Ogni tanto sui social network mi capita di dibattere con
sostenitori della MMT. Non dovei farlo, almeno così ritengono miei amici
economisti, perché è impossibile interloquire proficuamente con chi crede
fideisticamente ad una dottrina che non ha alcuna base logica e scientifica; al
massimo più che dialogare si può ragliare perché di asini si tratta. Ma, ahimè,
facebook è luogo deputato principalmente al cazzeggio e ogni tanto cazzeggiare
fa bene all'umore.
Sono due giorni che, complici le vicende russe, questi
equini sono tornati all'assalto con le loro assurde teorie e io mi sono
prestato volentieri alla polemica.
L’assunto di base dei cartalisti è che uno Stato che batte
moneta sovrana non può mai fallire, mentre la conseguenza è che deficit e debito
sono ricchezza perché, cito, “a debito corrisponde credito e se il soggetto A
(lo Stato) emette debito dal nulla, il soggetto B (il settore privato) riceve
ricchezza sempre dal nulla. Felicità!
Domandina semplice semplice: se basta così poco per creare felicità
com’è che Stati con elevato debito o elevato deficit delle partite correnti non
prosperano? L’Italia con il suo elevato debito sarebbe un magnifico laboratorio
per la ricetta della felicità e la Russia sarebbe l’esempio lampante che
emettendo moneta uno Stato può fregarsene di debito, problemi legati alla
valuta, saldi commerciali eccetera.
Dell’Italia parlerò dopo, quindi per ora mi concentrerò
sulla Russia del compagno Putin, investito da una serie di eventi che fanno
prefigurare un secondo default dopo quello del 1998.
La Russia stampa moneta; non è soggetta ai crudeli dettami
della Merkel e di Shauble e di Junker si fa un baffo. E’ un Paese
potenzialmente ricchissimo perché ricco di petrolio e di altre materie prime. E’
il primo esportatore al mondo di gas naturale (1,54 miliardi di metri cubi al
giorno). Tutto bene madama la marchesa. Tuttavia già nel 2013 aveva assistito deprezzare
il rublo del 9% contro il dollaro e del 13% contro l’euro. L’inflazione l’anno
scorso era al 6,5% mentre adesso viaggia speditamente verso quota 10%. L’ufficio
studi del MEF stimava un impatto sull'inflazione di un 10-15% per effetto della
svalutazione del rublo. La Banca Centrale di Mosca sta provando a contenere il
crollo della valuta locale ma, come dice la governatrice Elvira Nabiullina,
sconta anche l’impossibilità ad accedere ai mercati finanziari internazionali.
Certo ci sono le sanzioni, c’è il calo prepotente del prezzo
del petrolio per cause contingenti, ma l’insegnamento che si deve trarre da
questa vicenda è che la via autarchica (“me ne fotto dei mercati perché posso
stampare moneta e, per giunta, ho un surplus commerciale”) non funziona.
Bisognerebbe che gli gnomi (in statura economica) anti-euro
alla Salvini o alla Grillo e gli sparuti ma rumorosi adepti della Modern Money
Theory se ne facessero una ragione.
Poiché è certo e ammesso anche da fini pensatori come Bagnai
e Borghi (da ora B&B) che uscire dall'euro comporterebbe una svalutazione
della nuova lira, bisognerebbe comprendere quali sarebbero gli effetti sui
cittadini della perdita di potere d’acquisto per uno Stato che dipende quasi
integralmente dall'energia importata (che si paga in dollari) e che basa la
propria economia sul manifatturiero.
B&B poi dovrebbero avere l’onestà di commentare questi
fatti e di ammettere che i cittadini russi, giustamente, stanno correndo a
spendere i loro risparmi prima che l’iperinflazione in arrivo li porti a valori
prossimi allo zero. A Mosca e San Pietroburgo non si vedevano le code ai
supermercati dai tempi di Breznev solo che allora era per mancanza di generi di
prima necessità, oggi è perché se aspettano troppo potrebbero non avere in
tasca soldi sufficienti ad accaparrarsi un piatto di pasta. Sui siti di B&B
invece non c’è uno straccio di una riga.
Avevo cominciato il post da quelli della MMT e poi mi son
dimenticato di approfondire.
Fa niente, oggi non mi riesce bene ragliare.
1 commento :
Ma che stupidità va scrivendo? Se uno stato potesse fallire per default, che vuol dire insolvenza e non fallimento in inglese, gli USA dovrebbero essere falliti da tempo dal momento con il debito pubblico che hanno accumulato in decenni. Perché non falliscono, allora, dal momento che vivono largamente al di sopra delle loro possibilità e la loro produzione industriale è già nettamente inferiore a quella cinese? Per il semplice motivo che non c'è nessuna convenienza a farlo fallire! Il fallimento degli USA comporterebbe un caos nei mercati finanziare mondiali di tutto il mondo, Cina compresa che possiede il 20% dei titoli di stato statunitensi ( mentre i titoli di stato cinesi non sono acquistabili sul mercato internazionale).
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