice Puglisi a pane e anime, in una Italia già abbastanza benestante, ma non del tutto. Tuttavia, come spesso accade nelle disamine di professori, cattedratici e sociologi, si manca il punto e si finisce per lanciare la freccetta poco più a destra o sinistra, rispetto all’occhio di bue. Il centro, che non piace a nessuno sia chiaro, proverò a mostrarvelo io; senza pomposi grafici e formule matematiche, senza tabelle demografiche e frasi complicate. Sarò anzi un po’ duro e forse per qualcuno anche scurrile. Per questo chiedo in anticipo venia. Infine sia chiaro: niente contro il Dottor Puglisi, che per quanto possa dire, mi sembra proprio un bravo ragazzo…<br />
<br />
Ok! Giù dalla torre d’avorio!<br />
<br />
<a name='more'></a><br /><br />
La Generazione X è una generazione di sfigati, non in quanto tali, ma perché, per varie ragioni, risulta una generazione fantasma. In particolare stiamo parlando degli individui nati nella seconda e terza decade (anni 70 e 80). Questi individui non esistono, sono nati in una terra di mezzo, con pochi valori, senza slancio, fannulloni, giocatori seriali di RPG e videogiochi, lettori di manga e teledipendenti. I ragazzi della Generazione X agli occhi della maggior parte sono principalmente questo. Perché?<br />
<br />
La risposta è semplice e davanti a tutti. I nati negli anni 70 e 80 sono nati dopo la rivoluzione studentesca di fine anni 60; dopo il boom economico degli anni 50 ed in generale del dopo guerra (quando sono nati certi imprenditori… hmmm… lasciamo perdere va! Ne riparleremo di questo in altra sede!), ma non ne hanno potuto beneficiare: erano troppo piccoli. I ragazzi che hanno vissuto il grande boom economico del dopo guerra hanno avuto possibilità incredibili e se hanno avuto un minimo di intraprendenza hanno potuto mettersi in gioco, rischiare (almeno un po’) e concorrere alla creazione di quello status sociale detto borghese, che nell’Italia del dopo guerra ancora poco esisteva. Se siete della Generazione X guardate i vostri genitori. Quanti sono semplici ragionieri divenuti direttori di banca; quanti con la terza media hanno avuto l’occasione di diventare capo-reparto, poi magari direttori di stabilimento? Come minimo sono diventati operai specializzati, con stipendi che oggi un laureato si sogna di notte. Oppure hanno approfittato di nicchie di mercato, diventando imprenditori, professionisti, commercianti ecc. e hanno avuto anche un discreto successo.<br />
<br />
Noi della Generazione X questa opportunità non l’abbiamo avuta.<br />
<br />
Gli studenti del periodo rivoluzionario sessantottino e post 68, a scuola hanno avuto vita facile (ricordate il 6 e o il 18 politico?), si sono laureati e si sono riversati a metà degli anni settanta nel mondo del lavoro, occupando ogni posto possibile, quasi fosse un loro diritto. Hanno occupato le poltrone nella pubblica amministrazione, nelle scuole, nelle amministrazioni locali e alla fine hanno anche sgomitato in politica, arrivando in Parlamento. Nelle aziende si sono presi i posti più in alto nelle gerarchie. I più scaltri e furbi, e – sia mai! – anche i più intelligenti ed intraprendenti, occupano le poltrone di direttore generale, di stabilimento, direttore vendite, acquisti, direttore finanziario. Tutti posti ben pagati: per effetto della crescita economica precedente hanno ottenuto stipendi di un certo rispetto (che peraltro oggi un plurilaureato non vedrà mai!). Questo nel mondo, diciamo, impiegatizio. Nel mondo delle professioni anche peggio: la generazione precedente ha creato ad arte barriere altissime all’entrata. I non-più-proprio-ragazzi della Generazione X non hanno chance di scalfire le alte mura innalzate da questi professionisti (e a onor del vero dai loro padri) che ovviamente resistono difendendo il proprio lavoro con unghie e denti.<br />
Parentesi: socialmente si potrebbe provare a capire perché la generazione precedente non molli il proprio lavoro. Io ho in mente diverse ragioni, ma lasciamole per un momento ad un’altra eventuale nota…<br />
<br />
Quindi, riassumendo: da una parte ci sono questi figli del 68 che oggi non mollano la presa e che come novelli inventori di colle superrapide e incredibili, tengono il loro culo attaccato alla poltrona di direttore o di professionista di decimo livello (per rimanere in tema RPG) e non vanno in pensione (forse anche perché non conviene farlo); dall’altro lato ci sono i giovani, i neo laureati, i figli degli anni 90 e 00. Questi ultimi si affacciano al mondo del lavoro, timidamente, e vogliono lavorare. Sia mai che possa dire ingiustamente, per carità.<br />
Il problema è che i merdosi e luridi lavori a cui possono ambire per giustamente iniziare la sacrosanta e dovuta gavetta, li occupiamo noi della Generazione X, che non siamo mai passati al livello successivo (come in un gioco di ruolo della vita… o come un incubo, se preferite).<br />
Nessuna chance. Finché il gioco dura, ovviamente. Perché se noi perenni gavettari dovessimo malauguratamente cambiare lavoro… beh! Siamo fottuti! I giovani costano meno, e noi abbiamo troppe competenze, siamo vecchi, costiamo troppo (a dire il vero nell’attuale situazione economica basterebbe il “costano meno”).<br />
La Generazione X è una generazione fantasma, senza terra, né gloria. Siamo senza speranze – perché ce le hanno portate via sotto gli occhi negli anni 80 e all’inizio degli anni 90. Negli anni ottanta sembrava che il mondo non potesse che crescere economicamente e che tutto fosse possibile – ma così non è stato. Negli anni 90 hanno pure provato a cancellare una classe politica, facendoci capire che la democrazia non esiste, che la classe politica è composta da ladri, farabutti e mascalzoni (e, aggiungo, in ultima analisi, permettendo a personaggi come Renzi, Meloni e Salvini di assurgere a grandi condottieri della politica italiana… eh beh!).<br />
<br />
Eppure…Ricordiamo qualche fatto; così magari qualcuno capisce.<br />
Chi è della Generazione X ha fatto l’università. Non quella del 18 politico, quella vera. 4/5 anni e non 3.La Generazione X è di fatto la prima generazione informatica.<br />
Da piccoli abbiamo usato il Commodore 64, l’Amiga, lo ZX Spectrum, mentre i nostri genitori si meravigliavano davanti ad una calcolatrice con i numeri rossi sul display.<br />
La Generazione X è cresciuta con valori profondi. Siamo figli o perlomeno nipoti di persone che hanno vissuto la guerra, ce l’hanno raccontata in tutte le salse (e, diciamolo, ce l’hanno sempre portata a esempio: “Non frignare! Quando ero piccola io c’era la guerra e il nonno mangiava i topi, visto che non c’era niente altro”).<br />
Siamo inoltre cresciuti con i cartoni animati (peraltro destinati in altro paese ad adulti) che portavano valori di un certo tipo, quali l’amicizia, l’onore, il concetto di patria ecc. Siamo cresciuti guardando vecchi film (che oggi ai miei figli non posso nemmeno proporre), ma anche film degli anni 80/90 e così abbiamo potuto vedere entrambe le facce della medaglia sociale.<br />
La Generazione X ha visto la guerra fredda e la vista sparire, ritornare, ri-sparire in una spirale mai finita e con attori a volte differenti.<br />
La Generazione X oggi ha accumulato esperienza lavorativa, intraprendenza ed è nel periodo della propria vita migliore, più produttivo, più energetico, propositivo…<br />
Siamo figli di una certa agiatezza economica, ma abbiamo visto i nostri genitori e nonni lavorare duramente, ne abbiamo acquisito i valori sociali, e malgrado tutto li stimiamo.<br />
Molti hanno anche visto e vissuto gli anni più bui della vita sociale italiana, quali il post sessantotto, gli anni di piombo, le stragi e le bombe.<br />
Abbiamo anche vissuto il periodo d’oro della musica, con i suoi valori e messaggi (che non è poco credetemi!).<br />
Potrei andare avanti con altri esempi. Chi è della Generazione X potrebbe sicuramente contribuire con mille altri aspetti e a loro – se vorranno - lascio gli eventuali commenti.<br />
<br />
Ebbene?<br />
E’ il momento che qualcuno si accorga di questa Generazione X e che la svincoli da questa oppressiva situazione di schiacciamento. Che ne liberi i potenziali: i vecchi vadano in pensione con le loro vecchie teorie, lascino spazio alla nostra generazione e di conseguenza ai giovani. Che qualcuno provi a puntare su noi. Oggi, nell’attuale situazione economica, politica e sociale, potrebbe essere una carta vincente.<br />
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E non vado oltre...Marco Del Cornohttp://www.blogger.com/profile/00863522198118005628noreply@blogger.com4tag:blogger.com,1999:blog-5039527688488996610.post-52123814829324532502015-05-25T15:31:00.001+02:002015-05-25T15:31:28.380+02:00Pensioni, il solito pastrocchio all'italiana<div style="background-color: #fffffa; color: #444444; font-family: Georgia, serif; font-size: 13px; line-height: 20px; margin-bottom: 15px; padding: 0px;">
“Le nuove regole introdotte dalla riforma adottata con la L. 214/2011 hanno modificato in modo significativo il sistema pensionistico migliorandone la sostenibilità nel medio-lungo periodo e garantendo una maggiore equità tra le generazioni”. </div>
<div style="background-color: #fffffa; color: #444444; font-family: Georgia, serif; font-size: 13px; line-height: 20px; margin-bottom: 15px; padding: 0px;">
Così recita una nota del ministero dell’economia nel DEF 2015. La sostenibilità del sistema nel medio-lungo periodo non può essere certo messa a rischio dalla sentenza della Corte Costituzionale n. 70/2015, mentre quella a breve poteva, o potrebbe, essere seriamente messa in discussione, in special modo con riguardo all’equilibrio delle spese correnti e del parametro del deficit. Pericolo scongiurato, a detta di Renzi, attraverso la determinazione del Consiglio dei Ministri del 17 maggio con cui il governo ha stabilito che ad avere il beneficio della perequazione all’inflazione saranno 3,7 milioni di pensionati rispetto ai circa 5 milioni degli aventi diritto con una spesa pari a 2,1 miliardi contro i 18 preventivati.</div>
<div style="background-color: #fffffa; color: #444444; font-family: Georgia, serif; font-size: 13px; line-height: 20px; margin-bottom: 15px; padding: 0px;">
Dunque l’angoscioso dilemma sull’uso del – presunto - tesoretto è stato risolto. Pazienza se il suddetto tesoretto doveva essere di 1,6 mld e non di 2,1. </div>
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Lo Stato dunque restituisce l’11,1% di quanto dovrebbe in forza di una sentenza della suprema corte. Il resto mancia, o meglio si vedrà nei prossimi anni. Le costituende associazioni di pensionati, spalleggiati dai soliti sciacalli politici un tanto al kilo, che magari nel 2011 votarono il decreto Monti (PD e PdL-Forza Italia in testa), già urlano il loro grido di guerra e minacciano class action. </div>
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Vediamo di fare un po’ di ordine in questo inqualificabile pastrocchio molto italiano e proviamo a fare qualche considerazione sul perché una materia così sensibile non riesca a trovare nel belpaese una meritata e stabile quiescenza. </div>
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La spesa per trattamenti pensionistici è in Italia oggettivamente molto alta. Sempre nel DEF si può leggere la seguente tabella che riporta l’incidenza degli assegni pensionistici sul totale.</div>
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<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiOKKs2wNSLZLk2iTSdSYFpHPtXRr564cWjoxWRSeFNscIT15SDHkX7f-mHviNgYAkXDgcX4i2KW8BKuhwSNiFI13qO1keEAylIjA1einQt3dpG57uTzLnSPaYZ13-HOvDfpphv_gcRHx8/s1600/Spesa+pensionistica.PNG" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="112" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiOKKs2wNSLZLk2iTSdSYFpHPtXRr564cWjoxWRSeFNscIT15SDHkX7f-mHviNgYAkXDgcX4i2KW8BKuhwSNiFI13qO1keEAylIjA1einQt3dpG57uTzLnSPaYZ13-HOvDfpphv_gcRHx8/s320/Spesa+pensionistica.PNG" width="320" /></a></div>
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Come si vede, alla faccia di tutte le riforme che avrebbero stabilizzato il sistema, fino al 2045 la spesa per pensioni si terrà ben al di sopra del 15%, il doppio della media OCSE. Come si è arrivati a questo livello? </div>
<div style="background-color: #fffffa; color: #444444; font-family: Georgia, serif; font-size: 13px; line-height: 20px; margin-bottom: 15px; padding: 0px;">
<span style="font-family: inherit; font-size: inherit; font-stretch: inherit; font-style: inherit; font-variant: inherit; font-weight: bolder; line-height: inherit;">ONTOLOGIA DI UN PASTROCCHIO</span></div>
<div style="background-color: #fffffa; color: #444444; font-family: Georgia, serif; font-size: 13px; line-height: 20px; margin-bottom: 15px; padding: 0px;">
Il guazzabuglio creato dalla sentenza della Consulta ha origini lontane ed è insito nel sistema pensionistico stesso.</div>
<div style="background-color: #fffffa; color: #444444; font-family: Georgia, serif; font-size: 13px; line-height: 20px; margin-bottom: 15px; padding: 0px;">
Un sistema a ripartizione, indipendentemente dall’essere caratterizzato dal calcolo retributivo o contributivo, è sottoposto a stress finanziario se non supportato da adeguate dinamiche demografiche ed economiche.</div>
<div style="background-color: #fffffa; color: #444444; font-family: Georgia, serif; font-size: 13px; line-height: 20px; margin-bottom: 15px; padding: 0px;">
Insomma, va bene finché cresce il numero di occupati in rapporto al numero dei pensionati e finché cresce la produttività degli occupati stessi, ossia il PIL aggregato. Altrimenti non va più bene e diventa una palla al piede non solo e non tanto per i conti dello stato ma per il sistema economico stesso. Perché, siccome le pensioni vanno pagate, la tassazione sul reddito (da lavoro) deve crescere o ben via contributi sociali o ben via imposte generali. E questo ammazza il lavoro.</div>
<div style="background-color: #fffffa; color: #444444; font-family: Georgia, serif; font-size: 13px; line-height: 20px; margin-bottom: 15px; padding: 0px;">
In Italia, da quasi due decenni, c'è poca crescita dell'occupazione e quasi nulla crescita della produttività. Quindi il PIL non cresce e da 8 anni oramai discende. Quindi il reddito da "ripartire" diminuisce e, se la fetta "ripartita" via pensioni non decresce assieme al PIL ma cresce, decresce ancor di più quel che rimane per gli altri. Quelli che il PIL lo producono, o dovrebbero.</div>
<div style="background-color: #fffffa; color: #444444; font-family: Georgia, serif; font-size: 13px; line-height: 20px; margin-bottom: 15px; padding: 0px;">
Su questo stato di fatto per almeno tre decenni la politica ha chiuso occhi, naso ed orecchie arrivando a mantenere in vita furti come le Baby Pensioni (Governo Rumor, 1973) che ci costano ancora 9 miliardi l’anno, o sistemi di calcolo particolarmente generosi per tutti (fino a più del 100% del reddito per alcuni privilegiati).</div>
<div style="background-color: #fffffa; color: #444444; font-family: Georgia, serif; font-size: 13px; line-height: 20px; margin-bottom: 15px; padding: 0px;">
In questi anni si è assistito ad una forma di cannibalismo intergenerazionale, con “gli anziani” che si nutrivano avidamente dei contributi dei figli. Quando si cominciarono ad intravvedere le conseguenze di questo saccheggio di risorse, era il 1992, si mandò in scena un refrain tipicamente italiano: la toppa a coprire il buco. Allungamento - graduale per carità e non per tutti ché qualche privilegio bisogna comunque garantirlo - del periodo di osservazione del reddito utile al calcolo dell’assegno. Tre anni durò la salvifica riforma Amato che nulla salvava.</div>
<div style="background-color: #fffffa; color: #444444; font-family: Georgia, serif; font-size: 13px; line-height: 20px; margin-bottom: 15px; padding: 0px;">
Altra toppa nel 1995 (L.335), questa volta più robusta almeno nelle intenzioni, e introduzione - graduale anzi gradualissima - del contributivo. La riforma Dini-Triplice sindacale si basava su due grandi drivers: montante dei contributi versati dai lavoratori e coefficienti di trasformazione. Ora, se per i primi è facile immaginare che poco ci sia da intervenire essendo questa materia indipendente dalla volontà dei governi, per i secondi era logico pensare ad una revisione sistematica e puntuale dei moltiplicatori in base alle aspettative di vita della popolazione. Appuntamento proditoriamente saltato perché la pensione, e il relativo diritto a percepirla (i diritti acquisiti su cui tornerò dopo), è come la mamma, la chiesa e la nazionale di calcio: intoccabile.</div>
<div style="background-color: #fffffa; color: #444444; font-family: Georgia, serif; font-size: 13px; line-height: 20px; margin-bottom: 15px; padding: 0px;">
Altro giro, verrebbe da dire di orologio, altra miniriforma. Prodi 1997, appena un anno e mezzo dopo la 335 di Dini, con l’accelerazione della fase transitoria che salvaguardava le pensioni di anzianità.</div>
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Non passano tre anni che si mette mano di nuovo ad un aggiustamento, questa volta con D’Alema, con l’istituzione del contributo di solidarietà per le pensioni d’oro. Tregua di quattro anni e nuova toppa con Maroni (L.243/2004) contenente, fra l’altro, il famigerato “scalone”. Di nuovo Prodi (2007) e di nuovo una riforma, la 247, con cui si introduce un nuovo elemento che diventerà gergo comune, quota 95 (somma dell’età del pensionando e degli anni di lavoro, poi portata a 96). Questa volta il silenzio dura solo 2 anni perché nel 2009 il governo Berlusconi vara la Legge 102 destinato ad innalzare l’età di pensionamento delle donne a 65 anni. Infine arrivano il supertecnico Monti con la supertecnica Fornero e siamo ai giorni nostri.</div>
