martedì 28 luglio 2015

Milano Unica

Sono stato ieri sera (27.07 per chi legge) all'Ambrosianeum ad ascoltare la presentazione della campagna per la poltrona a sindaco di Palazzo Marino di Corrado Passera.



Quando parlo di Italia Unica e del suo leader non posso evitare di partire da alcune premesse:


  1. CP mi è umanamente simpatico. L'ho conosciuto di persona e abbiamo avito modo di parlare di politica, dell'Italia, della sua esperienza al ministero dello sviluppo economico, di possibilità di nascita di una nuova offerta politica. E' sempre stato disponibile all'ascolto e al confronto, almeno fino a quando le critiche non sono diventate più pungenti.
  2. In Italia Unica militano tanti amici con cui si è condiviso, con alterne vicende, un progetto.
  3. Se l'offerta politica è rappresentata dalle televendite del Renzi Job Act Show, o dalle felpe si Salvini, o dai vaffa dalla Costa Smeralda di Grillo, l'uomo Passera appare un gigante come Gulliver fra i lillipuziani.
  4. Come manager ha fatto talvolta benissimo, talvolta bene, tal'altra così e così; comunque molto meglio di tanti altri di cui si ricordano le gesta più gli emolumenti inversamente proporzionali ai passivi in bilancio delle società che guidavano che per altro.
Fatto questo incipit avevo già avuto modo di commentare quello che mi appariva come un programma debole e all'insegna della continuità. Da allora, era febbraio, CP ha invertito la rotta, puntando alla poltrona di una città, sia pur una grande città, piuttosto che a quella di Palazzo Chigi. Credo che sia un passaggio significativo del ridimensionamento del suo progetto di governo e di nuovo punto di riferimento del centrodestra. Cosa abbia fatto cambiare prospettiva non lo so, anche se nell'articolo citato Boldrin ed io esprimevamo lo scetticismo sulla possibilità che un movimento nuovo così democristianamente ecumenico potesse far breccia fra gli elettori.

Tant'è, Passera riparte dal comune più importante d'Italia arrendendosi allo strapotere delle promesse renziane. Può darsi che in prospettiva non sia neanche una mossa sbagliata.

E' presto per rivelare i programmi e, come giustamente sottolineato dal responsabile economico Riccardo Puglisi, si darebbe soltanto agli altri il vantaggio di copiarli. Tuttavia qualcosa sulla visione di IU mi aspettavo; e invece non è arrivato nulla.

Nell'ora e mezza passata in un ambiente più umido della foresta amazzonica si è parlato di (nell'ordine):
  1. ascolto dei cittadini
  2. incontro nei bar con i cittadini
  3. apertura delle porte formate dai cittadini
  4. burocrazia amica dei cittadini
  5. redistribuzione dei servizi ai cittadini
  6. maggiore spazio al terzo settore (deve essere un mantra quello del terzo settore ma bisognerebbe spiegare ai cittadini di Quarto Oggiaro esasperati per il degrado e per lo spaccio cos'è).
Giustamente alla ennesima volta in cui la parola "cittadini" (nobilissima per carità) è stata pronunciata il solito Puglisi, che gli umori della folla un po' li sente dato che frequenta assiduamente gli studi di La7, si è alzato e ha detto "chiamiamoli "pagatori di tasse"!
A quel punto mi aspettavo a) l'ovazione degli 81 cittadini presenti b) l'urlo di approvazione del candidato sindaco pronto a lanciare il guanto di sfida a una delle amministrazioni comunali più voraci dell'orbe terracqueo; invece...niente. Il low profile, il parlare con tono pastorale e rilassato, il vogliamoci bene che tutto sommato non stiamo così male sembra essere un cliché che non deve, o non può, essere abbandonato.

Come per il programma per l'Italia anche quello per Milano sembra essere un mantenere lo status quo con qualche piccolo aggiustamento, qualche piccolo efficientamento, qualche miliarduccio da investire (l'altra volta i miliarducci erano 400) per rimettere in moto il territorio. Insomma niente rispetto a quello che penso serva - meno burocrazia, più libertà di impresa, più competitività, maggiore apertura ai mercati per un tessuto produttivo, quello milanese e quello lombardo, che avrebbe sicuramente la capacità di giovarsene, meno TASSE - e niente rispetto alle aspettative di una popolazione incazzata pronta a gettarsi fra le braccia del più rozzo e xenofobo degli urlatori da piazza.

Magari più avanti Passera cambierà toni; magari più avanti svelerà cosa vuole che diventi Milano sotto la sua guida; magari sarebbe anche un buon sindaco, ché le capacità non gli mancano e peggio di così è davvero difficile fare. 

Intanto da quello che ho sentito la voglia di votare non mi è venuta; poiché l'election day sarà di domenica è probabile che me ne vada al lago. Allo stesso modo è difficile che chi a votare ci vuole andare, quel 50% di elettori da tutti inseguiti e da nessuno raggiunti si faccia coinvolgere da uno che tutto sommato con la politica, quella con la p minuscola, ha sempre fatto affari.

Sarò lieto se i fatti mi smentiranno.

Nessun commento :

Posta un commento