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Dunque di toppa in toppa, di riformina in riformina, le pensioni, che ogni volta nelle conferenze stampa erano messe in sicurezza da qui all’eternità, sono state rimodulate otto volte in 20 anni! Un sistema che funziona non necessita di tanti aggiustamenti. E gli aggiustamenti continui massacrano il paese. Guarda caso l'ha ricordato anche Mario Draghi l'altro ieri, dandomi l'opportunità di aggiungere questa citazione. Lapalissiano no?</div>
<div style="background-color: #fffffa; color: #444444; font-family: Georgia, serif; font-size: 13px; line-height: 20px; margin-bottom: 15px; padding: 0px;">
Facendo finta di difendere i diritti acquisiti e valutandoli per quello che in realtà sono, ossia aspettative, verrebbe da dire che i diritti acquisiti sono stati traditi alla media di una volta ogni diciannove mesi, senza garanzia che il film finisca qui.</div>
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PERCHÈ RENZI HA RAGIONE E PERCHÈ HA TORTO</div>
<div style="background-color: #fffffa; color: #444444; font-family: Georgia, serif; font-size: 13px; line-height: 20px; margin-bottom: 15px; padding: 0px;">
La sentenza della suprema Corte apre un buco nei conti pubblici che già sono in equilibrio precario. Ha ragione Renzi a lamentarsi di dover aggiustare i guasti prodotti da altri perché l’Italia non può permettersi sforamenti nella disciplina di bilancio per via dell’elevato debito pubblico e per via di una crescita ancora asfittica . Pagare per intero la perequazione significherebbe dover poi reperire risorse per altri 16-18 miliardi, l’importo di una robusta manovra. Significa, molto probabilmente, far scattare le clausole di salvaguardia in materia di IVA e di accise contenute nella legge di stabilità, con pericolosissime conseguenze sul fronte dei consumi interni.</div>
<div style="background-color: #fffffa; color: #444444; font-family: Georgia, serif; font-size: 13px; line-height: 20px; margin-bottom: 15px; padding: 0px;">
Renzi ha però anche torto perché non esistono sentenze che si rispettano in quota parte. Non si può dire al giudice “ok, mi hai condannato a 1000,00 euro di risarcimento ma io ne pago soltanto 11,00”.</div>
<div style="background-color: #fffffa; color: #444444; font-family: Georgia, serif; font-size: 13px; line-height: 20px; margin-bottom: 15px; padding: 0px;">
Se da una parte è corretto privilegiare le pensioni più basse, dall’altra non si può incorrere per l’ennesima volta nella disuguaglianza dei cittadini di fronte alla legge. Troppe volte a sud delle Alpi si sono applicate le leggi ad alcuni e non ad altri, erogati privilegi in base al censo, alla tipologia di lavoro (chi si ricorda gli 80 euro?) o a qualche altro astruso parametro.</div>
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Naturalmente la cosa vale anche al contrario e, combinazione, proprio nelle ore in cui veniva emanata la sentenza sulle pensioni vedeva la luce anche quella sulla inapplicabilità della Tobin Tax, quella tassa per cui se sei un imprenditore di un settore paghi di più di chi opera in un altro. Altro buco di bilancio per le casse dello Stato questo, ma di importo più contenuto (700-800 milioni).</div>
<div style="background-color: #fffffa; color: #444444; font-family: Georgia, serif; font-size: 13px; line-height: 20px; margin-bottom: 15px; padding: 0px;">
Come reagirà la Corte Costituzionale di fronte alla facilmente immaginabile massa di ricorsi da parte di chi non vedrà rispettata su di sé la sentenza?</div>
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Nella tabella successiva è rappresentata una segmentazione dei pensionati per classi di reddito. Quelli che sono nella fascia più alta hanno senza dubbio il diritto di reclamare e cercare giustizia.</div>
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<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgetuh-RJ0UBhT09MaXXv6TgWK8rLoDdfUT51IAjzqml8dsEd1s3qdTBI7wsARi4Ieal8frhJ1RZss3GAhBnXjldQCQL9piPbIN_L6x4TaRucw0AG8_vkmexX0cJKoIn6EZWQRGaJ1hEWo/s1600/Pensionati.PNG" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="153" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgetuh-RJ0UBhT09MaXXv6TgWK8rLoDdfUT51IAjzqml8dsEd1s3qdTBI7wsARi4Ieal8frhJ1RZss3GAhBnXjldQCQL9piPbIN_L6x4TaRucw0AG8_vkmexX0cJKoIn6EZWQRGaJ1hEWo/s320/Pensionati.PNG" width="320" /></a></div>
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<div style="background-color: #fffffa; color: #444444; font-family: Georgia, serif; font-size: 13px; line-height: 20px; margin-bottom: 15px; padding: 0px;">
Secondo quanto si è appreso dalla conferenza stampa di presentazione del decreto gli esclusi dal rimborso sarebbero dunque circa 670.000. Un esercito. Non solo, il meccanismo ipotizzato “premia” nel migliore dei casi con il 71% di quanto si ha diritto, per cui potenzialmente tutti i 5 milioni e rotti di pensionati potrebbero fare azione per il recupero di quanto loro dovuto.</div>
<div style="background-color: #fffffa; color: #444444; font-family: Georgia, serif; font-size: 13px; line-height: 20px; margin-bottom: 15px; padding: 0px;">
<span style="font-family: inherit; font-size: inherit; font-stretch: inherit; font-style: inherit; font-variant: inherit; font-weight: bolder; line-height: inherit;">I TECNICI ALLA PROVA DELLA TECNICA</span></div>
<div style="background-color: #fffffa; color: #444444; font-family: Georgia, serif; font-size: 13px; line-height: 20px; margin-bottom: 15px; padding: 0px;">
Qui si pone un altro problema ben conosciuto. È mai possibile che la competenza di strapagati funzionari e direttori dei ministeri produca con questa puntualità norme e leggi che non reggono all’esame di costituzionalità? Della competenza dei politici com’è noto c’è poco da fidarsi ma è davvero inquietante che chi ha la responsabilità, e il potere, di tradurre in norme gli obiettivi del governo che impattano sulla vita dei cittadini dia prova di tanta incommensurabile ignoranza.</div>
<div style="background-color: #fffffa; color: #444444; font-family: Georgia, serif; font-size: 13px; line-height: 20px; margin-bottom: 15px; padding: 0px;">
Già il governo Monti-Fornero aveva partorito gli esodati, un errore da penna blu cui si sta faticosamente provando a porre rimedio. Il non prevedere che una misura potesse essere cancellata da una sentenza, compromettendo i risultati di una manovra fatta in situazione di drammatica emergenza, è da bocciatura a libretto. A meno che Monti non sapesse e volesse soltanto prendere tempo scaricando su chi sarebbe venuto dopo di lui il peso dell’errore. Se così fosse il giudizio su quell’esperienza di governo sarebbe ancora più severo e senza appello.</div>
<div style="background-color: #fffffa; color: #444444; font-family: Georgia, serif; font-size: 13px; line-height: 20px; margin-bottom: 15px; padding: 0px;">
<span style="font-family: inherit; font-size: inherit; font-stretch: inherit; font-style: inherit; font-variant: inherit; font-weight: bolder; line-height: inherit;">DIRITTI ACQUISITI?</span></div>
<div style="background-color: #fffffa; color: #444444; font-family: Georgia, serif; font-size: 13px; line-height: 20px; margin-bottom: 15px; padding: 0px;">
Poche formule retoriche sono così fluide e sfuggenti come questa. Si può considerare "diritto acquisito" il contenuto di una norma di legge con cui lo Stato promette un pagamento o una tassa futuri? Ci sono innumerevoli casi in cui la controparte, lo Stato appunto, ha modificato ex post i termini di tali patti: ogni volta che ha cambiato il regime fiscale ha violato una promessa scritta in una legge precedente, idem quando ha alterato un trasferimento verso questa o quell'altra categoria.</div>
<div style="background-color: #fffffa; color: #444444; font-family: Georgia, serif; font-size: 13px; line-height: 20px; margin-bottom: 15px; padding: 0px;">
D'altro canto, esiste pure un diritto "politico" ad una pensione se si versano i contributi in età lavorativa ed esiste anche un principio costituzionale di uguale trattamento di tutti da parte della legge. Per le generazioni che non hanno usufruito della generosità della politica passata questi diritti sono ora seriamente compromessi.</div>
<div style="background-color: #fffffa; color: #444444; font-family: Georgia, serif; font-size: 13px; line-height: 20px; margin-bottom: 15px; padding: 0px;">
Posto, per comodità di calcolo, che un pensionato ante riforma Amato andasse in pensione con un assegno pari all’80% dell’ultima retribuzione, un altro, in condizioni omogenee per anzianità lavorativa e contributi versati, ha ora diritto ad un trattamento non superiore al 50%. Una differenza non giustificata dall’aumento dell’aspettativa di vita e determinato solo dai differenti meccanismi applicati. La legislazione pensionistica non tratta tutti i cittadini nella stessa maniera ma li discrimina a seconda dell'età, della categoria professionale, del settore d'occupazione.</div>
<div style="background-color: #fffffa; color: #444444; font-family: Georgia, serif; font-size: 13px; line-height: 20px; margin-bottom: 15px; padding: 0px;">
È giusto questo? Non lede forse il diritto del pensionato di domani ad una retribuzione “proporzionata alla quantità e qualità del suo lavoro e in ogni caso sufficiente ad assicurare a sé stesso e alla famiglia un’esistenza libera e dignitosa”? (art. 36 della costituzione). </div>
<div style="background-color: #fffffa; color: #444444; font-family: Georgia, serif; font-size: 13px; line-height: 20px; margin-bottom: 15px; padding: 0px;">
Il dato è che il sistema pensionistico italiano è un gigantesco schema di trasferimento intergenerazionale delle risorse in cui chi è in cima alla piramide sta benone, chi è nel mezzo vivacchia, chi è alla base raccoglie le briciole; chi sarà la base di domani probabilmente neanche quelle.</div>
<div style="background-color: #fffffa; color: #444444; font-family: Georgia, serif; font-size: 13px; line-height: 20px; margin-bottom: 15px; padding: 0px;">
<span style="font-family: inherit; font-size: inherit; font-stretch: inherit; font-style: inherit; font-variant: inherit; font-weight: bolder; line-height: inherit;">COSA INSEGNA QUESTA VICENDA</span></div>
<div style="background-color: #fffffa; color: #444444; font-family: Georgia, serif; font-size: 13px; line-height: 20px; margin-bottom: 15px; padding: 0px;">
Prima di tutto, ma è una conferma, che siamo governati da incapaci, bravi a promettere, fuoriclasse a sperperare e pessimi a programmare.</div>
<div style="background-color: #fffffa; color: #444444; font-family: Georgia, serif; font-size: 13px; line-height: 20px; margin-bottom: 15px; padding: 0px;">
In secondo luogo che i diritti acquisiti sono un lusso che non possiamo permetterci ma che nessun politico nel pieno della sua attività avrà mai il coraggio di ammettere perché si alienerebbe il voto di una larga fetta di elettorato.</div>
<div style="background-color: #fffffa; color: #444444; font-family: Georgia, serif; font-size: 13px; line-height: 20px; margin-bottom: 15px; padding: 0px;">
In terzo luogo che la consuetudine di rattoppare leggi fatte male spesso le peggiora e nella migliore delle ipotesi sposta solo in avanti il problema facendo pagare il conto a chi verrà.</div>
<div style="background-color: #fffffa; color: #444444; font-family: Georgia, serif; font-size: 13px; line-height: 20px; margin-bottom: 15px; padding: 0px;">
Infine che il dibattito sulle pensioni è infarcito di cattiva informazione e che, ad esempio, un sistema contributivo non è affatto garanzia di sostenibilità della spesa né di prestazioni. I contributi versati non sono del contribuente ma del sistema che li distribuisce più o meno direttamente ai pensionati. Non esiste alcun accantonamento dei contributi versati; non esiste alcun impiego degli stessi soldi; non esiste alcuna indicizzazione di quanto risparmiato se non quella che è decisa con una legge e che un’altra legge potrebbe cancellare. Esiste solo un travaso di risorse dai giovani ai vecchi sperando che venga poi qualcuno ancora più giovane che faccia lo stesso e con inconsapevole generosità paghi per la generazione precedente.</div>
<div style="background-color: #fffffa; color: #444444; font-family: Georgia, serif; font-size: 13px; line-height: 20px; margin-bottom: 15px; padding: 0px;">
Forse è proprio da qui che bisognerebbe partire se si volesse porre fine definitivamente al pastrocchio.</div>
<div style="background-color: #fffffa; color: #444444; font-family: Georgia, serif; font-size: 13px; line-height: 20px; margin-bottom: 15px; padding: 0px;">
da noisefromamerika.org</div>
Anonymoushttp://www.blogger.com/profile/13953401609628294842noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-5039527688488996610.post-74229258854767785072015-04-14T11:31:00.001+02:002015-04-14T11:31:35.426+02:00Della corruzione e delle pene<div style="background-color: #fffffa; color: #444444; font-family: Georgia, serif; font-size: 13px; line-height: 20px; margin-bottom: 15px; padding: 0px;">
Secondo uno studio OCSE la percezione della corruzione nella pubblica amministrazione in Italia raggiunge il 90%. In questa speciale, e poco onorevole, classifica siamo primi davanti a Grecia e Portogallo e lontanissimi dai Paesi più virtuosi come Svezia e Danimarca. Insomma, non è vero che non sappiamo fare nulla, vi sono cose nelle quali ci impegnamo per davvero.</div>
<div style="background-color: #fffffa; color: #444444; font-family: Georgia, serif; font-size: 13px; line-height: 20px; margin-bottom: 15px; padding: 0px;">
Che il Belpaese sia maglia rosa di questa bizzarra consuetudine lo si capisce sfogliando un qualunque quotidiano sia nazionale che locale anche senza ricorrere a complicati algoritmi statistici.</div>
<div style="background-color: #fffffa; color: #444444; font-family: Georgia, serif; font-size: 13px; line-height: 20px; margin-bottom: 15px; padding: 0px;">
Sono passati 23 anni dallo scoppio di tangentopoli ma l’impressione è che da Mario Chiesa a Ercole Incalza nulla sia cambiato nonostante una legge ad hoc sui pubblici appalti (la 109/1994), decaloghi e raccomandazioni sia <a href="https://www.google.com/webhp?sourceid=chrome-instant&rlz=1C1CHFX_enUS573US574&ion=1&espv=2&ie=UTF-8#q=regolamento%20anticorruzione" style="color: #e5002d; text-decoration: none;">italiani</a> che <a href="http://www.oecd.org/tax/crime/37155285.pdf">esteri</a>, e un’authority nuova di zecca il cui funzionamento è stato <a href="http://noisefromamerika.org/articolo/valori-burocratici-parte-2-caso-autorita-anticorruzione">su queste pagine</a> da Paolo Piergentili.</div>
<div style="background-color: #fffffa; color: #444444; font-family: Georgia, serif; font-size: 13px; line-height: 20px; margin-bottom: 15px; padding: 0px;">
Perché in Italia ogni appalto pubblico, ogni opera grande o piccola, ogni evento finanziato dalla tassazione di (quasi) tutti diventa ghiotta occasione per arricchire i già rigonfi portafogli dei soliti noti? Dal Mose all’Expo, dal G8 alla cooperazione, e via via a scendere in ambito locale, non c’è appalto che non sia sfiorato da fenomeni di corruzione e concussione.</div>
<div style="background-color: #fffffa; color: #444444; font-family: Georgia, serif; font-size: 13px; line-height: 20px; margin-bottom: 15px; padding: 0px;">
Il legislatore reagisce come suo solito - ma sarebbe meglio dire fa finta di reagire - discutendo una nuova legge anticorruzione che inasprisce le pene e allunga i tempi di prescrizione dei reati. Se valesse la regola per cui basta aumentare di due anni la pena – nella fattispecie, da quattro a sei – per evitare la commissione di un reato, allora si potrebbe scrivere un nuovo codice penale che innalza tutte le pene di N anni. Fatto è che il puro inasprimento delle pene può essere funzionale, ma non decisivo, ad una effettiva risoluzione del problema. Se fosse vero l'assunto per cui una pena molto severa ha totale efficacia deterrente contro un crimine, allora in Texas, dove viene applicata alacremente la pena di morte, non avverrebbero più omicidi.</div>
<div style="background-color: #fffffa; color: #444444; font-family: Georgia, serif; font-size: 13px; line-height: 20px; margin-bottom: 15px; padding: 0px;">
Il problema evidentemente sta (anche) altrove. </div>
<div style="background-color: #fffffa; color: #444444; font-family: Georgia, serif; font-size: 13px; line-height: 20px; margin-bottom: 15px; padding: 0px;">
<span style="font-family: inherit; font-size: inherit; font-stretch: inherit; font-style: inherit; font-variant: inherit; font-weight: bolder; line-height: inherit;">Primo</span>. In Italia non è mai esistito un sistema politico-elettorale capace di generare una vera alternanza nel controllo dei centri di potere, alternanza che implicasse un regolare ricambio sia della classe politica che dell'alta burocrazia pubblica. Anche i nuovi attori di oggi non sono altro che l’espressione dei vecchi sistemi di potere che perpetuano le loro dinamiche. Lo si vede nella timidezza con cui il governo, al di là dei proclami che non costano nulla e fanno sempre audience, affronta, nei fatti, il tema del ricambio della classe politica e di quella burocratica - un esempio su mille: <a href="http://www.lastampa.it/2015/04/09/italia/politica/diaz-cantone-de-gennaro-non-pu-pagare-per-tutti-wnh61pvEikOwxGeqWDu4MM/pagina.html" style="color: #e5002d; text-decoration: none;">Renzi che "blinda" De Gennaro</a>. Lo si vede nei comportamenti dei parlamentari di Forza Italia, partito che più ha governato negli ultimi 20 anni: il gruppo parlamentare, come in un "pronti, via!" ha opposto con un emendamento la pregiudiziale di incostituzionalità al DDL in discussione al Senato. Lo si vede, alla fine, nella continuità nelle cariche apicali della pubblica amministrazione locale e dei ministeri.</div>
<div style="background-color: #fffffa; color: #444444; font-family: Georgia, serif; font-size: 13px; line-height: 20px; margin-bottom: 15px; padding: 0px;">
<span style="font-family: inherit; font-size: inherit; font-stretch: inherit; font-style: inherit; font-variant: inherit; font-weight: bolder; line-height: inherit;">Secondo</span>. Nonostante il codice appalti esistono ancora troppe stazioni appaltanti che hanno il potere di dettare regole ad usum di chi con la PA ha un rapporto quotidiano e confidenziale. Alberto Heimler in un intervento alla Scuola Nazionale Superiore dell’Amministrazione così descrive il fenomeno:</div>
<blockquote style="background: rgb(246, 247, 237); border: 1px solid rgb(221, 221, 221); color: #444444; font-family: Georgia, serif; font-size: 13px; font-style: italic; line-height: 20px; margin: 0px 0px 20px; padding: 24px 20px 5px;">
<div style="margin-bottom: 15px; padding: 0px;">
i) I mercati degli appalti pubblici sono frequentemente caratterizzati da cartelli</div>
<div style="margin-bottom: 15px; padding: 0px;">
ii) I concorrenti si mettono d’accordo per suddividersi fra loro le gare e aggiudicarsele ad un prezzo più elevato</div>
<div style="margin-bottom: 15px; padding: 0px;">
iii) L’accordo si risolve (quasi) sempre in una rotazione su chi si aggiudica la gara di turno</div>
<div style="margin-bottom: 15px; padding: 0px;">
iv) Talvolta i concorrenti si accordano per non partecipare ad una gara in cambio di un subappalto</div>
</blockquote>
<div style="background-color: #fffffa; color: #444444; font-family: Georgia, serif; font-size: 13px; line-height: 20px; margin-bottom: 15px; padding: 0px;">
È evidente che chi può riesce ad aggirare le regole, spesso grazie alla collaborazione di chi, nell’ente appaltante, dovrebbe garantire il regolare funzionamento della gara e il miglior prezzo e le migliori condizioni per la pubblica amministrazione.</div>
<div style="background-color: #fffffa; color: #444444; font-family: Georgia, serif; font-size: 13px; line-height: 20px; margin-bottom: 15px; padding: 0px;">
Ah, a proposito di "insiders", l'ironia della sorte, nel cercare materiale per questo post, ci ha portato <a href="http://sna.gov.it/it/chi-siamo/amministrazione-trasparente/personale/personale-non-a-tempo-indeterminato/docenti-a-tempo-pieno/">qui</a>. Non male come esempio di scuola, no? </div>
<div style="background-color: #fffffa; color: #444444; font-family: Georgia, serif; font-size: 13px; line-height: 20px; margin-bottom: 15px; padding: 0px;">
<span style="font-family: inherit; font-size: inherit; font-stretch: inherit; font-style: inherit; font-variant: inherit; font-weight: bolder; line-height: inherit;">Terzo</span>. La cultura di cui è permeato il paese tratta la corruzione e la collusione con indulgenza perché rappresenta per tanti la scorciatoia segreta attraverso la quale si aggira la competizione e si evita l’investimento in produttività ed efficienza. Funziona meglio il capitalismo di relazione che il capitalismo di competizione, almeno in un sistema come quello italiano; il problema è che funziona per pochi e sempre i soliti. Paga esser vicini al politico potente che può garantire corsie preferenziali negli appalti, ma anche nell’accesso al credito, nelle assunzioni, negli incarichi di consulenza ecc.</div>
<div style="background-color: #fffffa; color: #444444; font-family: Georgia, serif; font-size: 13px; line-height: 20px; margin-bottom: 15px; padding: 0px;">
Dunque non può essere una legge o una singola norma a "moralizzare" un insieme di interessi ben saldi e consolidati.</div>
<div style="background-color: #fffffa; color: #444444; font-family: Georgia, serif; font-size: 13px; line-height: 20px; margin-bottom: 15px; padding: 0px;">
Serve un corpo di leggi quadro che di concerto operi su quattro grandi capitoli: a) semplificazione delle procedure, perché dietro la complessità delle norme si nasconde sempre il vantaggio di chi quelle norme sa come interpretarle e utilizzarle; b) piena e totale trasparenza sui criteri di aggiudicazione delle gare e sulle procedure di affidamento degli incarichi, perché i fenomeni corruttivi (e concussivi) non possono essere combattuti solo ex post ma soprattutto evitati ex ante; c) un'authority dotata di pieni poteri che garantisca meritocrazia ed esercizio della libera concorrenza fra imprese, che sia finalmente sopra le autorità speciali dei ministeri, come ad esempio la Struttura Tecnica di Missione affidata ad Ercole Incalza prima come dirigente poi come consulente esterno; d) incarichi a tempo determinato delle posizioni apicali a nomina politica della pubblica amministrazione per evitare che si consolidino rapporti troppo stretti fra chi detiene il potere di orientare gli appalti e chi partecipa alle gare. </div>
<div style="background-color: #fffffa; color: #444444; font-family: Georgia, serif; font-size: 13px; line-height: 20px; margin-bottom: 15px; padding: 0px;">
Non è un caso se la legge 109/93, prima, e il codice appalti (dlgs. 163/2006), poi, si siano rivelati inefficaci nella prevenzione della corruzione. E non è un caso se le cosidette grandi opere siano state quasi sempre affidate a commissari speciali dopo che erano stati scoperti gravi episodi di corruzione. Poco o nulla si è fatto in questi 20 anni sul fronte della trasparenza, vero nodo gordiano del problema. Manca un open data set che consenta a chiunque di consultare come e a chi i bandi sono assegnati, quali soggetti prestano le controgaranzie richieste dai disciplinari e altre cruciali informazioni. Un portale in cui tutti i record relativi alle assegnazioni siano di pubblica consultazione. Sarebbe questo un deterrente molto più efficace degli aumenti di pena e dell'allungamento dei tempi di prescrizione.</div>
<div style="background-color: #fffffa; color: #444444; font-family: Georgia, serif; font-size: 13px; line-height: 20px; margin-bottom: 15px; padding: 0px;">
L'istituzione del Consip è stata un passo avanti non sufficiente su cui torneremo in un prossimo pezzo. Trasparenza serve sui bilanci dei partiti, sulle donazioni ricevute dai politici e dalle fondazioni da loro fondate o a loro riconducibili.</div>
<div style="background-color: #fffffa; color: #444444; font-family: Georgia, serif; font-size: 13px; line-height: 20px; margin-bottom: 15px; padding: 0px;">
D'altra parte le disposizioni emanate dall'Anac per prevenire fenomeni di corruzione sembrano destare poco interesse fra i destinatari. Entro il 31 gennaio 2014 tutte le amministrazioni comunali dovevano presentare un piano triennale di prevenzione della corruzione (PTPC) e darne attuazione. I dati puntuali relativi all'attuazione dei PTPC si possono consultare in <a href="http://www.francomostacci.it/wp-content/uploads/2015/02/Relazione_RPC_Comuni.htm" style="color: #e5002d; text-decoration: none;">questa pagina</a> curata da Franco Mostacci. L'interesse mostrato dalle amministrazioni locali si evince dal dato desolante relativo al divieto di presenza di condannati nelle commissioni e negli uffici: solo in sette comuni è stata fatta un'attività di verifica di questa condizione. In generale sembra esserci un imbarazzante scollamento fra percezione della corruzione e cronaca quotidiana da una parte e reazione delle amministrazioni pubbliche dall'altra. </div>
<div style="background-color: #fffffa; color: #444444; font-family: Georgia, serif; font-size: 13px; line-height: 20px; margin-bottom: 15px; padding: 0px;">
Emblematico è il caso del responsabile della trasparenza e della prevenzione della corruzione al comune di Roma, Italo Walter Politano, indagato per associazione a delinquere di stampo mafioso. Dopo il provvedimento di garanzia la giunta Marino l'ha sostituito ma non ha potuto sospenderlo fino a chiarimento della sua posizione, perché la legge non consente la sospensione di un dirigente. Politano oggi è a capo dell'Ufficio Decentramento. È dunque la legge stessa ad impedire che un (presunto) lupo sia a guardia del gregge. </div>
<div style="background-color: #fffffa; color: #444444; font-family: Georgia, serif; font-size: 13px; line-height: 20px; margin-bottom: 15px; padding: 0px;">
I partiti invece preferiscono spostare pilatescamente il dibattito sulle tecnicalità giuridiche e sull'uso delle intercettazioni.</div>
<div style="background-color: #fffffa; color: #444444; font-family: Georgia, serif; font-size: 13px; line-height: 20px; margin-bottom: 15px; padding: 0px;">
I politici di destra senza alcun ritegno, quelli di sinistra più sommessamente (fa eccezione D' Alema), si lamentano della pubblicazione delle intercettazioni; in alcuni casi addirittura dello strumento stesso dell'intercettazione. Essere coinvolti, loro malgrado, mentre qualcuno suggerisce di acquistare 2000 bottiglie di Pinot e Cabernet perché chi lo produce è politicamente più influente di una Cantina Bentivoglio qualsiasi, può essere spiacevole; ma un politico senza macchia dovrebbe limitarsi a rivendicare la qualità del proprio vino, non minacciare di querela chiunque capiti a tiro. Anzi dovrebbe essere il primo a chiedere trasparenza, dopo che, svariati lustri ai vertici della politica italiana, per la trasparenza ha fatto nulla. È bene ricordare che, salvo rarissimi casi, le intercettazioni finiscono sui giornali perché sono già diventate atti pubblici e quindi la loro pubblicazione non solo non viola alcuna norma ma nemmeno alcuna segretezza. La secretazione di rapporti men che limpidi non è meno indesiderabile della gogna pubblica che deriva dalla pubblicazione di conversazioni riservate: dipende dal valore relativo che uno pone su moralità della vita pubblica e privacy del politico o del burocrate. Personalmente privilegio la prima, visto che il costo sociale della sua continua violazione è diventato enorme. Chi occupa ruoli di responsabilità politica e amministrativa non può invocare ragioni di privacy se lo scudo della riservatezza può nascondere illeciti comportamenti. Il diritto dei cittadini di sapere da chi sono governati è sacrosanto al pari della democrazia; anzi ne è parte fondante.</div>
<div style="background-color: #fffffa; color: #444444; font-family: Georgia, serif; font-size: 13px; line-height: 20px; margin-bottom: 15px; padding: 0px;">
La corruzione non è solo un danno d'immagine per il paese. Calcolarne l'impatto sui conti pubblici è pressoché impossibile, anche se in giro qualcuno che abbia provato a fare i conti si trova. Le stime più <em style="font-family: inherit; font-size: inherit; font-stretch: inherit; font-variant: inherit; font-weight: inherit; line-height: inherit;">a la page</em> parlano di sessanta miliardi all'anno sebbene la stessa Corte dei Conti, cui si attribuisce la cifra, abbia dichiarato che non è possibile una quantificazione puntuale. È certo però che il danno c'è ed è enorme perché, oltre a rimetterci contabilmente, la PA ci rimette in efficienza e il paese ci rimette sotto il profilo della crescita della ricchezza. Si pensi solo a quante aziende straniere non investono in Italia per non trovarsi invischiate in meccanismi da terzo mondo; si pensi a quanti operatori italiani non investono perché fuori dal "giro giusto"; si pensi a quante aziende continuano a preferire di essere sottodimensionate pur di non rischiare che gli investimenti fatti per diventare competitive siano vanificati da un sistema in cui non si "deve" competere.</div>
<div style="background-color: #fffffa; color: #444444; font-family: Georgia, serif; font-size: 13px; line-height: 20px; margin-bottom: 15px; padding: 0px;">
Mentre scriviamo queste righe il manager della Cpl Concordia Francesco Simone arrestato nell'inchiesta di Ischia, svela come funzionava il giro di mazzette che consentiva alla cooperativa di aggiudicarsi gli appalti. Ieri il Pio Albergo Trivulzio e il partito socialista; oggi una cooperativa e un giro di sindaci e senatori. Ventitre anni e non è cambiato niente.</div>
Anonymoushttp://www.blogger.com/profile/13953401609628294842noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-5039527688488996610.post-89150002486884654822015-04-11T12:34:00.002+02:002015-04-11T12:34:29.829+02:00La matematica creativa di Renzi - Parte 1Pubblicato il DEF 2015 mi accingo ancora una volta al sacrificio. Ammetto di partire prevenuto; tutti i precedenti documenti di economia e finanza contenevano numeri e previsioni buoni per i libri di favole e non per avere un segnale puntuale per lo stato dell'economia. Naturalmente gli ultimi due made in Renzi (Def 2014 e aggiornamento) non facevano eccezione, avendo Matteo da Rignano fatto dell'ottimismo creativo un spot permanente più ripetitivo di quello di Tonino Guerra.<br />
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<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEg_GgZvFSA2R5TlzTv98GiQhW4A5MBZ_ovBfjuJaFPQLhF7fAP-IxUopDPL1TeOho-QPA9nfCVVvjZ2n3NjoV5WH25jnphl43s5s6QMo19ZS8SLwS9ctug4afCgaBIcR15RzXSj1RLZBdk/s1600/hqdefault.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEg_GgZvFSA2R5TlzTv98GiQhW4A5MBZ_ovBfjuJaFPQLhF7fAP-IxUopDPL1TeOho-QPA9nfCVVvjZ2n3NjoV5WH25jnphl43s5s6QMo19ZS8SLwS9ctug4afCgaBIcR15RzXSj1RLZBdk/s1600/hqdefault.jpg" height="240" width="320" /></a></div>
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Parto dunque dall'introduzione che al solito è col botto:<br />
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<ul>
<li>1,6 miliardi di tesoretto, di cui decidere la destinazione in un imminente consiglio dei ministri (le elezioni si avvicinano e bisogna pur dare uno zuccherino agli elettori);</li>
<li>la clausola di salvaguardia dell'aumento IVA scongiurato</li>
</ul>
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Il miliarduccio e spiccioli di maggiore dotazione deriverebbe dalle migliorate previsioni di crescita passate allo 0,7%. E' una previsione naturalmente ma i soldi per Renzi sono lì, tutti da spendere. E' come se in una sala scommesse il banco pagasse le vincite prima che sia finita la partita. </div>
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Invece prudenza e raziocinio suggerirebbero di verificare il risultato finale prima di elargire premi. Questa fretta sembra la stessa che attanagliò il governo un anno fa quando gli 80 euro erano necessari ed urgenti.</div>
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Staremo a vedere</div>
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L'aumento dell'IVA è scongiurato, leggiamo, "grazie al miglioramento del quadro macroeconomico -che si riflette in un aumento del gettito - e alla flessione della spesa per interessi rispetto alle previsioni dello scorso autunno". </div>
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Nulla la dire sul secondo punto perché grazie al QE i titoli pubblici di nuova emissione si sono effettivamente ridotti significativamente sino quasi a sfiorare i rendimenti negativi su quelli a breve (0,013% quello dei Bot a 12 mesi).</div>
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Sulle previsioni di gettito invece l'ottimismo del governo è all'ingrosso.</div>
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Sul sito del Ministero dell'Economia infatti si può leggere che nel bimestre gennaio-febbraio le entrate tributarie sono in calo dello 0,8% rispetto allo stesso periodo dello scorso anno. Aumentano quelle da imposte dirette (+1,9%) ma diminuiscono del 4,7% quelle da imposte indirette con un decremento del gettito IVA del 5,6%.</div>
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Insomma l'economia è tutt'altro che in salute, in special modo con riguardo ai consumi (-5% gli scambi interni) e alle accise sui prodotti energetici (indicatore importantissimo che cala addirittura del 9,3%).</div>
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E' presto per trarre delle conclusioni; magari nei prossimi mesi ci sarà un miglioramento del quadro economico. </div>
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Per adesso rileviamo solo che l'ottimismo sembra il profumo della vita ma in realtà, in politica, è una flatulenza.</div>
Anonymoushttp://www.blogger.com/profile/13953401609628294842noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-5039527688488996610.post-80774412093785908792015-02-18T17:43:00.000+01:002015-02-27T09:10:05.425+01:00I 10 punti di Salvini. Parte 3Riprendo l'analisi del programma di Salvini dopo l'approfondimento sulla spesa pubblica. Cercherò di essere breve perché molti dei punti rimanenti sono ridondanze dei primi 5 e perché l'ultima parte di questo articolo dovrò, ahimé, dedicarlo ancora una volta a Borghi, che con incoscienza si lancia nel suo sport preferito (arrampicarsi sui vetri) per difendere un programma indifendibile (<a href="http://www.formiche.net/2015/02/18/vi-spiego-il-nuovo-programma-della-lega-salvini-parla-claudio-borghi-aquilini/">qui</a> il link).<br />
<br />
<strong>Quinto punto: politiche anticicliche mirate alla piena occupazione.</strong><em> I governi Monti Letta e Renzi hanno attuato politiche pro cicliche che hanno creato disoccupazione.</em><br />
<em>In recessione l’ austerità è suicida. I trattati europei (Fiscal Compact in primis) devono essere subordinati alla sostenibilità economica e alla priorità della ricerca della massima occupazione, esattamente come recitano i mandati di banche centrali che agiscono in cooperazione con il governo come ad esempio la Federal Reserve. Lo stato deve pertanto essere in grado di poter avere flessibilità di bilancio (meno tasse o maggior deficit) qualora l’ economia risulti in recessione e il tasso di disoccupazione sia superiore alla disoccupazione fisiologica.</em><br />
<br />
La piena occupazione è una magnifica e desiderabile icona. Degna del Pcus e della MMT, purtroppo. La via che Salvini traccia per raggiungerla è quella del deficit che, detta in altre parole, vuol dire accumulare altro debito che generazioni successive dovranno pagare. Vero è che l'austerity, così come è stata declinata e interpretata da ottusi euroburocrati e incompetenti economisti da talk show, può in fase di recessione essere pro-ciclica (si legga nel caso l'ottimo saggio di Mario Seminerio La Cura Letale), ma altrettanto vero è che austerity, nella versione corretta indicata a più riprese dalla BCE e da Mario Draghi, significa controllo dei conti: non spendere senza coperture e nel caso ridurre le spese riducendo contemporaneamente la pressione fiscale (dichiarazione del 7 agosto 2014 ad esempio). Quanto al fiscal compact citato <i>in primis </i>ne parlai <a href="http://www.miglioverde.eu/fiscal-compact-quello-spauracchio-misconosciuto-e-davvero-uno-spauracchio/">qui</a> per dimostrare che non è quel mostro che i no euro descrivono perché, sintetizzo, prevede maglie molto più larghe di quanto viene detto in giro (output gap).<br />
<br />
<strong>Sesto punto: abolizione della legge Fornero.</strong><em> Il primo “regalo” di Monti fu la legge Fornero e quindi dev’essere una delle prime cose ad essere spazzata via. Un sistema previdenziale che diventa contributivo ma al contempo lascia i lavoratori privi di un lavoro e della pensione è assurdo, barbaro e deve essere abolito. Il concetto stesso di pensione contributiva dovrebbe comportare la possibilità di andare in pensione a qualsiasi età, ovviamente con una pensione corrispondente ai contributi versati e attualizzata all’ aspettativa di vita. In buona sostanza in ogni momento il cittadino deve essere libero di poter riavere i propri contributi scegliendo se ottenere un assegno basso ritirandosi dopo meno anni lavorativi oppure una pensione più elevata lavorando più a lungo.</em><br />
<br />
Qui viene fuori quella confusione cialtrona alla quale la Lega ci ha abituato. La legge Fornero, buona o brutta che sia, <b>non </b>istituisce la figura dell'esodato. La brutta vicenda dei lavoratori che si son trovati senza stipendio e senza pensione è stata una <b>porcata</b> frutto di un errore si gravissimo ma che resta un errore tecnico. I tecnici del ministero, o la stessa Fornero e Monti, non incrociarono i dati di chi aveva usufruito della finestra di pensionamento offerta dagli accordi con i datori di lavoro in forza della riforma Sacconi. Il sistema pensionistico <b>non </b>lascia i lavoratori privi di lavoro e di assegno pensionistico; innalza solo l'età di quiescenza.<br />
<br />
<strong>Settimo punto: no Ttip.</strong> <em>Mentre il Pd manda Gianni Pittella in missione con lo scopo di accelerare le trattative sul trattato di apertura transatlantica dei mercati nessuno ha informato delle conseguenze che una simile pazzia potrebbe avere. Spalancare ulteriormente l’ Italia alla concorrenza estera mentre la nostra industria, la nostra agricoltura e il nostro allevamento sono in ginocchio significherebbe dare il colpo di grazia alla nostra economia. Entrare in aree di libero scambio sempre più grandi, con lo svantaggio di una moneta artificialmente sopravvalutata per la nostra economia e, per di più, demandando ad altri le autorità di controllo e sorveglianza equivale a mettere a nuotare i nostri figli in una piscina piena di coccodrilli. </em><br />
<br />
<br />
Mamma mia, poveri i nostri figli costretti a nuotare in mezzo ad affamati rettili primitivi! Il problema posto da Salvini dunque sarebbe superato se la moneta che utilizziamo fosse più debole. Problema risolto: l'euro nell'ultimo anno si è svalutato sui mercati quasi del 20%<br />
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<div center="" text-align:="">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgg6X3gbzoLB2gDISm6qiCC8cN7oStxBmWWHJaXG2drcU5mAQclJnhgrjoxrZemQRl97lsTX1fvbxylu4jg89xexP0VwC6QbtdQCMjAXRHI-p3y8xlg3Gy7Cg5u3giA82KY4M_UnbLmUWc/s1600/Eur_US.PNG" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgg6X3gbzoLB2gDISm6qiCC8cN7oStxBmWWHJaXG2drcU5mAQclJnhgrjoxrZemQRl97lsTX1fvbxylu4jg89xexP0VwC6QbtdQCMjAXRHI-p3y8xlg3Gy7Cg5u3giA82KY4M_UnbLmUWc/s1600/Eur_US.PNG" height="124" width="320" /></a></div>
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E' la competizione che ci deve far paura posto che l'evocato problema della valuta troppo forte è stato superato? Se Salvini, e Borghi, avessero un po' di onestà intellettuale abbandonerebbero questo argomento superato ormai dai fatti e dalla storia.<br />
Ma aver paura della competizione significa anche ammettere la scarsa qualità dei nostri prodotti, la insufficiente produttività delle nostre industrie, e non è né può essere il ritorno all'autarchia la soluzione.<br />
<br />
<strong>Ottavo punto: valorizzare le diversità e controllare le frontiere.</strong><em> Il Pd preme per l’ azzeramento degli enti locali in Italia, la cessione di sovranità a Bruxelles e l’ annegamento globalista in un mondo dominato dalle grandi multinazionali rese “competitive” dalla mano d’ opera a basso prezzo incoraggiata ad invaderci con “mare nostrum” e frontiere aperte. Noi, anche qui, vogliamo l’ esatto contrario. Siamo convinti che il “frullato” di culture e sapori faccia comodo solo a pochi e che invece nella diversità, nelle tradizioni e nelle autonomie locali vi sia la vera ricchezza. </em><br />
<br />
Chi ha qualche anno come me ricorda certamente il SIM, Stato Imperialista delle Multinazionali, evocato dalle Risoluzioni strategiche delle Brigate Rosse. Non voglio entrare nel problema delle frontiere ora che la minaccia Isis si presenta sulle coste della Libia; magari scriverò un post ad hoc.<br />
<br />
<strong>Nono punto: si può tassare solo se c’ è reddito.</strong><em> Monti Letta e Renzi hanno affrontato l’ aumento della disoccupazione inseguendo i beni dei cittadini con gabelle assurde inventate con la scusa di “trasferire le tasse dal lavoro alle cose”. In realtà questo sistema si è rivelato semplicemente un furto permanente e un modo di far pagare anche i disoccupati. Il principio che proponiamo è molto semplice: non può esserci tassa in assenza di reddito. </em><br />
<br />
Finalmente, al nono tentativo, qualcosa di sensato. Esposto in modo approssimativo ma tutto non si può avere.<br />
<br />
<strong>Decimo punto: superamento del sistema dei trasferimenti fiscali. [...]</strong><em>Noi proponiamo un sistema dove nessuno debba pagare per altri e dove ognuno possa essere competitivo con le proprie forze con sistemi di aggiustamento diversi dalla disoccupazione e dalla miseria. Pertanto dopo un iniziale ritorno allo status quo pre euro, necessario per rimettere in piedi il tessuto industriale del nord Italia con l’ aiuto di una valuta più leggera, occorrerà pensare a meccanismi di flessibilità (come ad esempio due monete) per riequilibrare la competitività del sud esattamente nello stesso modo in cui si cerca il recupero della competitività italiana verso la Germania.</em><br />
<br />
Altra confusione dietro la quale, a fatica, mi sembra di scorgere un po' di federalismo. Il partito nato per lottare per un'Italia Federale, che più volte ha tentato la carta dialettica della secessione, dedica alla sua ragion d'essere poche e confuse parole? La doppia moneta è una boiata (come tutelerebbe le aziende che usano la moneta debole e devono scambiare merci e servizi con quelli che usano quella forte? Provate ad andare a Londra e convertire 1000 euro in pounds e poi ne parliamo). Sarebbe interessante invece parlare di residuo fiscale e trasferimenti ma sono argomenti troppo complessi per un programma elaborato da NoiconSalvini.<br />
<br />
Prima di chiudere, ché il post è già troppo lungo, come promesso occorre spendere due parole sulla difesa di Claudio Borghi.<br />
Dice Borghi che il debito pubblico non è la causa della crisi "altrimenti qualcuno mi deve spiegare per quale motivo con Berlusconi era al 120% e lo spread a 500, con Monti pure (falso n.d.r), poi quando è intervenuto Draghi lo spread è calato e invece il debito ha continuato a crescere fino al 135%."<br />
Tutto qui, oh grande economista? E' questo l'argomentare sul debito che non è un problema?<br />
Il debito è un problema se:<br />
i) non è sostenibile<br />
ii) la spesa per interessi supera una certa soglia del conto economico nazionale<br />
La condizione sub i) si verificò nel 2011 col debito al 120% perché il governo Berlusconi non sembrava mettesse in piedi politiche economiche sensate. Nello stesso tempo non esisteva un programma di intervento europeo di salvaguardia delle contabilità nazionali e non esisteva nessuno strumento di intervento della BCE. Adesso che ESM e QE sono in piedi e operativi (le misure non convenzionali evocate da Draghi per tranquillizzare i mercati) il rischio di default dell'Italia è molto inferiore ad allora e questo si riflette sui tassi, quindi sullo spread. It's simple, that's it mr. Borghi.<br />
<br />
La spesa per interessi ii) grazie a quanto scritto sopra si è ridotta al 3,7%, al minimo dal 1970; l'indice generale delle emissioni Italia a dicembre scorso è sceso fino all'1,55 (0,22 quello sui BOT), un livello che non si vedeva dal periodo pre-crisi. Tanto per utilizzare una pietra di paragone cara al duo Salvini-Borghi, l'ultimo rendistato prima dell denominazione in euro di tutti gli strumenti finanziari valeva il 6,98%.<br />
<br />
Ecco caro Claudio Borghi perché il debito non è un problema.Anonymoushttp://www.blogger.com/profile/13953401609628294842noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-5039527688488996610.post-5963646669728814872015-02-13T15:53:00.001+01:002015-02-13T17:21:28.970+01:00I 10 punti di Salvini. Parte 2Prima di proseguire nell'analisi del programma elaborato dalla Lega Nord, occorre aprire una parentesi sulle prime reazioni che le orde leghiste hanno avuto alle critiche di ieri. Capofila di questo branco (detto non in modo dispregiativo) ca va sans dire è Claudio Borghi, i cui commenti sono al solito sintetici e offensivi senza che mai si degni di una risposta argomentata quale il suo ruolo di "economista" gli imporrebbe.<br />
<br />
Dunque, la principale contestazione riguarda l'assioma spesa pubblica-crescita, o altrimenti declinato, taglio spesa pubblica-recessione.<br />
<br />
Il principio da cui partono, come avevo scritto anche nella prima parte, è che la spesa pubblica, poiché è componente del PIL, non va tagliata nelle fasi economiche recessive perché accentuerebbe ulteriormente la recessione.<br />
<br />
Il tipo di ragionamento è formalmente corretto ma sostanzialmente risibile. E' come confondere la macroeconomia con l'algebra da terza elementare. Avete presente i problemi che sono a chiamati a risolvere i vostri figli?<br />
<br />
La mamma ha 50 euro in borsa. Se spende 10 euro per le bistecche, 2 euro per la frutta e 5 euro per il parmigiano, quanto le resterà in borsa? La risposta che darei io è 50 euro, perché la mamma va a fare la spesa con la carta di credito di papà; quella di mia figlia invece 33, frutto della sottrazione [50-10-2-5=33].<br />
Nella contabilità delle elementari avrebbe ragione mia figlia, mentre in quella nazionale la ragione può pendere dalla mia parte. Vediamo il perché.<br />
<br />
Prendiamo prima di tutto un grafico che compara l'andamento della spesa pubblica in Eurozona, nei cosiddetti PIIGS e nei Paesi extra UE in ripresa. La fonte è il FMI.<br />
<br />
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhTP6E5fKMJX4_BY4izOrAx-VUxc1eUpIwHmfU_8CqV86tICHN2NwIy1b8oIEmpmQbyhetX8TLvwJPxZHNwb-I1yRpMRktLrUMBJ3asgiZDH6O-NPSwTUmt9E59yYASwHAKPaARayBv-6M/s1600/Spesa+pubblica_comparata.PNG" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhTP6E5fKMJX4_BY4izOrAx-VUxc1eUpIwHmfU_8CqV86tICHN2NwIy1b8oIEmpmQbyhetX8TLvwJPxZHNwb-I1yRpMRktLrUMBJ3asgiZDH6O-NPSwTUmt9E59yYASwHAKPaARayBv-6M/s1600/Spesa+pubblica_comparata.PNG" height="175" width="320" /></a></div>
<br />
Possiamo osservare che la dinamica media è decrescente in tutte e tre le aree e che la spesa pubblica aggregata nei Paesi extra Euro è tendenzialmente più bassa di 4-6 punti percentuali rispetto all'Europa.<br />
Dunque con riduzione della spesa pubblica ci sono Paesi in crescita e Paesi in recessione. Possiamo dedurne che non c'è correlazione positiva fra spesa e pil, contrariamente a quanto sostenuto dai fans neokeynesiani.<br />
<br />
Uno degli ex grandi malati d'Europa era il Belgio. Agli inizi degli anni 90 il piccolo regno si trovava in una situazione molto simile a quella in cui si trova oggi l'Italia. Elevato debito pubblico, livelli di spesa primaria oltre il 50% della ricchezza prodotta, pressione fiscale intorno al 45%. I governi liberali vararono attraverso misure congiunte una imponente opera di consolidamento del debito, calato dal 140% all''84%, congelando la spesa pubblica, calata del 5,5% su pil in 9 anni, e riequilibrando il gettito fiscale premiando la fiscalità sui redditi e aumentando, di poco, quella sui consumi.<br />
<br />
Ma c'è di più. Se davvero la spesa pubblica fungesse da stimolo per l'economia, com'è che in un Paese come l'Italia in cui dal 1997 ad oggi è cresciuta di 70 punti (ovvero di più di 300 miliardi) l'economia va così male?<br />
<br />
La realtà è che non si possono declinare fenomeni così complessi con pochi approssimativi slogan. Un programma elettorale può permetterselo nella misura in cui non verrà attuato. Ed è proprio questo il caso del programma di Matteo Salvini.<br />
<br />
<br />Anonymoushttp://www.blogger.com/profile/13953401609628294842noreply@blogger.com2tag:blogger.com,1999:blog-5039527688488996610.post-16606413600453468492015-02-12T18:40:00.000+01:002015-02-12T20:58:06.040+01:00I 10 punti di Salvini. Di sutura. Parte 1Con uno sforzo che deve essere stato titanico Salvini abbandona
gli slogan-ma non le felpe- e si lancia in un esercizio per lui e per il suo
partito inusuale: elaborare un programma politico articolato
nientepocodimenoche in 10 punti. Fate un oohhhh di meraviglia.
<br />
<br />
Non sarebbe neanche commentabile se non per il fatto che una roba
del genere, bestialmente semplice o semplicemente bestiale, in Italia rischia
di avere davvero successo.
<br />
<br />
Andiamo dunque a vedere quali sono le 10 magnifiche ricette
comparse su noiconsalvini.org , il movimento dedicato ai neoleghisti terroni, e
stranamente non sul sito ufficiale della Lega Nord.
<br />
<br />
Per brevità prenderò di ognuno dei punti solo le frasi salienti,
stando comunque attento a non interpretar male il Salvini-Pensiero (sigh).<br />
<br />
<strong>Primo punto: meno Europa.</strong> <em>Nel nome del “Più Europa” si sono
accettati provvedimenti che hanno messo in ginocchio la nostra economia. La
distruzione della domanda interna attuata con tagli e tasse aveva un solo
scopo: riequilibrare la bilancia commerciale che era in costante deficit per
colpa di una moneta (l’ euro) troppo forte per la nostra economia. Riducendo i
consumi si sarebbe importato di meno senza impattare sulle esportazioni. L’
obiettivo è stato raggiunto ma a costo di mettere in ginocchio il lavoro e la
produzione.</em><br />
<br />
<a name='more'></a><br /><br />
Non poteva essere che un attacco all’Europa. L'euro troppo forte
causava un costante deficit della bilancia commerciale. Giulio Zanella su
noisefromamerika <a href="http://noisefromamerika.org/articolo/che-fine-hanno-fatto-squilibri-commerciali-area-euro">qui</a> dimostra
come l'affermazione di Salvini sia una solenne panzana perché è vero che agli
inizi dell'era della moneta unica la Germania aveva un surplus mentre i Paesi
mediterranei avevano un disavanzo, però a partire dal 2012 anche i cosiddetti
eurodeboli, fra cui l'Italia, ha cominciato ad avere un sostanzioso avanzo
delle partite correnti. Se proprio Salvini non ha voglia di andarsi a cercare i
dati di contabilità nazionale, per sua ammissione è un fancazzista, gli
basterebbe aprire ogni tanto distrattamente il bollettino Istat che in quanto
europarlamentare gli viene recapitato; scoprirebbe che a dicembre 2014 il saldo
è stato + 5,3 miliardi, a novembre +3,5, a ottobre + 5,4 e via
dicendo. Com'è possibile se l'euro è troppo forte?<br />
Semplicemente perché non c'è correlazione diretta ed esclusiva fra
forza della moneta e capacità di esportazione. In pratica se i tedeschi
esportano tanto non è a danno di Italia e altri ma per altri e molto diversi
fattori.<br />
<br />
<strong>Secondo punto: più vicini ai piccoli.</strong><em> Il governo Monti -Letta -Renzi ha
fatto solo l’ interesse delle grandi imprese globalizzate e delocalizzate, di
qui il plauso costante di Confindustria. </em><br />
<br />
Posto che i governi
citati hanno fatto tutti abbastanza male, è vero che abbiano difeso solo gli
interessi delle grandi aziende? Per fare solo un esempio nel decreto Salva
Italia del 2011, all'art. 2 si legge "Agevolazioni fiscali riferite al
costo del lavoro nonché per donne e giovani". Si trattava di Irap
agevolata che non riguardava le multinazionali. E' semmai l'intera politica
economica e fiscale italiana che ha fallito, e la Lega di molti dei governi
colpevoli di quel fallimento ha fatto parte.
<br />
<br />
<em>[...]ci opporremo con forza al disegno di
far diventare le banche popolari facile preda di istituti stranieri: il voto
capitario, se pur strumento perfettibile, ha consentito la simbiosi banca
-territorio necessaria per la prosperità di intere regioni. In teoria potrebbe
diventare un modello addirittura per la futura Banca d’ Italia statale e di
proprietà popolare con un’ azione dell’ istituto di emissione inalienabile e
assegnata per nascita a tutti i cittadini.</em>
<br />
<br />
Qui siamo all'amarcord, perché torna alla mente la triste storia
della Banca Padana Credieuronord s.c.a.r.l. (euro?!?), con cui la Lega dimostrò
di non avere grande dimestichezza col mondo finanziario. Sarebbe invece da
approfondire il passaggio sul voto capitario che invece ha impedito alle banche
popolari di dotarsi di adeguata capitalizzazione. Senza adeguata
patrimonializzazione un istituto di credito non può svolgere il ruolo al quale
è deputato e quindi non finanziarie le imprese e le famiglie. Certo secondo
Salvini basta che la Banca d'Italia, "assegnata per nascita a tutti i
cittadini" (mio dio!), potrebbe stampare a manetta, ma....lasciamo
perdere, tanto è idiota questa ipotesi.
<br />
<br />
<strong>Terzo punto: pagare meno (prima) per
pagare tutti (dopo).</strong><em> Il costante aumento delle aliquote
ha portato come risultato una costante riduzione della base imponibile con
primi preoccupanti segni di calo di gettito in corrispondenza di imposizioni
più elevate. Anche in questo caso l’ impostazione della Lega è del tutto
contraria e proponiamo una terapia shock per mezzo dello strumento della flat
tax. </em>
<br />
<br />
Su questo punto mi sono già espresso insieme a Michele
Boldrin <a href="http://noisefromamerika.org/articolo/flat-tax-ovvero-destra-che-ne-puo-ne-vuole-governare">qui</a> per
cui non ci torno.
<br />
<br />
<strong>Quarto punto: spendere per produrre.</strong><em> La politica dei tagli di spesa in
recessione ha portato solo più disoccupazione e più recessione con la
conseguenza di far crescere (invece che calare) i rapporti di debito e di
deficit sul Pil, vanificando così ogni sforzo. [...]<br />In quest’ ottica rientrerà anche (come
extrema ratio) l’ eventuale nazionalizzazione di imprese strategiche e/o
produttrici di beni richiesti dal mercato ma momentaneamente in crisi per colpa
dell’ Unione Europea.</em><br />
<br />
Qui viene fuori il Salvini Comunista. Più spesa pubblica perché il
denominatore del rapporto debito/pil contiene anche la spesa pubblica. Salvini
evita anche la più elementare analisi su come Paesi con forte indebitamento
siano usciti dall'emergenza tagliando la spesa pubblica, che è si componente
del PIL ma drena risorse a danno del reddito privato. Belgio, Svezia, Canada,
Nuova Zelanda, Inghilterra hanno attuato profondi e mirati tagli alla spesa per
riequilibrare i conti nazionali e solo in questo modo sono riusciti a liberare
attività e capacità di sviluppare ricchezza.<br />
<br />
Nazionalizzare poi è ipotesi che può far felice un Marco Rizzo, un
Landini, un redivivo Breznev; persino Stefano Fassina proverebbe un brivido di
terrore di fronte a questa affermazione.<br />
<br />
Torna, ed è una costante del Salvini-pensiero, l'attitudine molto
latina di attribuire la colpa a fattori esogeni e non alle tante e
insopportabili inefficienze del nostro sistema.
<br />
<br />
<strong>Quinto punto: politiche anticicliche
mirate alla piena occupazione.</strong><em> I governi Monti Letta e Renzi hanno
attuato politiche pro cicliche che hanno creato disoccupazione.<br />
In
recessione l’ austerità è suicida. I trattati europei (Fiscal Compact in
primis) devono essere subordinati alla sostenibilità economica e alla priorità
della ricerca della massima occupazione, esattamente come recitano i mandati di
banche centrali che agiscono in cooperazione con il governo come ad esempio la
Federal Reserve. Lo stato deve pertanto essere in grado di poter avere
flessibilità di bilancio (meno tasse o maggior deficit) qualora l’ economia
risulti in recessione e il tasso di disoccupazione sia superiore alla
disoccupazione fisiologica. </em>
<br />
<br />
L'austerity ha effettivamente prodotto qualche disastro, ma ancor
di più il disastro è stato prodotto dalla politica del deficit spending, ben
prima che si entrasse nell'euro. Negli anni '90, decennio in cui c'era la lira
e si facevano politiche economiche in deficit (anche a 2 cifre nel quadriennio
1990-1993), la disoccupazione oscillò fra l'8,5% e l'11,3%, ben più alta degli
anni a venire dopo l'adozione dell'euro, in cui i due estremi, positivi e
negativi, furono 6,1% e 9,1%. Solo con lo scoppio della crisi, tra l'altro in
ritardo, il tasso di disoccupazione salì sopra il 10% (anno 2012).
<br />
<br />
Insomma Salvini o non sa le cose o mente. Non ha grande importanza
quale dei due motivi sia quello giusto.Anonymoushttp://www.blogger.com/profile/13953401609628294842noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-5039527688488996610.post-80320164290467148392015-02-12T18:00:00.000+01:002015-02-27T09:13:27.900+01:00Liberali, fenomenologia di una diasporaA scadenze più o meno regolari la surreale galassia liberale italiana va in fibrillazione per promuovere una unione di tutte le associazioni/partiti/movimenti che si riconoscono in una visione aperta della società. Recentemente ho partecipato ad una trasmissione radio del gruppo più attivo e probabilmente entusiasta di questo variegato mondo, il MIT (Modernizzare l'Italia), promotore tra l'altro della bella iniziativa Liberal Camp.<br />
<br />
L'assunto, romantico e ahimè velleitario, è che gruppi e gruppuscoli dalle idee più o meno affini dovrebbero smetterla di orbitare in ordine sparso come gli asteroidi della fascia di Kuiper e unirsi in qualcosa di più grande e numericamente significativo.<br />
<br />
Per comprendere perché questo rassemblement non ha mai prodotto altro che insuccessi, occorre capire di cosa si parla e quali sono i fenomeni sociali che si nascondono dietro il mito politico liberale.<br />
<br />
<b>Liberali à la carte</b><br />
<b><br /></b>
Sono quella specie che sembra sempre sull'orlo dell'estinzione ma ricompare quando meno te l'aspetti negli habitat più impensabili, ad esempio qualche zoo: pensi che siano dei dodo e invece si rivelano essere dei panda.<br />
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
Sono i Benedetto Della Vedova della situazione (dovesse leggere questo post, Benedetto non se ne abbia a male ché non è l'unico). Luisella Costamagna su Il Fatto Quotidiano ( <a href="http://www.ilfattoquotidiano.it/2015/02/08/llettera-aperta-a-benedetto-della-vedova-onorevole-vuole-provare-un-altro-partito/1407243/">qui</a> il link) ha ricordato magistralmente il suo percorso politico; percorso che sembra uno slalom speciale del mondiale di sci.<o:p></o:p><br />
<br />
<i>Benedetto Della Vedova, lei è sconosciuto ai più, nonostante sia in politica addirittura dal 1994. Come mai? Credo che la ragione stia nel fatto che lei ricorda il principio di indeterminazione di Heisenberg, secondo il quale – in soldoni – non è possibile conoscere in assoluto una particella, perché non appena la osservi questa si modifica.<br />La particella Della Vedova sembra comportarsi nello stesso modo: appena a fatica la identifichi, leghi il nome a quella faccia e a quel partito – “Ah sì Della Vedova è quello dei…” – zac, veloce come un positrone al Cern, ecco che lei si trasforma, passa a un altro partito.</i><br />
<br />
Liberali à la carte sono anche quelli che in un partito ci entrano e ci rimangono a dispetto di ogni evidenza di incoerenza rispetto a certi princìpi. Ce ne sono praticamente in ogni partito, dal PD a Forza Italia. Anzi proprio tra le fila del partito del Bunga Bunga si trovano fulgidi esempi di incoerenza con "liberali doc" che hanno votato negli anni i peggiori provvedimenti socialistoidi voluti da quel genio dell'incompetenza che risponde al nome di Giulio Tremonti.<br />
<br />
<b>Liberali nostalgici</b></div>
<div>
<br />
Sono quelli che aspettano ancora un sussulto di vita da parte di Cavour e Einaudi. Delle spoglie mortali dei due giganti del pensiero hanno anche la stessa verve. Vivono nel passato remoto e ragionano come se il 1861 sia ancora di là da venire. Come gli ultimi dei mohicani sono aggrappati ad un simbolismo quasi mistico (la bandiera, la patria, i colori, i padri) e non si rendono conto che il mondo intorno a loro è cambiato. Usando una metafora cara a Renzi potrei dire che comunicano con penna e carta e calamaio mentre il mondo usa whatsapp.<br />
<br />
<b>Liberali conservative</b> </div>
<div>
<br />
La specie più bizzarra, liberali fino a che non si toccano certi temi, quelli etici e sociali in particolare, perché in quel caso si trasformano in quaccheri della Pennsylvania. Le libertà individuali un tanto al kilo perché la famiglia tradizionale, i figli, il proibizionismo sono dogmi intangibili.<br />
<br />
<b>Liberali intransigenti</b><br />
<b><br /></b>
O libertari minarchisti. Per loro non è liberale niente altro che non sia fatto al grido di battaglia di "StatoLadro". L'autorità antitrust? Un pericoloso coacervo di malfattori comunisti. I monopoli? Il giusto premio al più forte in ragione del laissez faire. Gli ordinamenti dello Stato? Un attentato alla libertà dell'individuo. Il guaio più grande di questa categoria è che sono terribilmente aggressivi con chi la pensa un poco ma non completamente come loro e altrettanto accondiscendenti con chi li blandisce firmando inutili pledge per la riduzione delle tasse.<br />
<br />
Questo più o meno il quadro dell'area liberale che mai si unisce. Se il quadro è realistico ben si comprende quali sono le ragioni della divisione e del perché ogni tentativo in tal senso sia fallito o in sede di elaborazione di un progetto comune o nelle urne.<br />
<br />
E qui si pone un altro problema che mi piacerebbe fosse affrontato in una serena discussione quale quella denominata Liberal Camp. Gli italiani sono pronti ad accettare una visione autenticamente liberale della società?<br />
L'amico Fabio Scacciavillani, sempre arguto e tranchant, ha scritto:<br />
<i>"gli italiani sono contro gli sprechi di denaro pubblico solo fino a quando non riescono ad accomodarsi anche loro alla tavola."</i><br />
In altre parole essere liberali significa accettare e sentir propri principi come competizione e responsabilità individuale ma questi principi non fanno esattamente parte della cultura italiana, cresciuta nei decenni con il mito delle relazioni potenti che tutto aggiustano e che, alla fine, una prebenda, un appalto, una pensione, un posto di lavoro, te li fanno sempre arrivare.<br />
<br />
Per contare qualcosa e provare a mettere in ordine un Paese come l'Italia occorre che chi ha idee superi le proprie barriere mentali e abbia il coraggio di essere pragmatico, non ideologico. Soprattutto sappia dare a quelli a cui intende rivolgersi la sensazione che è chiaro l'obiettivo da raggiungere, i mezzi utilizzati e gli attori di una rivoluzione, ché da noi davvero di rivoluzione si tratta, troppe volte annunciata e mai partita.
</div>
Anonymoushttp://www.blogger.com/profile/13953401609628294842noreply@blogger.com2tag:blogger.com,1999:blog-5039527688488996610.post-42410925687325669612015-02-11T16:41:00.001+01:002015-03-03T17:14:10.076+01:00Riflessioni su Italia Unica, a due settimane dalla nascitaIl giorno 31 gennaio Italia Unica si è fondata, come partito, in quel di Roma. Proviamo a dire un paio di cose per aprire - almeno speriamo: la speranza è l'ultima a morire - un dibattito pubblico.<br />
<br />
Non nasce sotto una coincidenza temporale favorevole Italia Unica. Il destino (o il pianificatore disattento?) ha voluto che nello stesso giorno in cui assumeva la forma di partito e si dava un gruppo dirigente l’attenzione di tutti i media fosse focalizzata sull’elezione di Sergio Mattarella al Quirinale. È accaduto così che, quasi incidentalmente, la politica del palazzo abbia eclissato ancora una volta quella che cerca di farsi sentire da fuori del medesimo.<br />
<br />
<a name='more'></a>Ad ogni modo si compie con l’assemblea di Roma la nascita di un partito, Italia Unica, che ha avuto una lunga gestazione fatta di incontri sul territorio, apertura di porte e road show. Poiché la sua identità sembra ora abbastanza definita, proviamo a fare una riflessione che - per quanto critici noi si possa essere e saremo - parte dal riconoscere che oggi Italia Unica è l’unico soggetto meritevole di attenzione nel desolato e desolante deserto del centro destra italiano.<br />
<br />
Su queste pagine Sandro Brusco (<a href="http://noisefromamerika.org/articolo/programma-economico-italia-unica-domanda-aggregata">qui</a>, <a href="http://noisefromamerika.org/articolo/programma-economico-italia-unica-ii-riforme-strutturali">qui</a> e <a href="http://noisefromamerika.org/articolo/programma-economico-italia-unica-iii-fattori-minori-irritazione">qui</a>) ha già detto parecchio in relazione al programma economico di IU. Ciò che ha detto lo condividiamo e rimane vero ancor oggi; anzi di più perché il programma economico invece di migliorare è a nostro avviso peggiorato. In ogni caso, sui temi specifici sollevati da Sandro non torneremo. Ci concentreremo, per così dire, di più sulla politica e sul progetto di lungo periodo che sta (o non sta?) sotto IU.<br />
<br />
<b>Fare politica in Italia, da fuori del palazzo</b>
Quanto sia difficile l’abbiamo sperimentato durante l‘esperienza di Fare per fermare il declino. Quello italiano è un sistema politico che pone delle barriere molto alte all’ingresso di nuovi soggetti. È un sistema sostanzialmente chiuso in cui farsi largo come soggetto politico è possibilità preclusa attraverso mezzi normativi (legge elettorale) e informativi (interessi più o meno manifesti dei grandi partiti nelle principali redazioni, a cominciare dalla RAI).<br />
<br />
Rispetto a Fare, IU ha il vantaggio di avere mezzi economici, conoscenza del “palazzo” e aderenze in quel sottosistema rappresentato dal cosiddetto capitalismo di relazione. Mentre noi eravamo <em style="font-family: inherit; font-size: inherit; font-stretch: inherit; font-variant: inherit; font-weight: inherit; line-height: inherit;">parvenue</em>, Passera ha sempre frequentato quell’ambiente come top manager prima e come ministro poi. Tuttavia questo non significa automatica accettazione da parte degli ambienti romani. Men che meno dagli elettori, soprattuto da quel 40% (o più?) che sembra non votare per nessuno e che è il vero elettorato da conquistare.<br />
<br />
Il campo del centrodestra, all’interno del quale IU vuole collocarsi, è sì in sfacelo ma caratterizzato, ora più che mai, da derive demagogiche e populiste, fascistoidi e intolleranti. L’ingombrante presenza di Berlusconi sembra sfarinarsi eppure l'ex cavaliere non è rassegnato a farsi da parte perché deve difendere il patrimonio familiare. Difficile quindi che, rinchiudendosi a priori in quell’area, IU riesca a trovare uno spazio sostanziale: l'elettorato fedelmente di centrodestra che è disposto a cambiar di partito sembra attratto dal messaggio squisitamente reazionario di Matteo Salvini. E il messaggio di IU, con tutti i suoi difetti, reazionario non è.<br />
<br />
Questa osservazione sul "collocamento" è strettamente connessa a quella del "messaggio" che affrontiamo alla fine ed alla quale quindi rinviamo per le conclusioni.<br />
<br />
<b>Il partito leaderistico</b><br />
La convention del 31 ha nominato <a href="http://www.italiaunica.it/iscritti/direzione-nazionale/" style="color: #e5002d; text-decoration: none;">una direzione composta da 51 membri</a>. Fra di essi ci sono alcune persone nuove ma anche molte facce non proprio fresche, oltre ad un certo numero di amici nostri a cui auguriamo, sinceramente, la miglior fortuna. Accanto al fondatore e alla moglie ci sono Lelio Alfonso, già con Romano Prodi ai tempi del governo di centro sinistra, Gregorio D’Anna e Giorgio Guerini, un passato in UDC, e altri che non ci attarderemo ad elencare per evitare polemiche personalistiche.<br />
<br />
Il punto è che manca una squadra che possa rappresentare, nell’immaginario elettorale, una nuova classe dirigente per il paese e che niente si è fatto per costruirla durante i 18 mesi di gestazione e le molte risorse disponibili. Italia Unica è e resta un partito leaderistico costruito intorno alla figura del suo fondatore, che ha sicuramente pregi ma manca sia di dialettica innovativa sia di vigore anti-casta. Per incerottare simpaticamente l'esistente c'è già Matteo Renzi, che a far questo è il più bravo di tutti.<br />
<br />
Avremmo visto decisamente meglio Corrado Passera inserito in un’iniziativa più ampia e articolata - di convergenza di diverse associazioni, persone e movimenti su un programma ed un gruppo dirigente - che non attore principale che recita solitario un monologo di buone intenzioni. Siamo andati dicendoglielo per più di un anno ed ora ci sentiamo di poterlo dire in pubblico, peccato che non abbia voluto ascoltare.<br />
<br />
<b>Il messaggio di IU e degli altri</b><br />
Come detto sopra, Sandro Brusco ha già analizzato nello specifico cosa del programma presentato alcuni mesi fa non regge né al senso comune, né alla contabilità nazionale, né all'analisi economica. Poiché nulla è cambiato sul terreno economico - oddio, alcune cose son cambiate ma sono davvero improbabili come la devoluzione dell'IVA o i 5000 euro a figlio e similia ... - proviamo a chiederci se c'è un messaggio, un fine, un obiettivo, un ideale (roviniamoci) per cui lottare.<br />
<br />
Ecco, qui sta il punto, il punto che ci angoscia e non solo per IU ma un po' per tutto: qual è il sentiero che si vuole proporre a questo benedetto paese? Quello che riusciamo a leggere noi è un sentiero di continuità con il sistema che ha governato l'Italia nell'ultimo ventennio, con qualche aggiustamento in politica economica, ahimé debole sotto il profilo della realizzabilità, qualche suggestione keynesiana non dichiarata, che, per carità, in Italia spesso paga elettoralmente, e probabilmente con maggior rigore morale e buone intenzioni. Troppo poco e, soprattutto, non quello che serve. Se non ci sarà uno choc che metta in seria difficoltà i partiti maggiori, sarà ben difficile che una prospettiva politica fondamentalmente conservatrice, quale quella di IU, riesca a superare la concorrenza dei partiti oggi presenti in parlamento.<br />
<br />
Guardiamo la realtà dei fatti. Oggi in Italia vi sono tre persone che, nell'immaginario collettivo, rappresentano la politica ed offrono dei sentieri per il futuro.<br />
<br />
Uno è Beppe Grillo ed il sentiero che offre è quello del suo incontrollabile e malato narcisismo. Non stiamo scherzando, Grillo da decenni si guadagna la vita facendo il comico di grande successo, uomo che trascina le platee nell'immaginario temporaneo (perché dura il tempo di uno spettacolo) delle sue affabulazioni, delle sue battute, delle sue costruzioni di mondi immaginari e semplicistici di buoni e cattivi. Alla ricerca dell'applauso, una cosa che dura 1 minuto ma che, se si ripete sera dopo sera con spettatori paganti, ti rinforza non solo il <a href="http://josemariaizquierdorojo.blogspot.com/2007/04/fora-al-canut.html">canut</a> ma anche quella cosa chiamato autostima, che poi son spesso la stessa cosa. Peccato che questo esercizio di narcisismo alla centesima potenza non possa produrre alcun programma di governo ed alcun futuro per il paese, come lo sfarinarsi del gruppo parlamentare del M5S dimostra. Il luogo dell'immaginario incazzato e nient'altro, impotente e distruttivo allo stesso tempo.<br />
<br />
Il secondo è Matteo Salvini il cui messaggio è tanto semplice quanto bestiale. Infatti è solo bestiale: dice che ci sono dei nemici e che, se li cacciamo o arrestiamo tutto si risolve. I nemici prima erano interni, erano i terroni anzitutto e romaladrona. Poi, resosi conto che dei voti dei primi aveva bisogno e della seconda lui ed i suoi fanno da almeno vent'anni parte, ha deciso che i nemici sono esterni: i tedeschi, ovviamente, che son tutti nazisti, i rom, i romeni (che basta aggiungergli un "eni") e tutti quelli più scuri di lui (che, effettivamente, appare slavato assai) che son tutti delinquenti. Tolti quelli torniamo a far faville. Che dire? Niente.<br />
<br />
Il terzo, ed unico rilevante, è Matteo Renzi. Fatto salvo il potere e la possibilità di comandare andando in televisione ammettiamo di NON aver compreso COSA l'ex concorrente della Ruota della Fortuna abbia in mente di fare. A sentirlo vuol certamente fare l'Italia più grande e più bella che pria, il problema è come. Con il PSE e la spesa pubblica? Con Verdini? Con il partito unico della nazione? Non è questo un articolo dedicato ai programmi e agli atti di governo di Renzi ma il punto qui è semplicissimo: per ragioni motivate ed argomentate svariate volte noi crediamo che dal PD di Renzi o dal "Partito della Nazione" che intende creare (sembrava dovesse essere in compagnia di BS, ora forse non più ...) non sembra poter venire l'uscita dal lungo declino italiano.<br />
<br />
Poi il vuoto. Il vuoto di analisi credibili e di proposte che attacchino i mali profondi del paese e indichino ad esso una PROSPETTIVA di uscita, una STRADA diversa da quelle percorse sino ad ora e da quelle impercorribili, la VISIONE di un paese diverso. Di questo oggi c'è bisogno e non c'è.<br />
<br />
<b>Di cosa c'è bisogno</b><br />
Noi riteniamo che, oggi, il messaggio politico alternativo debba essere anzitutto "anticasta, contro i privilegi, la corruzione, il diffondersi di meccanismi di esclusione sociale, politica ed economica" ma, al contempo, esso debba anche essere "europeo e globalizzante, favorevole all'iniziativa e responsabilità individuale, al mercato, alla meritocrazia, all'innovazione, alla riduzione drastica del perimetro statale e burocratico". Pensiamo che questo messaggio sia l'unico capace di aggregare quelle forze sociali che oggi sono, in parte, sparse dietro ai tre personaggi menzionati e, in altra parte, occultate nel partito di maggioranza relativa: non votanti e astenuti. Non sappiamo se questo messaggio possa raccogliere la maggioranza degli elettori ma crediamo ancora sia l'unico che può definire una proposta di vera inversione di rotta per il paese.<br />
<br />
Detto altrimenti: sia l'esperienza di Fare che quanto viene succedendo da vent'anni ci hanno convinto e convincono ogni giorno di più che solo passando da quella cruna di quell'ago possiamo far sì che l'Italia riparta per davvero. Poiché oggi il "sistema" è di "sinistra" opporcisi rende automaticamente di "destra" ma, siccome questa destra (senza virgolette) fa fondamentalmente schifo ed è parte integrante del sistema, occorre anche tenersi chiaramente fuori da questa destra. Che è, poi, dove sta il 50% dell'elettorato potenziale italiano. Per mettere in atto questo miracolo l'identità che IU è venuta prendendo non va bene, va cambiata.<br />
<br />
- Perché non mette in discussione alla radice questo sistema di relazioni politiche-economiche, questo modello di stato, questo modello di organizzazione del sistema economico. Non dichiara mai che il problema va affrontato radicalmente e che quanto va succedendo da almeno trent'anni non è frutto del caso ma di come lo stato italiano è organizzato e di come è distribuito il potere in questo paese.<br />
<br />
- Perché il programma economico che presenta è sia congiunturale che contraddittorio. Soprattutto, non disegna un modello di stato, economia, istituzioni e società altri da quelli esistenti. Propone dei cerotti ma non propone di riformare alla radice il sistema paese che "prima e seconda" repubblica hanno costruito. È un programma di "buon governo" dell'esistente, ma l'esistente è strutturalmente impotente e rimettere l'Italia sul sentiero dello sviluppo richiede scardinare alcuni capisaldi economici (oltre che poltici ed istituzionali) del medesimo.<br />
<br />
- Perché non disegna né un modo diverso di far politica (che risponda al bisogno di partecipazione e responsabilizzazione che si esprime nel generico malcontento "antisistema" oggi dominante in Italia) né un sistema elettorale e costituzionale che renda il potere politico contestabile, da un lato, e responsabile dei propri risultati di fronte all'elettorato, dall'altro. Senza questo, ossia senza un processo di profonda revisione del disegno costituzionale, la politica italiana rimarrà sempre un affare di caste chiuse in lotta per il controllo del potere centrale.<br />
<br />
- Perché non apre né spazi di discussione e costruzione di un programma né mezzi per la selezione di una classe politica altra dall'esistente, di un gruppo dirigente, una squadra, nuova. Questo aspetto - che è stato il punto di forza del M5S e la cui non realizzazione porterà alla sua dissoluzione - rimane il punto di partenza necessario per attrarre quelle persone e forze sociali che hanno bisogno del cambiamento. Occorre lavorare perché un gruppo dirigente alternativo si aggreghi attorno ad un programma per propria scelta e pubblica discussione, non per chiamata.<br />
<br />
A Italia Unica e a chiunque abbia a cuore il destino del paese si prospettano tre anni in trincea, non vediamo alcuna elezione anticipata in arrivo. Questo fatto offre il tempo sufficiente per costruire una credibile alternativa politica alle proposte esistenti. Compito non impossibile ma difficile che richiede un posizionamento coraggioso e, soprattutto un'apertura alla discussione ed alla ricerca di forze e contenuti nuovi che finora non vi è stato, ma non è detto che la storia finisca qui. <br />
<br />
da noisefromamerika.orgAnonymoushttp://www.blogger.com/profile/13953401609628294842noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-5039527688488996610.post-2502029924508634262015-01-15T19:37:00.002+01:002015-01-15T19:37:54.456+01:00In arrivo il Fuffa Act<div class="MsoNormal">
<span style="font-family: Trebuchet MS, sans-serif;">Ho cercato sul dizionario inglese una parola corrispondente
alla nostra “fuffa”, ma non sono riuscito a trovare niente. D’altra parte è
nota la passione del nostro premier per gli inglesismi che fanno young, cool
& smart e l’onomatopeico “shish”, così come il balbettante “ d d d d d d”,
ben rende l’idea di un uso delle parole disinvolto a tal punto che il valore
sta nel pronunciarle e non nei loro contenuti.<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal">
<span style="font-family: Trebuchet MS, sans-serif;"><br /></span></div>
<div class="MsoNormal">
<span style="font-family: Trebuchet MS, sans-serif;">Così, tra gli ooooh di meraviglia di un’assemblea di
Strasburgo probabilmente impegnata altrove (la sala era quasi vuota manco fosse
la prima di un B movie degli anni ’70), San Matteo da Rignano sull’Arno è
venuto a miracol mostrar sostenendo che le famiglie italiane si stanno
arricchendo (fate ooooh in coro). Il miracolo sta nel fatto che qualcuno ci ha
creduto.<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal">
<span style="font-family: Trebuchet MS, sans-serif;"><br /></span></div>
<div class="MsoNormal">
<span style="font-family: Trebuchet MS, sans-serif;">Sarebbe inutile confutare le sue parole dato che nessun
giornalista ha avuto, e avrà mai, il coraggio di chiedergli da dove abbia preso
tale cantonata, senonché a noi che amiamo perdere tempo con numeri e documenti
capita di avere sotto mano il bollettino della Banca d’Italia uscito solo pochi
giorni fa che è intitolato, guarda un po’, La ricchezza delle famiglie
italiane.<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal">
<span style="font-family: Trebuchet MS, sans-serif;"><br /></span></div>
<div class="MsoNormal">
<span style="font-family: Trebuchet MS, sans-serif;">Prima di tutto occorrerebbe mettersi d’accordo sul
significato delle parole perché ricchezza vuol dire una cosa e risparmio nel
vuol dire un’altra. Probabilmente, lo si deduce dal passaggio in cui accenna al
timore per il futuro, San Matteo si riferiva alla propensione al risparmio, ovvero
alla quota reddito delle famiglie non spesa per consumi. Dice che dal 2012 al
2013 la ricchezza (“le famiglie italiane hanno visto crescere i propri risparmi”
cit.) delle famiglie è passata da 3,5 trilioni a 3,9 trilioni. <o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal">
<span style="font-family: Trebuchet MS, sans-serif;">Partiamo dalle definizioni. La <b>ricchezza</b> è composta da attività reali, ad esempio case e terreni, e attività finanziarie, ad esempio azioni,
titoli, depositi.<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal">
<span style="font-family: Trebuchet MS, sans-serif;">Nel grafico che segue sono riportate entrambe le componenti,
più le passività, a prezzi correnti. Non vi è nessun segnale, né nell’istogramma
né nelle linee, che indichi nel periodo preso a campione da Renzi alcun segno
positivo.<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal">
<br /></div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEi4lg6QfGCI8pKu0lLNR5wp05POzKvCMvyENiocPNugsxcuV07lLnmOfsBf86EcUnTf-rc6mt9gp-21bb7fgQFmlvaJl-onU_pkppkKEcWreQ5D1enJlp0kBKCB27jk10LutXvaFpKOrAQ/s1600/Bankit+ricchezza+netta.PNG" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEi4lg6QfGCI8pKu0lLNR5wp05POzKvCMvyENiocPNugsxcuV07lLnmOfsBf86EcUnTf-rc6mt9gp-21bb7fgQFmlvaJl-onU_pkppkKEcWreQ5D1enJlp0kBKCB27jk10LutXvaFpKOrAQ/s1600/Bankit+ricchezza+netta.PNG" height="218" width="320" /></a></div>
<div class="MsoNormal">
<br /></div>
<div class="MsoNormal">
<br /></div>
<div class="MsoNormal">
<span style="font-family: Trebuchet MS, sans-serif;">Anzi vediamo chiaramente la curva flettere e poiché temiamo
problemi di distorsione della vista, cerchiamo conforto tra le righe:<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: 0.0001pt;">
<i><span style="font-size: 12pt;"><span style="font-family: Trebuchet MS, sans-serif;">Tra la fine del 2012 e la fine del 2013 la ricchezza pro capite è
diminuita dell’1,5 per<o:p></o:p></span></span></i></div>
<div class="MsoNormal">
<i><span style="font-size: 12pt; line-height: 107%;"><span style="font-family: Trebuchet MS, sans-serif;">cento a prezzi correnti e dell’1,7 a prezzi
costanti […]<o:p></o:p></span></span></i></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: 0.0001pt;">
<span style="font-family: Trebuchet MS, sans-serif;"><i><span style="font-size: 12pt;">Secondo stime preliminari</span></i><i><span style="font-size: 7pt;">5</span></i><i><span style="font-size: 12pt;">, nel primo semestre del 2014
la ricchezza netta delle<o:p></o:p></span></i></span></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: 0.0001pt;">
<i><span style="font-size: 12pt;"><span style="font-family: Trebuchet MS, sans-serif;">famiglie sarebbe ulteriormente diminuita rispetto alla fine del 2013.
Il calo in termini<o:p></o:p></span></span></i></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: 0.0001pt;">
<i><span style="font-size: 12pt;"><span style="font-family: Trebuchet MS, sans-serif;">nominali (-1,2 per cento) è attribuibile a un’ulteriore flessione
delle attività reali (-1,2 per<o:p></o:p></span></span></i></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: 0.0001pt;">
<i><span style="font-size: 12pt;"><span style="font-family: Trebuchet MS, sans-serif;">cento), alla diminuzione delle attività finanziarie (-0,4 per cento)
e all’aumento delle<o:p></o:p></span></span></i></div>
<div class="MsoNormal">
<i><span style="font-family: Trebuchet MS, sans-serif;"><span style="font-size: 12pt; line-height: 107%;">passività</span><o:p></o:p></span></i></div>
<div class="MsoNormal">
<i><span style="font-size: 12pt; line-height: 107%;"><span style="font-family: Trebuchet MS, sans-serif;"><br /></span></span></i></div>
<div class="MsoNormal">
<span style="font-family: Trebuchet MS, sans-serif;">Niente da fare, non c’è traccia di aumento della ricchezza;
ci sarà aumento di risparmio. Andiamo a vedere.<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal">
<span style="font-family: Trebuchet MS, sans-serif;">Ricordo che <b>risparmio</b>
è, in economia, il reddito meno le spese per consumi.<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal">
<span style="font-family: Trebuchet MS, sans-serif;"><br /></span></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: 0.0001pt;">
<span style="font-family: Trebuchet MS, sans-serif;"><i><span style="font-size: 12pt;">Nel 2013 il risparmio, dopo otto anni di diminuzioni (</span></i><span style="font-size: 12pt;">quindi
il 2012 è andato<i> </i>ndr<i>), è tornato a<o:p></o:p></i></span></span></div>
<div class="MsoNormal">
<i><span style="font-size: 12pt; line-height: 107%;"><span style="font-family: Trebuchet MS, sans-serif;">crescere, risultando pari a 46 miliardi di euro
contro i 34 dell’anno precedente.</span><span style="font-family: Garamond, serif;"><o:p></o:p></span></span></i></div>
<div class="MsoNormal">
<i><span style="font-family: "Garamond",serif; font-size: 12.0pt; line-height: 107%; mso-bidi-font-family: Garamond;"><br /></span></i></div>
<div class="MsoNormal">
<span style="font-size: 12pt; line-height: 107%;"><span style="font-family: Trebuchet MS, sans-serif;">Dopo i dubbi sulla vista
cominciamo ad avere dubbi sull’algebra. Renzi ha parlato di 0,4 trilioni (cioè
migliaia di miliardi) in più. Banca d’Italia dice invece che sono 12 miliardi,
una differenza di “appena” 388 miliardi.<o:p></o:p></span></span></div>
<div class="MsoNormal">
<span style="font-size: 12pt; line-height: 107%;"><span style="font-family: Trebuchet MS, sans-serif;">A cosa si riferisce dunque l’inquilino
di Palazzo Chigi? A niente, a numeri detti a caso per impressionare chi si vuol
lasciar impressionare e per nascondere quello che finora è stato un fallimento
totale della politica economica del suo governo. Fallimento certificato senza
pietà dall’Istat.<o:p></o:p></span></span></div>
<div class="MsoNormal">
<span style="font-size: 12pt; line-height: 107%;"><span style="font-family: Trebuchet MS, sans-serif;">Quello di Renzi a Strasburgo è
stato un fuffa show. Dobbiamo aspettarci altri fuffa acts?<o:p></o:p></span></span></div>
<div class="MsoNormal">
<br /></div>
<div class="MsoNormal">
<span style="font-size: 12pt; line-height: 107%;"><span style="font-family: Trebuchet MS, sans-serif;">P.S. abbiamo sforato dello 0,7
il tetto del 3%; mancano 10-<b>12</b> miliardi da trovare entro primavera. Io
comincerei a preoccuparmi dei quattro spiccioli che ho in banca: i risparmi di
cui sopra.</span><span style="font-family: Garamond, serif;"><o:p></o:p></span></span></div>
<br />
<div class="MsoNormal">
<br /></div>
Anonymoushttp://www.blogger.com/profile/13953401609628294842noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-5039527688488996610.post-3754888895992557082015-01-12T18:00:00.000+01:002015-01-12T18:00:01.961+01:00Un pensiero sociale? (ottava parte)Siamo nati con il concetto di "bene comune" impiantato nel cervello.<br />
Fin da bambini abbiamo ben presente l'idea di società e l'idea di spartizione di ciò che deve essere condiviso. Se da un lato questo principio di vivere in gruppo è ben presente nella vita comunitaria di ogni individuo fin dall'infanzia con l'inserimento nella scuola materna, dall'altro il concetto di individuo come cellula singola indipendente e con precisi diritti naturali viene sempre adombrato, nascosto e presto dimenticato.<br />
<br />
Sono forte nel mio pensiero: non esiste bene comune.<br />
<a name='more'></a><br />
Esso non esiste infatti se non come riflesso del bene di ogni individuo. Ogni singola persona deve ricercare il proprio bene, con riferimento al contesto sociale, politico e culturale in cui si muove.<br />
Questo principio è talmente lontano nei nostri cervelli lobotomizzati che fino a mai leggerlo, nero su bianco, ci inorridisce e ci spinge a rigettare la cosa senza appello. E questo a mio avviso perché siamo stati abituati a ragionare in questa maniera; la cultura di cui siamo imbevuti ci obbliga a pensare in questo modo.<br />
Persino la nota frase "Il bene di 100 vale più del bene di 1" ci sembra logica e inattaccabile. Ma è davvero così?<br />
<br />
Il principio del bene comune porta a distorsioni terrificanti, giustificando qualsiasi azione volta alla repressione del pensiero, dell'azione individuale e dei diritti naturali di ogni individuo, a partire dalla sua esistenza, fino alla completa libertà di espressione di pensiero. Chi sono i cento che giustificano la repressione dell'uno? E perché cento e non due? Il principio è distorto fin nelle sue radici.<br />
<br />
Ma se veniamo alla nostra storia di italiani, ci rendiamo conto di come la nostra cultura ed educazione abbia represso ogni possibilità di espressione dell'individuo a scapito del "bene comune". E' stato un sistematico annichilimento della individualità che ci ha portato al baratro attuale? Può essere. Sicuramente in parte.<br />
<br />
In questi termini, risulta difficile non incontrare la critica di chi sostiene che l'egoismo sia un male da combattere. Questo perché si pensa sempre a "bene comune" come contrapposto a "egoismo": se non agisco per il bene comune allora sicuramente avrò un comportamento egoistico. Non esiste errore più semplice che cadere in questa trappola, perché a noi l'hanno insegnata all'asilo.<br />
"Bene dell'individuo" non significa comportamento egoistico. In ambito aziendale ad esempio, la collaborazione con i propri colleghi è un comportamento rivolto alla propria soddisfazione professionale, alla ricerca di una ricompensa, anche economica, che potrà arrivare nel momento in cui i risultati complessivi saranno positivi. Un tale atteggiamento non è egoistico perché può migliorare la condizione dei propri colleghi, oltre che primariamente la propria.<br />
<br />
Sulla base di questo principio, tutti gli individui dovrebbero realizzare il proprio bene in prospettiva di un "bene comune" inevitabilmente raggiunto proprio grazie a quello individuale.<br />
<br />
("Pensiero sociale" un po' fuori dalle righe. Forse poi continuerò come in precedenza...)Marco Del Cornohttp://www.blogger.com/profile/00863522198118005628noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-5039527688488996610.post-72550329262129498982015-01-04T10:56:00.001+01:002015-01-07T12:12:18.753+01:00Renzi tra le nuvoleRenzi Tra le nuvole<br /><br /><div>
La vicenda è un classico: il presidente del consiglio italiano con la sua allegra famigliola decide di passare le vacanze in una nota località montana e il viaggio, andata e ritorno, è messo sul conto del ministero, ovvero a carico dei cittadini.<br /><br />Intendiamoci, ne abbiamo viste di peggiori. Ai tempi del craxismo i voli intercontinentali di stato con mogli, fidanzate, amici, parenti fino al quarto grado al seguito di ministri e parlamentari erano la norma. Grillo fu bandito dalla Rai per averlo denunciato in uno sketch. In tempi più recenti abbiamo visto scorte spingere carrelli della spesa, misteriose dame bionde scendere le scalette di aerei in missione diplomatica, faccendieri (poi arrestati per gravissimi reati) mettersi in bella mostra alle spalle del sovrano di Arcore, anche lui allora primo ministro. Rispetto a questi esempi il peccato di Renzi e famiglia è parva materia anche perché, probabilmente, muoversi con la scorta e in massima sicurezza è preferibile al rischiare attentati mentre si è in coda al check in di un volo di linea.<br /><a name='more'></a>Quello che veramente non è accettabile è la costante e perdurante presa in giro di cittadini e contribuenti che incassano quotidianamente promesse demagogiche di normalità poi smentite alla prima occasione utile o alla prima settimana bianca.<br /><br />Nella retorica renziana, vera protagonista di questa legislatura, non poteva mancare (e infatti non è mancata) l'inno all'uomo pubblico che "non deve" rinunciare alla normalità, che non deve essere diverso da un comune e modesto cittadino.<br /><br />"Non voglio violare la legge o mettere in difficoltà uomini dello Stato che fanno il loro lavoro. Ma non voglio nemmeno dare al Paese l'impressione di un uomo che il giorno stesso in cui va al governo cambia status, immagine, stile. Non posso e non voglio passare dalla bicicletta all'auto blu. Io son di Rignano! Sono sempre stato in mezzo alla gente e continuerò a farlo".<br /><br />Così diceva Renzi al corriere della sera solo pochi mesi fa.<br /></div>
<div>
A meno che con il "giorno stesso" non intendesse letteralmente il giorno in cui s'è insediato a Palazzo Chigi, e a meno che nel suo ragionamento fossero contemplate le auto blu ma non i Falcon dell'aeronautica militare, c'è un oceano di distanza con il Renzi che dichiara, ovviamente tramite l'amato twitter (oramai organo di stampa ufficiale del governo, povera Ansa) "gli spostamenti aerei...non sono scelte ma frutto di protocolli di sicurezza".<br /><br />Ecco, non pretendo che il presidente del consiglio del mio Paese sia costretto come me a cercare il volo più economico e pagare tasse d'imbarco e 48 euro per prenotazione con carta di credito su un volo della Ryan Air; non pretendo nemmeno che rinunci alle vacanze in famiglia. Pretendo che non mi prenda in giro ogni volta che apre bocca o digita sul suo tablet!<br /><br />Pretenderei anche, ma questa è solo una pia speranza, che i cittadini che oggi si indignano si ricordino quando vanno a votare che le parole hanno un significato. Chi mente in modo seriale, chi li blandisce con promesse che non può o non vuole onorare, non dovrebbe essere votato. </div>
Anonymoushttp://www.blogger.com/profile/13953401609628294842noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-5039527688488996610.post-17887970251586916812014-12-31T11:21:00.000+01:002014-12-31T11:21:02.676+01:00Requiem per il 2014<div class="MsoNormal">
Non si può dire che sia stato un anno noioso, soprattutto
sul fronte politico. Il 2014 è cominciato il 14 febbraio con le dimissioni di
Enrico Letta, noioso ma rassicurante interprete di una politica più vicina al
grigiore degli anni ’70 che ai tumultuosi anni di inizio di questo secolo. A
fargli le scarpe uno scalpitante ragazzotto fiorentino e la sua corte di
bellezze con gli occhi blue che ha avuto il merito, impossibile negarlo, di
aver portato una ventata di freschezza, almeno nell’eloquenza.<o:p></o:p></div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEie2ZpjDh5orwmOhxmK95pFMBsodd5mUfitr3AHt_rMc8z_HjXYzwNkzwJsXzhQKRmmEPCR1pk5H2jbybFKCB6-JsaOlYrF0s6rtIOuDNZQQExRlgfzA83egNk7EEzyuMkhcnfLbiTIn74/s1600/2672942-renzi_amici_miei1.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEie2ZpjDh5orwmOhxmK95pFMBsodd5mUfitr3AHt_rMc8z_HjXYzwNkzwJsXzhQKRmmEPCR1pk5H2jbybFKCB6-JsaOlYrF0s6rtIOuDNZQQExRlgfzA83egNk7EEzyuMkhcnfLbiTIn74/s1600/2672942-renzi_amici_miei1.jpg" height="200" width="320" /></a></div>
<div class="MsoNormal">
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Le immagini raccontano meglio di qualunque parola come si è
arrivati al passaggio di testimone e l’incontenibile gioia con cui Letta nipote
consegnava il campanello al giovin Matteo dice tutto.<o:p></o:p></div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEh0kCmhmcRYTMvEV9_dlcPrZHQQEg4qBqQqfmKReJbUIFR6BtgHwaPoM9mXQBR2KBYkoqADvEsLaAgkk7lqHwCpjeckmBQahYKwTpR5gqGrkIPVG3ifKt2guHb3GaM82vLwTSEMH67-z9Q/s1600/letta_renzi_campanella_01.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEh0kCmhmcRYTMvEV9_dlcPrZHQQEg4qBqQqfmKReJbUIFR6BtgHwaPoM9mXQBR2KBYkoqADvEsLaAgkk7lqHwCpjeckmBQahYKwTpR5gqGrkIPVG3ifKt2guHb3GaM82vLwTSEMH67-z9Q/s1600/letta_renzi_campanella_01.jpg" height="200" width="320" /></a></div>
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Uno degli slogan di Renzi era “cambio verso”. In effetti il
verso è cambiato, perché è passato dai sussurri gravi in gessato grigio ai
cinguettii su twitter in camicia bianca e bomber.<o:p></o:p></div>
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A non cambiare verso è stata invece la salute dell’economia
italiana. Il 2013 si era chiuso con un rapporto debito/pil al 132,6% (al lordo
delle misure di sostegno e debiti della PA) e si chiude ben oltre il 134%. Il
tasso di occupazione era al 12,6 e sfonda oggi il 13% con, inoltre, un saldo
netto negativo di nuove imprese.<o:p></o:p></div>
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Non meglio le cose sono andate sul fronte delle riforme. Quella
elettorale, frutto del famigerato e sciagurato patto del Nazareno, è al palo;
non è in sé un male visti i termini antidemocratici e pro-partitici che presentava
la prima bozza dell’Italicum. Il risultato più significativo, l’unico, portato
a casa da Renzi è il Jobs Act. Gli effetti li vedremo l’anno prossimo e sarei
portato ad essere ottimista vista la feroce opposizione di Camusso, Landini e
Fassina ma la sensazione prima è che poco o nulla cambierà perché il lavoro non
si crea con un decreto attuativo o una legge bensì con la crescita economica.<o:p></o:p></div>
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Il pasticcio sull’applicabilità delle nuove norme ai
dipendenti pubblici è lo specchio di un’ambiguità (in alternativa “paraculismo”)
che ha accompagnato sin qui tutta l’attività del governo in carica.<o:p></o:p></div>
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Renzi porta a compimento anche la legge di stabilità più
farlocca che si sia mai vista. Un insieme confuso di promesse e slogan che non
reggono neanche alla lettura delle prime righe. Il colpo di grazia che è stato
dato al risparmio previdenziale, gli aumenti diffusi e malcelati delle imposte,
la strage perpetrata a danno del regime dei minimi, sono foschi presagi di un
2015 ancora molto difficile per contribuenti e risparmiatori. Se dopo 13 mesi
di recessione non ci sarà un’inversione di tendenza, magari aiutata da fattori
esogeni (mi vien da pensare a interventi europei e al calo vigoroso del costo
del petrolio), i nostri destini saranno segnati e il declino sarà una caduta
dolorosa in fondo al burrone.<o:p></o:p></div>
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E’ stato l’anno delle elezioni europee e della crescita dei
partiti antieuropei, rappresentati in Italia da quell’altro gigione che risponde
al nome di Salvini. Prima il no-euro tour con la peggiore delle balle possibili
sullo sfondo, le svalutazioni competitive, e poi la boutade (commentata <a href="http://noisefromamerika.org/articolo/flat-tax-ovvero-destra-che-ne-puo-ne-vuole-governare">qui</a>)
della flat tax. </div>
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Salvini, che fino a pochi mesi fa cantava “Napoli merda, Napoli
colera” e chiedeva di bloccare l’esodo verso nord di insegnanti precari meridionali
scopre un nuovo meridionalismo e lancia il movimento per il sud Noi con Salvini.
Probabilmente per un po’ gli andrà bene perché anche lui è dotato di buona
eloquenza e nel nome Matteo deve esserci scritto un destino. Meno comprensibile
è vedere come molti italiani abbiano la memoria di un pesce rosso e oggi
inneggino a quello che fino a l’altro ieri consideravano un fannullone.<o:p></o:p></div>
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Si è sgonfiato per contro il Movimento 5 Stelle, schiacciato dalla responsabilità di fare politica e non pura protesta. Era tutto previsto. Alla fine ne rimarrà uno, anzi tre: Grillo, Casaleggio senior e Casaleggio junior perché anche i guru tengono famiglia.</div>
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Insomma salutiamo il 2014 senza rimpianti e siamo fiduciosi:
il 2015 non sarà diverso.<o:p></o:p></div>
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Auguri.<o:p></o:p></div>
Anonymoushttp://www.blogger.com/profile/13953401609628294842noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-5039527688488996610.post-22005791204791701622014-12-28T18:15:00.000+01:002014-12-28T18:15:27.052+01:00Un pensiero sociale? (settima parte)<div>
Ho comprato casa poco prima di sposarmi. </div>
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Ovviamente essendo una prima casa, beneficiai della agevolazione sull'IVA. Feci tutto quello che era da fare, compresa la registrazione della mia residenza entro un anno dal rogito.</div>
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Dopo qualche tempo, mi venne recapitata una lettera dell'Ufficio IVA di Brescia che chiedeva di dimostrare che tutto fosse stato fatto in regola, presentando un certificato di residenza. Conoscete la Legge Bassanini sulla autocertificazione? Presi mezza giornata di permesso e andai in Comune per richiedere il documento. </div>
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"Conoscete la Legge bassanini?" - mi dice l'addetto all'anagrafe. Rispondo che la conoscevo, ma che essendo l'Ufficio IVA...</div>
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"Evidentemente loro non la conoscono." - continuò l'addetto - "Che andassero a farsi benedire! Questo è il modello per l'autocertificazione e se non gli va bene che mi chiamino pure! Loro possono chiederci informazioni in ogni momento...".</div>
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Notare che nella lettera dell'Ufficio IVA era esplicitamente richiesto di presentarsi in Comune e chiedere il certificato. Io esulto per il mitico impiegato del Comune di Gussago e penso tra me e me "Grande!". Poi rifletto un attimo e mi ritrovo a contemplare la patata bollente che mi trovo tra le mani: il modello di autocertificazione. Compilo lo stesso il foglio all'istante e corro all'Ufficio IVA.</div>
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All'entrata un anziano signore aiuta i malcapitati (tutti con espressione tra l'affranto e il terrorizzato) a trovare la giusta via verso le forche dell'agenzia. Io chiedo gentilmente dove recarmi per consegnare il documento. L'anziano scorre la lettera da me ricevuta per un buon 3 o 4 minuti, poi alza la testa, la scuote e quasi arrabbiato mi dice: "Ma lei dove ha preso sta lettera? Chi l'ha spedita?" </div>
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Primo stadio di arrabbiatura... <i>Chi l'ha spedita?!</i></div>
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Spiego la situazione, con gentilezza. Quasi sento di dover baciare le mani, anzi l'anello, del signore in questione, mentre i suoi occhi di fuoco mi scrutano. In breve mi iniziano a far girare per vari sportelli alla ricerca di <b>chi</b> aveva spedito la lettera. Tutto senza successo.</div>
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Ad un certo punto - evidentemente alterato pure io - sbotto: "Fatemi un timbro di ricevuta, mettete il mio certificato dove volete e tanti cari saluti!"</div>
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Così si chiuse la questione. L'Ufficio IVA ad oggi non si è più fatto sentire e abito dove abito da 14 anni.</div>
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Se il primo signore del Comune di Gussago fosse la regola negli uffici comunali? E se il secondo signore dell'Ufficio IVA fosse l'eccezione negli uffici statali?</div>
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L'italiano è vittima della burocrazia e suo inventore e alimentatore. <b>A noi la burocrazia fa impazzire, ma senza essa avremmo troppo tempo da perdere e poco da lamentarci.</b> Non è un problema solo italiano, sicuramente, tuttavia nel nostro paese il mega apparato burocratico alimenta un enorme sistema dietro cui stanno dipendenti pubblici e le loro famiglie. Il numero di questi lavoratori non è gigantesco come spesso si immagina, ma il sistema cui appartengono è mastodontico, costoso e inefficiente. La burocrazia si crogiola in mille leggi, norme, regolamenti, commi, emendamenti che si contraddicono, che si completano, che si complicano a vicenda. Si fanno i regolamenti per poi creare le eccezioni: se devi ottenere una riduzione per la tassa sui rifiuti, perché metti un composter in giardino, devi sputare sangue per arrivare al risultato. </div>
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Compilare moduli è il nostro sport preferito. Ce ne sono per tutti i gusti, colori, forme e usi. Spesso fotocopiati male, con manuali di compilazione degni di uno scienziato del Cern di Ginevra. E la burocrazia - intesa in senso ampio - in questi moduli, manuali, regolamenti, delibere, ci sguazza, si rinforza, si legittima: loro sanno, ti guardano e tu, se va male, te la fai sotto.</div>
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<b>Se il pubblico dipendente medio fosse come l'addetto del Comune di Gussago</b> (quell'addetto perché altri... beh! lasciamo stare), <b>sono convinto che l'Italia funzionerebbe molto meglio.</b> </div>
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E allora cosa dovremmo fare noi cittadini per agevolare la creazione di eccellenze nella pubblica amministrazione? Qualcuno di voi che sta leggendo è impiegato nel pubblico? Ci pensi ed inizi. Ci vorrà del tempo perché si crei un sistema meritocratico, un sistema al servizio del cittadino (e non viceversa), un metodo che isoli le mele marce (che esistono ovunque, non solo nel pubblico)... ci vorrà tempo...</div>
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... ma da qualche parte è necessario iniziare...</div>
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(continua, probabilmente ancora sul dipendente pubblico VS dipendente privato)</div>
Marco Del Cornohttp://www.blogger.com/profile/00863522198118005628noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-5039527688488996610.post-40989757646420869662014-12-27T07:00:00.000+01:002014-12-27T07:00:05.036+01:00Un pensiero sociale? (sesta parte)L'Italia è il paese delle sanzioni e delle tasse. E non si sa quanto le prime siano seconde e le seconde prime... <br /><br />Se ci pensate, appena nati e subito dopo aver ricevuto un nome in regalo, lo Stato (che ci farà da papà e mamma per sempre) ci assegna un codice che guarda caso si definisce "fiscale". Appena nati siamo già pronti a pagare le tasse (e le sanzioni). Fin dalle prime esperienze scolastiche ci imbattiamo in una quantità abnorme di regole, leggi, divieti, moduli da compilare... il tutto sempre legato a possibili "sanzioni applicabili".<br /><br />L'Italia è un paese strano. Credo che solo nel nostro paese su un cartello semplice e chiaro come "VIETATO FUMARE" debba essere riportato il supplizio a cui sarai sottoposto se violerai tale obbligo. E con dovizia di particolari (donne incinta e bambini compresi). Non solo. Bisogna anche indicare chi è responsabile di far rispettare tale divieto: sia mai che lo Stato non possa "sanzionare" anche lui se non sta attento a sufficienza. Le gabelle sono in ogni dove, nascoste nelle pieghe delle leggi, seguendo la logica di "reato e conseguente pena". <br />Siamo circondati da queste regole e conseguenti sanzioni: a scuola, al lavoro, negli uffici amministrativi statali, nelle comunicazioni del nostro comune di residenza, sul passaporto... E' evidente poi, che per ogni sanzione c'è una legge (o per meglio dire viceversa). Ma quanto poi una sanzione diventa in effetti tassa?<br /><a name='more'></a><br />Pensiamo alle sanzioni legate al codice della strada. Riceviamo una bella multa e vogliamo far ricorso? <br />Qualche anno fa andai a teatro a Brescia. E' un evento rarissimo per me perché non sono un gran frequentatore. Quella sera - intorno alle 19:00 - parcheggiai in una via quasi centrale, pagando il dovuto. Eravamo in quattro, tutti contenti della bella serata che ci aspettava. E che bella fu, tranne che tornati al parcheggio trovai una bella multa per intralcio alla pulizia delle strade: la via era piena di cartelli che indicavano l'orario di pulizia. Cartelli nati come funghi durante lo spettacolo teatrale. Trovai la cosa ingiusta e parlai subito con un vigile che stava là a contare il numero considerevole di auto multate nella via (erano tutti spettatori di ritorno dal Teatro Grande). Avrei dovuto fare ricorso? Probabilmente. Ma la lunghezza e i costi di tale mossa mi fecero desistere e pagai la multa (credo fossero 70 mila lire). Sanzione o tassa (di parcheggio)?<br /><br />Anche con le tasse funziona così. Se devi pagare ad una certa scadenza, sicuramente ci sono sanzioni ben indicate nelle richieste di pagamento. Possibilmente sanzioni legate al tempo, crescenti e abnormi. Ovviamente sia mai che valga il contrario. <i>Parentesi: lo so che ad ogni obbligo va correlato un regime sanzionatorio nel caso di inadempienza! Ma provate a vedere oltre questo semplice principio logico e pensate al modo, alla frequenza, al livello sanzionatorio e fino a mai al modo in cui tale "punizione" viene espressa nelle leggi...</i><br /><br />Le tasse sono una cosa incredibile. Vanno a braccetto con sanzioni, ma anche con altri adempimenti. Basti pensare al nostro autoveicolo: quanti obblighi abbiamo se vogliamo viaggiare comodi sulla nostra - spesso pagata cara - automobile? Almeno tre... così a memoria: bollo, assicurazione e revisione. Se hai culo, paghi tutto insieme. Altrimenti devi tenere il calendario delle scadenze. <i>Per inciso: la revisione la fanno solamente i "bravi"? Quante volte vedo auto o più spesso camioncini vomitare quintalate di fumo nero dal tubo di scappamento, mentre io pago la gabella ogni due anni? E per cosa la pago? Per combattere il buco nell'ozono o perché sottile incentivo donato alle case automobilistiche?</i><br /><br />E il calendario delle scadenze si allunga (tanto che Microsoft farà un add-in per Outlook "Tax scheduler" - scherzo eh!)<br /><br />E così l'italia è il paese delle sanzioni e delle tasse, delle leggi, delle pene e dei reati... per i poveri cristi come noi. Ci sono sanzioni se non fai fare la revisione alla caldaia (tre cambi di libretto, bollini regionali, QR code e tutto il resto annesso: quante volte è cambiata la legge?), se non revisioni l'auto, se non paghi l'assicurazione e se non paghi il bollo. Poi ci sono le tasse locali, comunali, regionali: devi pagare l'IMU, la TASI e la TARI (io le ho pagate tutte e tre, in due comode rate di cui parte in Ufficio Postale, perché non è prevista la possibilità di pagare con F24). E occhio! Occhio a sbagliare, perché se capita, sei morto.<br /><br />E così i casi sono due: o ti svegli la notte di soprassalto, sudato come uno straccio bagnato e gridi "Cazzo! Ho pagato la TASI?" (perché ci si dimentica a volte nel dormiveglia...), oppure te ne fotti e speri di non essere beccato. Il primo anno di matrimonio (sposato a giugno) non pagai il canone RAI. A ottobre mi chiamò uno strano signore da Locri (Calabria) per ricordarmi che dovevo pagare: "Eeeeehhh signor Del Corno... così non va per niente bene... bisogna pagare il canone RAI... lo sa vero che poi si corrono dei rischi... seri...". Giovane e inesperto chiesi addirittura scusa e pagai.<br /><br />L'Italia. Paese strano. Paese di tasse e sanzioni, leggi, reati e pene. Dove comunque c'è chi rimane impunito. Che sia per questo motivo che il nostro parlamento sia sempre impegnato a sfornare leggi?<br /><br /><b>Io continuo a non passare con il rosso. Ma non perché c'è una sanzione.</b> Perché è incivile, anti-sociale. Moralmente e civilmente pericoloso per me e per gli altri. Non percorro l'autostrada a 180 Km/h facendo i fari a chi va a 130. Perché è pericoloso. Non perché c'è una sanzione. (Parentesi ancora: magari non è pericoloso andare a 180, ma lo è se gli altri vanno a 130 che è limite previsto!).<br />Questo dovremmo capire. E allora forse le sanzioni non saranno più un assillo, riportato ovunque, incubo sottile perché magari non volevi violare la legge, ma - cazzo! - mi sono dimenticato e ora devo pagare la sanzione compilando il modulo viola da ritirare presso l'ufficio 1 del terzo piano, non senza aver ottenuto il lasciapassare B52 nell'ufficio 37 del dodicesimo piano ecc ecc (citazione colta).<br />E le tasse? AH! Quelle non so. Forse non potremo mai farne a meno. Ma potremo forse un giorno ritenerle giuste, commisurate alla nostra capacità contributiva e ripagate dai servizi offerti?<br /><br />(continua forse su altri argomenti. Lo so che avevo promesso qualcosa sui lavoratori statali. Non mi sono dimenticato)Marco Del Cornohttp://www.blogger.com/profile/00863522198118005628noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-5039527688488996610.post-28429661493153594592014-12-24T07:00:00.000+01:002014-12-24T07:00:07.791+01:00Un pensiero sociale? (quinta parte)Il lavoro rende liberi? Il lavoro nobilita l'uomo? Senza lavoro non c'è dignità?<br />
L'Italia è una repubblica fondata sul lavoro?<br />
<br />
Questa quinta parte de "Un pensiero sociale?" è la quintessenza del discorso. Forse. <br />
<br />
Come rispondereste alle domande iniziali? Io con tre "no". Lo dico subito. Ho imparato con il tempo che lavorare dovrebbe divertire (parte positiva) e che si lavora per vivere (parte negativa). Non si vive per lavorare!<br />
Il lavoro dovrebbe dare soddisfazioni sotto ogni punto di vista e dovrebbe porre obiettivi nobili nella nostra quotidianità, visto che comprende in termini di tempo una decisamente cospicua parte della nostra vita.<br />
<br />
Oggi il lavoro è tutto fuorché quanto vorremmo: non ci da soddisfazioni economiche e non ci diverte e soddisfa. Sono generalizzazioni anche in questo caso, ma credo che per chi ha la fortuna di avere un lavoro, la mia analisi non si discosti molto dalla realtà. Mediamente. Non che in passato fosse tutto rose e fiori, sia chiaro, ma se proviamo a chiedere ai nostri genitori e proviamo un minimo a tuffarci e capire profondamente il loro status sociale quand'erano giovani, ci accorgiamo che - ommioddio lo sto per dire! - si stava meglio quando si stava peggio. Ok, l'ho detto!<br />
<br />
<a name='more'></a><br /><br />
Ma cosa ha portato l'Italia in questo pessimo stato? Secondo l'ISTAT "a ottobre 2014 il tasso di disoccupazione è pari al 13,2%". Non male è?<br />
Il resto, gli occupati, come vive il proprio lavoro?<br />
<br />
<div>
Da questo punto di vista mi ritengo un estremista: la sindacalizzazione estrema è la ragione per cui ci troviamo in questa situazione. Fin dalle origini (trade unions in Inghilterra), il sindacato aveva una funzione sociale non indifferente. In Italia - e non voglio ripercorrere la storia dei sindacati dalle origine, attraverso il ventennio, fino ai giorni nostri - i sindacati hanno fatto più danni che altro. Nelle grandi aziende hanno fino a mai bloccato il naturale sviluppo delle stesse, nelle piccole aziende, quando presenti, hanno portato avanti interessi diversi da quelli dei lavoratori. Questo suonerà ad alcuni come un'accusa pesante, ma nella mia umile opinione ed esperienza, tale è stato il contributo dei sindacati al mondo del lavoro italiano. Se nella realtà delle PMI il tanto decantato Statuto dei Lavoratori (che ricordo oggi ha quasi 45 anni) poteva essere equiparato alla carta straccia, nelle grandi imprese era usato come ricatto costante. Gli scioperi, la protezione del lavoratore anche fuori da ogni logica, la burocrazia, i contratti collettivi e quant'altro negli anni sputato dai microfoni sui palchi delle grandi manifestazioni di sindacato, non hanno fatto altro che rallentare e bloccare il lavoro e i lavoratori italiani. <br />
Siamo persino arrivati all'assurdo che dire cose come quelle che ho appena scritto, probabilmente farà saltare sulla sedia alcuni di voi. Ma se dovessi chiedervi se siete iscritti ad un sindacato e, se lo siete, cosa ha mai fatto il sindacato per voi, cosa rispondereste? Quando il sindacato ha davvero protetto i vostri diritti di lavoratore? Quando i sindacati nazionali (i 4 grandi confederati - lasciando perdere i restanti lillipuziani) hanno realmente impresso una spinta all'aumento dell'occupazione in Italia? Quando hanno contribuito alla crescita del paese?<br />
<div style="background-color: white; color: #141823; font-family: 'Helvetica Neue', Helvetica, Arial, sans-serif; font-size: 14px; line-height: 20px;">
<br /></div>
A questo si aggiunge altro e di peggio. Secondo Wikispesa (<a href="http://l.facebook.com/l.php?u=http%3A%2F%2Fwikispesa.costodellostato.it%2FSindacati&h=TAQEdy2y0&s=1">http://wikispesa.costodellostato.it/Sindacati</a>):<br />
<blockquote style="background-color: white; border-left-color: rgb(221, 221, 221); border-left-style: solid; border-left-width: 5px; color: #141823; font-family: 'Helvetica Neue', Helvetica, Arial, sans-serif; font-size: 14px; line-height: 20px; margin: 0px; padding: 0px 15px;">
Le fonti di finanziamento del sindacato sono molteplici e poco trasparenti. Così come poco trasparenti sono i loro bilanci, dal momento che non esistono i "bilanci consolidati” delle confederazioni.<br />
Alcune di queste fonti possono essere considerate un vero e proprio finanziamento pubblico. Tra queste:<br />
Finanziamento ai patronati (nella maggioranza di derivazione sindacale): 260 milioni dall’INPS, cui si aggiungono milioni dall'INPDAP e 15 milioni dall'INAIL.<br />
Finanziamento ai CAF.</blockquote>
<div style="background-color: white; color: #141823; font-family: 'Helvetica Neue', Helvetica, Arial, sans-serif; font-size: 14px; line-height: 20px;">
<span style="background-color: transparent;">Nota: per chi non lo sapesse Wikispesa è un progetto di </span><a href="https://www.facebook.com/notes/marco-del-corno/un-pensiero-sociale-quinta-parte/341797139355482#" style="background-color: transparent;">Istituto Bruno Leoni. Dateci un'occhiata che merita...</a></div>
<br />
Dicevamo... Detto tutto questo, il sindacato ha senso di esistere come è attualmente concepito?<br />
<br />
Sarà che forse serva all'Italia una nuova generazione di sindacalisti? Sarà forse che sia necessaria una vera concertazione e dialogo tra datore di lavoro e lavoratore? <br />
Forse c'è bisogno anche qui di una <b>rivoluzione sociale</b> italiana a tutto tondo. </div>
<div>
<br />
La richiesta di protezione ad ogni costo del lavoratore (e la cronaca italiana degli ultimi anni ne è piena) è oramai una cosa d'altri tempi, da minatori dei primi del novecento. <br />
Davvero dovremmo ri-pensare il nostro approccio al lavoro. Come lavoratori (autonomi, dipendenti e statali) e come imprenditori. Lavorare per lo stipendio è sicuramente importante. Ma lo stipendio è diretta conseguenza dello stato economico e patrimoniale dell'azienda in cui si lavora. Se quest'ultima funziona, ha successo e produce ricchezza, tale ricchezza ricadrà direttamente o indirettamente sulla società e sui lavoratori. E' un principio base che nella nostra mentalità appare lontano, malgrado la sua semplicità. Il lavoratore è visualizzato solamente come sfruttato, vessato, fino a mai depravato e stuprato nella sua funzione di semplice "pigiatore di tasti su un macchinario infernale" (riguardarsi Metropolis del grande Fritz Lang se avete occasione). Ma oggi è davvero ancora così? Lo è per gli immigrati? Negli scantinati privi di illuminazione naturale gestiti dai cinesi? Lo è nei call-center dove i giovani vengono sfruttati da imprenditori schiavisti? O lo è anche nelle grandi, medie e piccole imprese italiane? <br />
<br />
E soprattutto, cosa fanno i sindacati italiani per migliorare tutto questo?<br />
<br />
(continua forse sui lavoratori statali - che ce n'è da scrivere!)</div>
Marco Del Cornohttp://www.blogger.com/profile/00863522198118005628noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-5039527688488996610.post-76987351529733699602014-12-23T09:00:00.000+01:002014-12-23T09:06:23.309+01:00Del perché una legge di stabilità cosìCi sono due possibili ragioni del perché la legge di stabilità 2015 sia venuta fuori come un guazzabuglio confuso di nuove tasse e di vessazioni fuori controllo.<br />
La prima ragione possibile è che è nata da un conflitto fra le esigenze elettorali (imminenti o future) di Renzi che continua nella sua infaticabile opera mediatica fintobuonista che l’Italia deve svoltare, le tasse devono diminuire, il lavoro si deve creare eccetera eccetera, e i vincoli di un bilancio ancora e ancor di più traballante e per questo sottoposto all'osservazione critica della commissione europea. <br />
Il risultato sperato potrebbe essere quello di mascherare all'elettorato l’inasprimento fiscale con bonus tipo 80 euro, ché tutte le norme che vanno nella direzione di un aggravio del carico tributario sono tecnicamente poco comprensibili alla maggioranza dei cittadini.<br />
<br />
Prendiamo ad esempio la riforma del regime dei minimi. Introdotto nel 2012 era uno dei pochi capitoli della intrigatissima materia fiscale che funzionava e rappresentava un valido aiuto per quei contribuenti (partite IVA innanzitutto) che non accedono ad altre agevolazioni. Con il nuovo “riordino” cade il castello delle agevolazioni e si crea un pesante incentivo all'evasione. Altri (Mario Seminerio <a href="http://phastidio.net/2014/12/19/renzi-ed-il-fisco-lincompetenza-che-uccide/">qui</a>) ne hanno descritto funzionamento e conseguenze per cui non mi dilungherò.<br />
<a name='more'></a>Oppure prendiamo l’applicazione delle tasse patrimoniali sui macchinari. Una norma, dettata da una circolare dell’agenzia delle entrate (assurta a ruolo di legislatore) che colpisce in maniera invereconda le attività produttive.<br />
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Prendiamo ancora l’inasprimento feroce della tassazione sul risparmio e sulle forme di previdenza complementare, terzo pilastro a cui sarebbero aggrappati milioni di contribuenti la cui pensione pubblica sarà poco più, o poco meno, pari al 50% del reddito medio. L’introduzione dei fondi pensione nel nostro ordinamento risale al 1993 (Dlgs 124) e non è un caso che la schizofrenia normativa e fiscale ne abbia sin qui frenato la diffusione. Adesso arriva il probabile colpo di grazia per un prodotto che ha già serie problemi a restare in equilibrio finanziario fra montante e rendita.<br />
La seconda ragione possibile è che tutta l’azione del governo in materia fiscale e tributaria sia ispirata da una ideologia social-comunista-fassiniana (nonostante Fassina ne abbia preso le distanze), per cui tassare è bello e giusto, la spesa pubblica si deve aumentare e non ridurre, la redistribuzione delle risorse, il moltiplicatore keynesiano e via bestemmiando.<br />
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Su questo impianto, comunque lo si voglia vedere recessivo, si innesta il riformismo a’ la carte di Renzi che predica ottimismo e razzola omicidi del sistema produttivo.<br />
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I dati di finanza pubblica contenuti nell'aggiornamento al Documento di Economia e Finanza probabilmente non lasciavano grandissima autonomia e, d’altra parte, lo stesso Padoan in quel documento ammetteva nell'incipit che tutte le previsioni sin lì elaborate erano pervase da un ingiustificato ottimismo.<br />
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Renzi ha provato a giocare a nascondino (le slide sono il nascondiglio) o se preferite al gioco delle 3 carte.<br />
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Se il premier avesse avuto davvero intenzione di svoltare, con questa legge di stabilità avrebbe dovuto attuare una vera spending review, seguire i dettami del rapporto Cottarelli e non gettare fumo negli occhi con un portale (<a href="http://soldipubblici.gov.it/it/home">http://soldipubblici.gov.it/it/home</a>) che non serve a nulla.<br />
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Il 2015 si preannuncia pessimo. Auguri.</div>
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